domenica 22 maggio 2016

IL GUFO RICORDA MARCO PANNELLA IN QUELLA SUA LETTERA IN CUI SI SENTE UNITO A PAPA FRANCESCO (CHE SI TROVAVA NELL'ISOLA GRECA DI LESBO) DA UN LIBRO ANTICHISSIMO: IL VANGELO

Il Gufo adempie alla richiesta di Massimiliano Chiari che gli chiede di commemorare con un post Marco Pannella e il Gufo lo fa in ritardo,  per non essere confuso con  "il coro degli angeli"  (e dei diavoli)  che ha incensato il feretro di Marco per due intere giornate.   Il Gufo vuole ricordare l'ultimo atto politico e sociale di immenso valore della vita di Marco,  scritto il 22 aprile 2016 quando ormai  "condannato a morte"  da una malattia incurabile,  ma ancora nel pieno possesso delle sue facoltà mentali e con una lettera che dimostra grande lucidità di idee e piena libertà di pensiero anche in un momento di gravi difficoltà fisiche e psicologiche,   il laico Marco Pannella scrive al Pontefice cattolico Jorge Bergoglio,   scrive una lettera  "dalla stanza all'ultimo piano dell'ospedale,  la più vicina al cielo"  e  dichiara di sentirsi straordinariamente vicino al Papa che si trova nell'isola greca di Lesbo e che stringe le carni martoriate di quelle donne e bambini in fuga dalla guerra,  dalla disperazione,  dalla miseria economica,  vittime di una Unione Europea burocratica che non li vuole accogliere.   Colpisce,  nella straordinaria e lucidissima testimonianza di vita di Marco Pannella,  quel passaggio in cui il politico laico si sente unito idealmente al Pontefice cattolico,   unito da un Sacro Libro  "antichissimo"  che ha diversi secoli di storia e che è il Vangelo:   e il Gufo ha scoperto quel  "potere straordinario"  che hanno le azioni di Papa Francesco e le parole antiche del Vangelo,   visto che il politico laico per eccellenza che è Marco Pannella,   nella lettera più importante della sua esistenza terrena  (quella che ha scritto da una stanza di ospedale nei giorni in cui si avvicinava il momento della morte),   ha sentito l'esigenza di scrivere che lui ama questo Vangelo quando le persone come Papa Francesco,  invece di starsene comodamente rinchiuse nei propri sfarzosi Palazzi Vaticani,  si recano personalmente in un campo profughi a portare solidarietà cristiana a persone sfortunate in fuga dalla guerra e dalla miseria

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