domenica 8 gennaio 2017

GENNAIO 1969 - GENNAIO 2017: IL GUFO IN MINI TOUR A PRAGA RENDE OMAGGIO A JAN PALACH IN PIAZZA VENCESLAO

Il Gufo ha concluso il suo mini viaggio di quattro giorni a Praga visitando la capitale più bella e più elegante dell'Europa  e  probabilmente del mondo intero,   un viaggio programmato solo da pochissimi giorni per usufruire del  "ponte festivo dell'Epifania"  con ferie forzate  e  nel tentativo di alleviare un dolore al tendine del braccio destro che purtroppo è ancora infiammato  e  provoca qualche fatica nei tradizionali movimenti di scrittura,   e in questo viaggio ha reso omaggio  (in Piazza Venceslao,  nella mattina del 7 gennaio 2017 alle ore 10:00,   mattina dominata da un freddo polare con temperatura di sei gradi sotto lo zero)  per alcuni minuti pieni di significato e molto intensi a un eroe del Ventesimo Secolo,  uno studente deceduto a meno di 21 anni di età che si chiamava Jan Palach.  Una giornata invernale con un piccolo gesto ad accarezzare le due piccoli lapidi del monumento commemorativo di Jan Palach  e  del suo sfortunato emulatore Jan Zajic,   lapidi ormai molto semplici  e  poco frequentate,   in inverno peraltro prive ovviamente delle corone di fiori in quanto il rigidissimo clima delle temperature di gennaio di Praga non consente visite prolungate in questo mese dell'anno.

Erano gli anni delle dittature comuniste,  quelle vere e dure,  non quelle degli inesistenti  'colpi di Stato comunisti'  di cui sproloquiano Silvio B.  e  qualche rudere democristiano reduce dalla Prima Repubblica;   erano gli anni in cui i giovani delle nazioni dell'Est europeo erano privati dei piaceri  e  dei diritti di cui disponevano i loro coetanei occidentali.   Nel 1968 la Repubblica Ceca,   che in quel momento non esisteva ancora  (faceva parte,   insieme alla Slovacchia,   di quello stato  "costruito a tavolino" chiamato Cecoslovacchia,  Stato poi fortunatamente collassato nel 1993  grazie alla civilissima separazione consensuale tra le due attuali nazioni che hanno mantenuto rapporti talmente civili da fare parte entrambi dell'Unione Europea  e  quindi da accettare tra di loro il regime di libera circolazione delle persone senza controlli alle frontiere),   aveva trovato uno straordinario interprete della politica di nome Alexander Dubcek  (e dello scrittore Vaclav Havel,  futuro presidente della Repubblica Ceca dopo il crollo del comunismo e del Muro di Berlino),   il quale sfidando apertamente l'autorità dell'Unione Sovietica aveva introdotto una stagione eccezionale di riforme e di concessione di diritti liberali nella sua nazione,   di eliminazione di alcune censure,   di qualche forma di  "libero pensiero"  pur all'interno di un regime che continuava a essere a partito unico:   magari oggi ci possono sembrare  "riforme timide e all'acqua di rose",  ma in quel momento era l'eroismo tragico e illuminato di una piccola nazione dell'Est che osava sfidare una potenza militare nucleare come l'Unione Sovietica dotata dell'esercito più potente dell'Europa  e  del secondo esercito più potente del mondo.    Inaspettatamente e con enorme coraggio,   sfidando l'impopolarità nei confronti del potente Partito Comunista dell'Unione Sovietica,   il segretario del Partito Comunista Italiano Luigi Longo si schierò decisamente a favore di Alexander Dubcek e della  "Primavera di Praga"  e  nonostante le pressioni fortissime ai limiti delle vere e proprie intimidazioni fisiche e psicologiche a cui fu sottoposto in un periodo in cui si trovava in trasferta politica a Mosca,   quello che è  (erroneamente)  considerato un personaggio sbiadito come Longo dimostrò energia e coraggio politico non indifferenti continuando a sostenere,   peraltro aiutato dal giornale di partito  "L'Unità"  e  dal sostegno di alcuni dei principali cantanti  e  intellettuali comunisti italiani,   la linea di apertura nei confronti dell'esperimento portato avanti da Dubcek,   creando le premesse che dopo qualche anno avrebbero portato allo storico  "strappo"  del suo successore Enrico Berlinguer nei confronti del potentissimo partito comunista sovietico.  

La repressione militare purtroppo fu feroce,  i carri armati sovietici invasero la capitale della ex Cecoslovacchia  e  Alexander Dubcek fu  "mandato a casa"  in modo fortunatamente incruento  (non fu imprigionato  e  nemmeno ucciso)  e  sostituito con un successore rigido come Hùsak,  il quale ripristinò immediatamente il regime di censura.   Sfidando eroicamente i sovietici,  un gruppo di studenti tra i quali lo studente di filosofia dell'Università di Praga Jan Palach decisero l'atto estremo di  "immolarsi come torce umane"  nei primi mesi dell'anno 1969:   Jan Palach si diede fuoco davanti al Museo Nazionale di Piazza Venceslao il 16 gennaio 1969,   imitato un mese più tardi nel tragico gesto da Jan Zajic,   ed entrambi morirono da martiri della libertà dopo alcuni giorni di terribile agonia.    "Per la libertà quei due giovanissimi studenti non avevano esitato a sacrificare la loro stessa vita"  e  i funerali di Jan Palach del 25 gennaio 1969 dimostrarono che all'interno dell'ex blocco sovietico la ex Cecoslovacchia era la nazione più  "libera e insofferente"  di tutti,   la meno docile,   la meno disposta a subìre passivamente la dittatura e la censura:  oltre 600.000 partecipanti ai funerali furono la prima vera  "prova di forza"  che porterà esattamente 20 anni più tardi al crollo delle dittature comuniste in tutte le nazioni dell'Europa dell'Est,   e lo stesso Hùsak non riuscì a fare finta di nulla  e  la sua repressione fu illiberale ma non feroce come ci si sarebbe aspettato.   

