giovedì 11 agosto 2016

IL GUFO "IN NOSTALGIA STORICA" DESCRIVE LE FIGURE DI DUE STRAORDINARI IMPERATORI ROMANI: NERONE E VESPASIANO

Il giovane Gufo,  nei suoi primi 30 anni di vita,  era un appassionato di libri storici,  con quattro filoni tradizionali di lettura:  la biografia dei grandi dittatori del secolo scorso (il Gufo si è e storiche di Hitler,  Mussolini,  Stalin,  Pol Pot  e  della dittatura militare birmana),   la storia di Roma  (il Gufo è interessato soprattutto alle vicende delle guerre puniche tra Roma e Cartagine,   alla figura straordinaria dei due meravigliosi Imperatori Nerone e Vespasiano,   alle vicende del  "Primo Triumvirato"  di Giulio Cesare,  Crasso  e  Pompeo),   la storia del Ventennio fascista con particolare riferimento agli ultimi giorni di vita di Mussolini,   e infine la storia di due grandi tragedie  (la tragedia del Monte Everest del maggio 1996  e  la storia dell'ammutinamento del mitico equipaggio del  "Bounty",   guidato dall'ufficiale Fletcher Christian,  contro il capitano di vascello inglese William Bligh).    Il Gufo aveva trovato,  negli anni della politica e dell'ex Popolo della Libertà,  uno straordinario compagno di discussioni nell'attuale sindaco Benini,  che a sua volta condivideva con il Gufo la passione storica per il periodo del Ventennio fascista e per la storia di Roma antica,  soprattutto quella imperiale.    Il metodo attuale amministrativo di Benini riproduce molte delle teorie economiche e sociali  dell'Imperatore Nerone  (che magari era eccessivamente  "popolista",   ma che fu sicuramente amato da larga parte del popolo più umile delle periferie romane)  e qui il Gufo,  a costo di essere impopolare e di scandalizzare i lettori del blog,  cala l'asso  (storico):  Nerone fu un Imperatore molto controverso,  sicuramente  "demonizzato"  dagli storici della sua epoca,   ma nella realtà fu un Imperatore molto migliore di quello che i famigerati libri di storia  "comunisti"  hanno tramandato sul suo conto!!!   I primi cinque anni di regno di Nerone  (che salì al trono in giovanissima età,  a soli 16 anni)  furono illuminati per l'Impero:  Nerone si occupava di musica e di arte,  e lasciava la direzione degli affari di Stato allo straordinario uomo di cultura che era  il filosofo Lucio Anneo Seneca.    Gli anni successivi  -  compreso l'omicidio del fratellastro Britannico,  pretendente al trono  -  più che dalla cattiveria di Nerone la politica fu dominata dalla gelosia e dal contrasto tra due donne spregiudicate di potere:  la madre Agrippina e la moglie Poppea Sabina,  che approfittavano del carattere  (debole e manipolabile)  dell'Imperatore per le loro spregiudicate lotte per il dominio su Roma.

Quando entrambe le donne morirono,  Nerone fu caratterialmente  "senza più freni",   ma fu uno straordinario uomo di spettacolo:  offriva spettacoli memorabili al Circo Massimo  ("panem et circenses",  distribuzione di generi alimentari al popolo e grandi spettacoli furono il motto di uno straordinario Imperatore osannato dal popolo e detestato dai salottieri e dai palazzinari romani dell'epoca),   era lui stesso cocchiere,  artista,  poeta,  suonatore di cetra e musicista;   quando l'incendio devastò Roma nel 64 d.C.  la fece ricostruire più bella di prima,  con nuove lungimiranti regole urbanistiche ed edilizie che frenarono la speculazione dell'epoca e dettarono normative più rigide in materia di sicurezza anti-incendio.    Nerone,  esattamente come l'attuale Imperatore di Castelli Calepio,  aveva un concetto di base  "rivoluzionario":  i debiti non esistono e si chiamano  "investimenti",   in opere sociali,  nell'organizzazione di eventi di spettacolo per le classi popolari,   nelle opere pubbliche.   L'economia è una ruota che gira e i debiti  (che portarono quasi al collasso le finanze pubbliche di Roma)   in realtà non sono altro che il mezzo per far progredire la città,   poi le generazioni future pagheranno questi debiti e faranno nuovi investimenti e nuovi debiti,  perchè il futuro lo decidiamo OGGI con la volontà di fare e di progettare anche le opere più impensabili e più coraggiose.    Dopo la morte di Nerone,  i numerosi visitatori che ornavano la sua tomba con ricche corone di fiori  (anche per diversi anni dopo la morte)   furono la dimostrazione  "popolare"  di una figura complessa e straordinaria che non può essere liquidata come  "un pazzo sanguinario"  ma che fu sicuramente un dittatore,   ma forse un dittatore amato veramente dal suo popolo.   Gli ultimi anni di Nerone,  quelli dei grandi delitti,   non possono essere attribuiti alla sua colpa:  l'Imperatore purtroppo secondo diversi storici e cronisti era  "in rapido declino fisico e mentale"  e  ne approfittò lo spregiudicato e crudele comandante delle guardie pretoriane Tigellino  (che purtroppo aveva raggirato l'Imperatore,  il quale si accorse troppo tardi che Tigellino lo tradiva,  al punto che quando se ne sbarazzò la sua immagine presso l'opinione pubblica era stata ormai irrimediabilmente deturpata e compromessa dai crimini organizzati a sua insaputa da Tigellino),  che spesso stravolgeva gli ordini dell'Imperatore cambiandoli a proprio uso e consumo a seconda delle proprie convenienze personali e della propria avidità di denaro e sete di potere.   

