Esisteva una legge che funzionava (e pazienza se quella legge nella sua versione originaria era stata partorita da un governo di centro sinistra): quella sulle ristrutturazioni edilizie e sul recupero energetico, la cui ultima modificazione era stata introdotta nella precedente legislatura dall'ex Governo Letta. Il privato cittadino eseguiva gli interventi di ristrutturazione edilizia oppure di recupero energetico, pagava l'impresa con bonifico (specificando in banca oppure nel momento del pagamento mediante conto corrente "on line" se si trattava di ristrutturazione edilizia oppure di riqualificazione energetica), ci avevano aggiunto "un bonus mobili" fino a un massimo di spesa di 10.000,00 euro legata alla sostituzione di mobili nell'ambito di una ristrutturazione edilizia, e il privato cittadino sapeva esattamente quale era la sua detrazione: il 50% della spesa (ripartita in dieci anni) in caso di ristrutturazione edilizia oppure di "bonus mobili", il 65% in caso di riqualificazione energetica dell'immobile. Le imprese avevano un fatturato con incasso "certo" (il privato cittadino per avere diritto alla detrazione doveva eseguire il pagamento con bonifico bancario), il privato cittadino aveva il proprio sconto su lavori di importi rilevanti, lo Stato aveva quel guadagno "indiretto" che deriva dall'incremento dei fatturati delle singole imprese e da tutto l'indotto che discende da questo tipo di lavori. In realtà in questo semplice rapporto tra impresa e privato cittadino lo Stato si era già intrufolato per passare alla cassa in anticipo rispetto al momento della dichiarazione dei redditi (con le ritenute di acconto su questo tipo di bonifici operate dalla banca al momento del pagamento delle fatture e poi detratte dalle tasse nell'anno successivo al momento della compilazione della dichiarazione dei redditi), esisteva l'obbligo sui lavori di riqualificazione energetica di presentare una dichiarazione telematica all'E.N.E.A. (ma il fornitore spesso assolveva a questo tipo di adempimento, proprio per non lasciarsi sfuggire il lavoro e il cliente) ma non era nulla di devastante e di terrificante se paragonato alle altre ben peggiori trombonate della burocrazia fiscale all'italiana.
Ahimè gli adempimenti "semplici" non piacciono ai nostri burocrati e a qualche politicante dalla fantasia (purtroppo) fervida e fertile, che si sono inventati una folle idea. Niente più "sconto fiscale" in dichiarazione dei redditi ma una "menata" incredibile in cui l'impresa che esegue i lavori fattura 1.000,00 euro + I.V.A., il privato cittadino paga la metà dell'importo (oppure il 35% dell'importo del lavoro se si tratta di "riqualificazione energetica"), l'altra metà rimane "in collo" all'impresa che deve provvedere a recuperarla mediante un credito fiscale da utilizzare in compensazione entro i cinque anni successivi, dopo un ennesimo adempimento burocratico come la comunicazione telematica all'Agenzia delle Entrate del credito di imposta, il tutto legato a un decreto attuativo emanato in data 31 luglio da parte della medesima Agenzia delle Entrate che andrà a costituire l'ennesimo codice di tributo che va aggiungersi a un elenco interminabile; peraltro si prevedeva l'ipotesi che l'impresa poteva cedere parte del credito di imposta al fornitore del bene oggetto del lavoro di riqualificazione energetica (ad esempio al fornitore del condizionatore) con un ennesimo passaggio burocratico e con la specificazione paradossale che è vietato cedere il credito di imposta agli intermediari finanziari, che significa "mettere nero su bianco" che paradossalmente le banche non si prendono "in collo" questo tipo di crediti peraltro certi e non fittizi perchè non si fidano dei tempi di rimborso dell'Agenzia delle Entrate. Interverranno dopo l'estate le solite "circolari interpretative" che più che "interpretare" in diversi casi vanno a modificare se non addirittura a stravolgere ciò che è appena stato approvato e sarà nuovamente il caos e il marasma fiscale, in cui emerge solamente il fatto che qualcuno ha avuto la brillante idea di utilizzare come al solito l'impresa come "un bancomat" che deve emettere la fattura per l'intero importo, incassare la metà dello stesso (ma calcolare le tasse sull'intero importo !!!), dotarsi di un patentino per il montaggio dei condizionatori, fare una comunicazione telematica all'Agenzia delle Entrate e recuperare il credito di imposta in cinque anni, secondo la perversa e paradossale soluzione di imprese di medio / piccole dimensioni chiamate a "fare da banca" allo Stato, ossia a sacrificare la propria già esigua e scarsa liquidità per fare ciò che doveva fare lo Stato (concedere lo sconto al privato cittadino che ha commissionato i lavori). Avevamo una legge semplice e funzionante e qualcuno ha pensato di trasformarla nell'ennesimo pastrocchio che dovrà peraltro essere modificato prima che possa produrre altra confusione oltre a quella già esistente: ma almeno questo ennesimo assurdo papiro fiscale ha avuto il pregio di dimostrare che i nostri politici (non solo i famigerati "comunisti" del Partito Democratico ma anche "i gialli" del M5S e "i verdi" della Lega) nei loro "vertici" nazionali rappresentati nei Ministeri e in Parlamento hanno una mentalità ostile alle imprese e alle partite I.V.A., e si comportano in perfetta continuità con quei loro predecessori che ebbero la sciagurata e famigerata idea di introdurre il casino della "fattura elettronica"
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