domenica 8 maggio 2016

L'OPINIONE DEL GUFO SULLE VICENDE GIUDIZIARIE: NON SE NE PUO' PIU' DELLE SFIDE POLITICHE "A COLPI DI INCHIESTE GIUDIZIARIE" RINFACCIATE AGLI AVVERSARI

Hanno iniziato per primi i demagoghi della destra  (compreso,  sembra incredibile ma la verità storica è questa,  la  "Grande Mummia Silvio B."):  in piena indagine  "Mani Pulite"  negli anni 1992 e 1993,  i giornali di destra   -  "Il Giornale"  e  "L'Indipendente"  di Vittorio Feltri  -   erano scatenati forcaioli,  con articoli di fuoco e processi sulla pubblica piazza contro i politici  "ladri"  dei partiti storici della Prima Repubblica  (Partito Socialista,  Partito Comunista e Democrazia Cristiana),  le televisioni di Silvio B.  sembravano  "la Gazzetta della Procura di Milano"  con le incredibili dirette servili e lascive del TG4  fuori dalla Procura di Milano,   la folla che inneggiava al Super Eroe Antonio Di Pietro con grottesche magliette che ritraevano il Super Eroe,  e i militanti missini romani scatenati nel  "lancio delle monetine"  contro il  "ladrone"  Bettino Craxi nel 1993.   Quando il giovane e quieto tranquillo Gufo studente universitario  (nelle discussioni di politica degli anni 1992 e 1993 tra studenti universitari)  suggeriva ai suoi colleghi di destra di  "non calcare la mano" con la demagogia giustizialista e forcaiola della serie  "i politici sono tutti ladri" e di non lasciarsi andare a facili processi di piazza,   perchè i processi di piazza e le crocifissioni pubbliche avvenivano ai tempi di Berjia in Unione Sovietica e non devono avvenire in una democrazia occidentale europea che per natura e per tradizione dovrebbe essere garantista,  il giovane Gufo era cazziato all'istante e la discussione finiva in cinque minuti.    La destra ha raccolto i suoi frutti politici di questo  "cavalcare la piazza e la folla"  vincendo a sorpresa le elezioni politiche del 1994.

Quando le indagini giudiziarie e gli scandali hanno iniziato a travolgere Silvio B.,  Forza Italia,  la Lega Nord e il Popolo della Libertà,   i ruoli si sono invertiti:  la destra è partita all'assalto dei magistrati,  "toghe rosse"  per definizione,  e quotidiani e settimanali di informazione come  "Repubblica",  "Il Fatto Quotidiano"  e  "L'Espresso"   hanno superato in demagogia giustizialista,  in servilismo e in cronache lascive gli ex quotidiani  "forcaioli"  di destra degli anni 1992 e 1993:   questa volta è stata la sinistra politica,  tradendo vigliaccamente una lunga,  civilissima e meritevole tradizione di garantismo e di attenzione ai diritti degli imputati e degli accusati,  a piegarsi spesso a 360 gradi di fronte al  "Verbo della Procura"  sperando che le indagini giudiziarie e gli scandali potessero travolgere definitivamente Silvio B.,   rovesciando a tavolino i risultati elettorali delle elezioni politiche,  regionali e comunali che hanno visto diverse volte la vittoria della destra italiana.    Chi criticava questo inchinarsi a 360 gradi al  "Verbo della Procura"  era additato come  "complice dei ladri"  dai demagoghi di turno come il Marco Travaglio furioso che sul giustizialismo ci ha costruito una carriera da giornalista di successo  (anche se Travaglio,  pur fazioso e furioso,  era documentato in quanto uno dei pochi che si leggeva da cima a fondo sentenze,  faldoni pieni di inchieste e di intercettazioni,  verbali delle Procure e dichiarazioni pubbliche dei politici)   e vani erano gli avvertimenti dei più cauti e responsabili esponenti politici della sinistra garantista che ammonivano i loro furiosi e scatenati colleghi  "stiamo attenti a non cavalcare l'onda altrimenti prima o poi ne saremo travolti".     Infatti  Silvio B.  ha resistito per anni agli assalti e agli scandali giudiziari per il semplice fatto che lui delle inchieste se ne frega altamente  ("tanti nemici tanto onore"  era il suo motto,  ed era per lui un vanto quello di presentarsi,  spesso avendo ragione,  come  "perseguitato"  dalla giustizia politicizzata)   e perchè come quasi tutti i potenti e ricchissimi imprenditori italiani ha fatto carriera con sistemi spregiudicati e privi di scrupoli morali.  