La storia romana è assolutamente meravigliosa perchè quel popolo che ha amato visceralmente Nerone per 15 anni  (dal 54 d.C.  al  69 d.C.)  è  riuscito ad amare,  pochi anni dopo,  anche un Imperatore che era l'esatto opposto di Nerone:  il rigidissimo Imperatore Vespasiano.   Fu un Imperatore molto severo,  un vero e proprio  "Mario Monti della Roma antica":  con il bilancio pubblico al collasso  (dopo la caduta di Nerone si erano succeduti tre Imperatori in quattro mesi,  Galba,  Ottone e Vitellio,  e l'ultimo dei tre aveva sperperato in pochi mesi immense risorse finanziarie del bilancio statale in pranzi lussuosi,  in sperperi assurdi da satrapo medio orientale e in scelleratezze di ogni genere)  Vespasiano fu costretto a una durissima politica di austerità,  di  "lacrime e sangue",   lotta implacabile contro l'evasione fiscale e tributaria e introduzione della odiatissima  "tassa sui Vespasiani"  (un sesterzio da pagare per l'utilizzo dei bagni pubblici,  e un sesterzio di multa per chi non li utilizzava)   che gli costò la  "ribellione familiare"  del giovane erede al trono Tito,  scandalizzato da questi sistemi rigidissimi di tassazione del padre.    Vespasiano convinse il figlio facendogli annusare un sesterzio da lui pagato dopo l'utilizzo del bagno pubblico  (la famosa domanda del padre al figlio  "questa moneta secondo te puzza?"  è stata tradotta in latino con il proverbio  "pecunia non olet")   ma a differenza del Mario Monti attuale,  saccente e insopportabile,  Vespasiano era amatissimo dal popolo perchè lui per primo dava l'esempio al popolo:  basta lussi sfrenati,  uno stile di vita molto semplice e con pochi fronzoli inutili,  niente sperperi folli di denaro pubblico in pranzi con centinaia di invitati,  mangiate semplici di piatti di fagioli con gli amici nella casa di provincia a Rieti.     Inoltre,  Vespasiano non era solo un rigidissimo tassatore:  la lotta alla corruzione dei funzionari pubblici,  all'evasione fiscale  e  agli sprechi folli della spesa pubblica  "allegra"  dei suoi predecessori,  la parsimonia con cui era decisa ogni singola spesa statale e con cui era gestito il bilancio pubblico,  erano stati per il popolo un esempio di virtù pubblica e di ottima gestione amministrativa e del bilancio statale.   

Una storia come quella di Roma,  capace di produrre due uomini e Imperatori complessi e straordinari come Nerone e Vespasiano,   il Nerone  "di sinistra"  amante dell'arte e del Bello Estetico  che esaltava il popolo con le sue politiche sociali,  con i grandi spettacoli popolari al Circo Massimo e con la spesa pubblica in opere edili e sociali,    e  il Vespasiano  "rigidamente conservatore"  che si faceva amare dal popolo per la virtù pubblica con cui esercitava il proprio potere  (senza vizi,  senza inutili imposizioni e senza esibizionismi,   ma con l'esempio personale di amministratore capace e irreprensibile che era il mezzo di comunicazione efficace con cui l'Imperatore si faceva amare e apprezzare dai sudditi),   sono stati due momenti di approfondimento storico del Gufo che non si è fermato alla descrizione e alla cronaca degli episodi dei due Grandi Imperatori romani,   ma ne ha studiato a fondo il messaggio politico e sociale,  la capacità di trascinamento nei confronti del popolo.    Certamente per la propria rigidità e per la propria indole quieta il Gufo si sente più vicino a Vespasiano piuttosto che a Nerone,  ma il Gufo in questo post vuole rivalutare parzialmente anche la figura storica straordinaria  (e sfortunata)  di un Imperatore  "artista e musicista"  che se non fosse stato  "violentato"  nelle sue inclinazioni naturali da due donne troppo spregiudicate e invadenti  -  e  anche assetate di potere  -  come la madre e la moglie,  che in quanto assetate di potere tentavano di approfittare del suo carattere debole e manipolabile per trascinarlo dalla propria parte,  probabilmente sarebbe stato un ottimo e saggio Imperatore,  guidato silenziosamente dal grande filosofo e uomo di cultura Lucio Anneo Seneca    

4 commenti:

  1. Ma complimenti, Gufo! Gran bei ritratti quelli che hai appena tratteggiato, di piacevolissima lettura. Ti chiamerò: Gufus Romanus :-)

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    1. Il Gufo ti pone una domanda, che è nata spontaneamente questa sera mentre scriveva questo post: come è possibile che il medesimo popolo che ha amato il "populista artista" Nerone, pochi anni più tardi si è affezionato al rigidissimo, austero, eccessivamente serio militare e amministratore Vespasiano?

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  2. Franza o Spagna, pur che se magna.

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    1. Veramente sotto l'Imperatore Vespasiano, più che "magnare", il popolo era chiamato a pagare (le tasse...)

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