Il gesto di eroismo di Jan Palach e di Jan Zajic  e  la clamorosa  "presa di distanza"  di Luigi Longo  e  di una parte consistente del Partito Comunista Italiano  (intesa non solamente come gli esponenti politici,   ma anche gli intellettuali di sinistra,   gli stessi giornalisti dell'Unità),   ci riportano a una realtà in cui quel profondo ideale di libertà del quale oggi godiamo pienamente,  noi italiani  e  i cittadini di Praga  (garantiti dalle costituzioni democratiche e liberali dell'Unione Europea),   erano repressi in modo anche feroce in alcune nazioni dell'Europa dell'Est,  a tal punto che alcune persone hanno lottato sacrificando la loro stessa vita,   altre persone  (come Alexander Dubcek  e  Vaclav Havel)  non hanno esitato a mettere seriamente a rischio la loro carriera politica  e  nel caso dello scrittore a essere incarcerati per diversi anni di dura privazione della libertà individuale  e  della propria passione di scrittore che fu crudelmente minacciata.    La storia tragica del comunismo europeo del secondo dopoguerra e delle nazioni europee è una storia che deve essere studiata a fondo e approfondita  "recandosi sul posto"  e  ascoltando il racconto delle guide turistiche  e  dei cittadini che meno di 30 anni fa erano ancora repressi sotto il peso delle dittature,   e si tratta di una storia assai complessa che non descrive  "una realtà appiattita"  ma anche esponenti politici come Luigi Longo in Italia  e  lo studente Jan Palach capaci di decisioni inaspettate,  di prese di posizione coraggiose  e  "contro corrente",   questo approfondimento della realtà deve tenere conto che la situazione del comunismo europeo era complessa e molto diversificata tra le singole nazioni  (ad esempio,  Polonia,  Ungheria,  Jugoslavia  e  Cecoslovacchia erano spesso agitate da fermenti liberali  e  da storiche rivoluzioni contro il regime sovietico  e  non furono mai  "nazioni comuniste"  vere e proprie,   mentre la famiglia Ceausescu in Romania e i tre satrapi Erich Honecker nella Germania Orientale,  Enver Hoxha in Albania e  Todor Zhivkov in Bulgaria avevano sottomesso i loro popoli con un  'pugno di ferro'  talmente rigido,  oppressivo  e  asfissiante da soffocare sul nascere qualsiasi minimo tentativo di ribellione,   anche perchè queste ultime tre nazioni dopo il crollo del comunismo erano quelle più povere e malmesse dell'intera Europa orientale),   e quindi i facili slogan  "anti comunisti"  emessi senza avere prima approfondito alcuni eventi storici straordinari si dimostrano per quello che sono,   inutili e penose banalizzazioni e futili strumentalizzazioni politiche di storie tragiche e complicate.    Tra due anni sarà esattamente il 50mo anniversario della morte di Jan Palach  e  il Gufo auspica caldamente che qui nel paesello sarà data la più ampia importanza dal punto di vista storico  e  culturale,   con momenti di informazione  e  di commemorazione della irripetibile stagione dei momenti di libertà della  "Primavera di Praga",   perchè se oggi l'intera Europa è un continente migliore e davvero libero,  lo dobbiamo anche agli atti di eroismo di quei giovani studenti che non hanno esitato a sacrificare la propria vita per scuotere le coscienze dei cittadini  e  per gettare anche in quelle nazioni che sembravano oscure e impenetrabili il seme luminoso della Vita e della Libertà

NOTA A MARGINE DEL POST  -  il cantautore di sinistra italiano Francesco Guccini ci ha regalato un capolavoro immenso nella sua canzone  "La primavera di Praga"  di cui il Gufo segnala un passo  "dimmi chi sono quegli uomini lenti,  con i pugni chiusi o con l'odio tra i denti....  dimmi chi sono quegli uomini stanchi di abbassar la testa e di tirare avanti...."   e  questa frase,   in una canzone in cui la musica è molto lenta  e  il tono cadenzato a scandire bene le parole,  il racconto e le frasi sono di altissima drammaticità  e  descrivono come meglio non si potrebbe l'evento della brutale repressione  e  del sacrificio di Jan Palach,   è fonte di immensa riflessione per il Gufo,  per qualsiasi scrittore.....  no,  nessuno scrittore deve più  'chinare la testa e tirare avanti',   ma deve continuare a scrivere in libertà a costo di essere impopolare anche per il suo stesso partito  e  di  "andare contro corrente"  nel suo stesso schieramento politico e ideale,   per commemorare tutti i giorni con quella magica arte che è il dono della scrittura l'eroe e martire della libertà e della  "Primavera di Praga"  Jan Palach 

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