lunedì 6 novembre 2017

SENECA LA SAPEVA LUNGA, MA NERONE FU PIU' FURBO DI LUI E GLI FECE BERE LA CICUTA

Quando Nerone va al potere nel 54 d.C.  è  poco più di un quieto ragazzino che non aveva nemmeno 18 anni,   è un amante delle Belle Arti  e  in particolare della musica  (il suo strumento preferito è la cetra che lui si diverte a suonare personalmente),   del canto,   della recitazione  e  del teatro.    Nerone non era a caccia di poltrone,   anzi per i primi anni del suo regno continua a dedicarsi alle Belle Arti  e  delega completamente gli affari di Stato alla madre autoritaria Agrippina,   la quale si avvale della collaborazione di Afranio Burro per gli affari politici  e  amministrativi  e  del grande filosofo Seneca per le questioni legali  e  per gli affari culturali.     Per alcuni anni fu quindi Seneca di fatto il vero  ''uomo forte''  di Roma,   come tutti quelli che la sanno lunga  e  che pensano di essere  ''il miglior fico del bigoncio''  si era messo in posizione ideale,   con le responsabilità formalmente derivanti dalla carica pubblica sulle spalle di un giovane ragazzino inesperto  e  il  ''potere vero e reale''  esercitato in manovre spregiudicate nelle segrete stanze dei Palazzi di potere dal furbo e abilissimo Seneca.    Il problema vero era che Nerone come tutti gli artisti un po'  estrosi  e  anche  ''matti''   detestava formalismi,  ipocrisie dei Palazzi  e  ''uomini buoni per tutte le stagioni''  e  all'improvviso si svegliò dopo quasi quattro anni di regno,    iniziò a uscire dai Palazzi marci e corrotti pieni di Sepolcri Imbiancati    a vivere in mezzo al popolo delle periferie organizzando magnifici spettacoli teatrali,  artistici  e  circensi,   parlando con i cittadini più umili dei loro problemi reali,   frequentando quei bordelli di periferia dove conobbe la spregiudicata futura moglie Poppea Sabina.   

Agrippina e il furbo Seneca decisero che quello che avevano manovrato  ''dietro le quinte''  come un loro burattino doveva essere liquidato ed eliminato,   perchè anche se a quei tempi non esistevano i giornali e le televisioni il populista Nerone dilagava dal palco degli spettacoli in lunghe orazioni populiste contro quei Palazzi marci e corrotti che tramavano contro di lui,   quello che pensavano fosse un burattino era in realtà più furbo di loro e aveva capito che se vuoi governare contro i Palazzi,    per sopravvivere devi avere un consenso popolare quasi plebiscitario  e  quindi conquistare quel consenso con una politica esclusivamente  ''a favore del popolo''.    Siccome era furbo e non fesso,   a un certo punto Nerone aveva capito che  ''il fedelissimo''  Seneca cospirava contro di lui insieme alla madre,   la quale voleva mettere sul trono il figliastro Britannico al posto di Nerone per poter riprendere insieme a Seneca la festa di  ''mettere un burattino sul trono''  che doveva essere il mero esecutore delle loro volontà,    e  governare dietro le quinte.     Quello che avevano pensato che fosse un burattino nelle loro mani,  ossia Nerone,   fu invece più scaltro e più rapido del furbo Seneca,   infatti inizialmente fece finta di non capire quello che stava accadendo,    ma manovrando in modo spregiudicato come il più furbo degli uomini di Palazzo riuscì a organizzare un  ''contro complotto''  e  a bruciare sul tempo i cospiratori,   facendo uno spaventoso macello.    Per prima cosa Nerone ordinò l'omicidio della propria stessa madre  (in realtà fu un crimine motivato da ragioni di auto difesa perchè se non fosse riuscito a sventare il complotto,   ovviamente la madre prima di mettere sul trono Britannico avrebbe ordinato lei stessa l'esilio oppure addirittura l'omicidio di Nerone,   ormai  ''fuori controllo''  in quanto dominato dalla spregiudicata Poppea Sabina  e  quindi considerato un pericolo)   e  poi fu la volta di Seneca.    Nerone gli impose il suicidio,   e  Seneca fece la sceneggiata di organizzare una festa assai sfarzosa alla quale invitò tutti i suoi amici dell'alta società,   fece scrivere l'epitaffio  ''rimase fedele per 41 anni alla propria moglie'',   tradì la moglie proprio in quella circostanza per dimostrare che il tradimento era quanto di più vicino alla corruzione dell'anima  e  alla stessa morte fisica,   e  alla fine fu costretto a obbedire all'ordine di Nerone  e  a chiudere la festa con il proprio suicidio,   che si compiva materialmente bevendo una coppa di vino piena di veleno.

Il Gufo dedica questo post alla marea di Seneca esistenti sulla terra nei secoli e nei millenni passati,   presenti  e  futuri,   a quelli che la sapevano lunga  e  che pensavano di continuare all'infinito la festa di  ''governare dietro le quinte''  lasciando che le responsabilità formali finissero in collo a uno stravagante Imperatore  e  poi,   al momento giusto,   a salire al potere loro stessi liquidando l'Imperatore con una congiura di Palazzo organizzata coinvolgendo i parenti stessi  e  gli amici più stretti dell'Imperatore da liquidare.    A volte il complotto riesce,  l'Imperatore viene eliminato  ma al posto di Seneca sale al potere un  ''terzo furbetto''  che era rimasto dietro le quinte e che è saltato fuori al momento giusto come Babbo Natale  e  liquida il cospiratore prima di salire a sorpresa al potere,  ma spesso accade anche,   cari aspiranti imitatori del Seneca furbetto di duemila anni fa,    che lo stravagante Imperatore che si pensava  ''un burattino nelle mani di Seneca''  si svegli all'improvviso  (magari perchè ha conosciuto una Poppea Sabina ancora più spregiudicata e furba di Seneca)   accorgendosi del complotto,   e  manovrando abilmente dietro le quinte riesca lui stesso a liquidare il furbo Seneca con la beffa di non farlo secco personalmente,    ma di costringerlo a rimanere in vita fino alla fine della festa e del banchetto  e  poi a fargli mandare giù quello stesso veleno letale con il quale Seneca aveva sognato di porre fine ai giorni gloriosi dell'Imperatore Nerone     


2 commenti:

  1. Risposte
    1. È una ipotesi di scuola quella di paragonare una vicenda dei secoli scorsi all'attualità... formulata giusto per far comprendere a coloro che pensano di essere "dei novelli Seneca" la fine che li attende nel momento in cui l'Imperatore scoprirà i loro piani

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