Adesso è arrivato i turno del M5S  a  reclamare  (per sè stessi)  di essere  "il partito degli onesti"  e a sostenere senza esitazioni  "il Verbo della Procura",   mentre gli ex forcaioli di sinistra  (che hanno iniziato,  guarda caso da quando il Renzi regnante ha ridotto alcuni assurdi privilegi di Casta della Magistratura riducendo ad esempio il loro regime di ferie che era molto più favorevole dei semplici impiegati come il Gufo,  ad andare all'assalto degli esponenti del Partito Democratico travolgendoli con una marea di inchieste spesso improvvisate,  "tirate per i capelli"  e  demagogiche)  e  gli ex  "scribacchini"  di  "Repubblica"  hanno iniziato a fare come la Grande Mummia Silvio B.,   ossia ad attaccare la giustizia politicizzata:   il premier,  nel suo modo di fare  "spaccone",   ha sfottuto apertamente una Procura  (quella di Potenza)  dicendo che apre sempre fascicoli e inchieste ma non produce mai sentenze definitive.   I vertici della Magistratura  (tra i quali un magistrato di solito prudente nelle esternazioni come Piercamillo Davigo)  si sono lasciati trascinare nella rissa verbale inconcludente a colpi di dichiarazioni demagogiche e adesso  "la grande sfida"  è quella tra Renzi e i vertici del Partito Democratico contro la magistratura  "politicizzata",  difesa con assurdo e servile  "piegamento a 360 gradi"  dai nuovi forcaioli del M5S.

Purtroppo è toccato a un paio di esponenti del M5S finire sotto inchiesta  (tra i quali il sindaco di Livorno)  ed ecco il nuovo  "colpo di scena"  con ribaltamento spregiudicato dei ruoli:  il Partito Democratico va all'assalto,  appoggia a 360 gradi il  "Verbo della Procura di Livorno"  e chiede a gran voce le dimissioni del sindaco indagato,  mentre Beppe Grillo prende le difese del sindaco del M5S di Livorno invitandolo a resistere e a non rassegnare le dimissioni.   Il Gufo è pronto a scommettere che con abili e spregiudicati  "equilibrismi verbali"  anche gli esponenti del M5S indagati rimarranno inchiavardati alla poltrona fino a quando è possibile  (ossia fino a quando lo scandalo giudiziario non finirà sui giornali i quali in barba al  "segreto istruttorio"  che dovrebbe essere garantito per legge da anni pubblicano milioni di pagine di intercettazioni e atti giudiziari  "segreti"  in cui scrivono da cima a fondo qualsiasi frase e pettegolezzo,  anche quelli irrilevanti ai fini dell'indagine giudiziaria,   trasformando un'inchiesta in un'occasione di dare scandalo e spettacolo sulla pubblica piazza mediatica dei giornali,  delle televisioni e dei social network)   salvo poi dimettersi quando non sarà più possibile evitare le dimissioni,  non prima di aver sparato anche loro la solita accusa contro la  "giustizia politicizzata"  e contro il protagonismo di qualche giudice.

CHI DI GIUSTIZIALISMO FERISCE PRIMA O POI DI GIUSTIZIALISMO PERISCE  ma il Gufo si permette di esprimere la propria opinione:  è davvero tristissimo che nella nazione  "Patria del Diritto"  che è l'Italia si fa da anni  "carta straccia"  del garantismo e dei diritti degli imputati e degli accusati,  si specula in modo indecente sulle vicende giudiziarie e si fa lotta politica non entrando nel merito delle questioni politiche e sociali,  non discutendo a fondo dei singoli provvedimenti politici,  non nelle istituzioni e nelle forme tradizionali di informazione dei partiti,  ma rinfacciandosi ignobilmente destra contro sinistra  (e viceversa)  gli scandali giudiziari,  facendo i garantisti di comodo quando è indagato un proprio compagno di partito e diventando improvvisamente  "forcaioli"  quando è indagato l'avversario politico.   Il Gufo,  come i lettori più fedeli e assidui hanno potuto constatare,  parla molto raramente  (e solo quando è inevitabile)  di scandali giudiziari in quanto ritiene che le questioni giudiziarie si devono risolvere,  possibilmente con prudenza e grande riservatezza negli atti giudiziari ed evitando  "processi spettacolo sulla pubblica piazza",   nelle aule di Tribunale e nei luoghi in cui si amministra la Giustizia.   La discussione politica deve evitare di trascinare i giudici nella rissa politica altrimenti si mischiano questioni che devono rimanere distinte e separate e si crea inefficienza in una giustizia che è già troppo burocratica e spesso troppo lunga e macchinosa nella celebrazione dei processi e delle cause legali,   e quindi il Gufo proseguirà con questa tradizione evitando,  nell'informazione sulle vicende politiche del paesello,  di tirare in ballo eventuali ricorsi giudiziari  (soprattutto quelli inutili,  inconcludenti e demagogici)   che per fortuna in questa legislatura comunale maggioranza e opposizione hanno avuto il buon senso di non praticare,  limitandosi in modo meritorio alla semplice discussione politica senza dare vita a quelle denunce che troppo spesso si rivelano tecnicamente infondate e finiscono in polverosi faldoni oppure nel cestino della carta straccia    

  




Nessun commento:

Posta un commento