Cari lettori del blog del Gufo (e cari elettori), il Gufo questa sera ha voluto parlare di scuola, istruzione e cultura perchè su questi argomenti non si scherza, è in gioco la credibilità politica dei partiti, dei movimenti, delle liste civiche e il futuro della nazione Italia. Si parlerà molto, nelle prossime campagne elettorali che una dopo l'altra andranno in scena nei prossimi due anni (campagna elettorale per il referendum costituzionale, poi quella per le elezioni politiche e per le elezioni regionali, poi senza soste si attacca con quella delle elezioni comunali e delle elezioni europee), di qualsiasi argomento, soprattutto quelli inutili e quelli futili, ma un solo elemento (in mezzo alle "cortine fumogene" e ai polveroni demagogici dei politici a caccia di facili consensi) non potrà cambiare la realtà dei fatti: nei prossimi anni, la nazione che rimane indietro nelle materie Scuola, Istruzione, Cultura e Progresso Tecnologico (inteso come progresso che migliora la qualità della vita e la salvezza dell'ambiente) può tranquillamente "chiudere baracca e burattini", uscire di fatto dall'Unione Europea e dal gruppo ristretto delle nazioni evolute e serie e prepararsi a farsi scavalcare e superare anche da alcune nazioni del Terzo Mondo, che sono in rapido progresso. Non sarà più possibile essere dominati e governati da cariatidi 80enni con le idee del secolo scorso, da partiti che non hanno idee fresche e innovative e che non sono disposti a investire risorse massicce su Scuola, Istruzione, Arte e Cultura; non si potrà più prescindere dalle questioni del trasporto pubblico che deve tornare a fornire servizi eccellenti e sostituire la "dittatura dell'automobile", non si potrà più considerare le parole "telelavoro" oppure "banca del tempo" come parole sconosciute e magari "comuniste", non si potrà più negare l'evidenza che un Comune come primo passo deve rendere pienamente efficienti e funzionanti i propri uffici, anche dal punto di vista tecnologico e soprattutto in costante comunicazione con i cittadini. Le nuove scuole devono diventare come l'Università di Bergamo nel periodo in cui fu rettore Stefano Paleari: piccole "cittadelle" dotate non solo di aule per le lezioni e uffici amministrativi, ma anche di micro impianti sportivi funzionanti, di una sala teatro e spettacoli, di una piccola biblioteca efficiente, di tutti i servizi agli studenti (ad esempio è possibile usufruire nell'Università bergamasca e in altre università di uno sportello bancario dove lo studente può aprire il proprio conto corrente ed eseguire le operazioni di pagamenti di servizi e di tasse scolastiche). Gli studenti devono uscire dalle scuole superiori imparando almeno una lingua europea, e dalle Università con una conoscenza di almeno due lingue europee (e magari anche di una lingua extra europea) con un'esperienza di almeno sei mesi in un'altra nazione europea oppure mondiale, per la quale devono essere disposte vere e proprie gare per finanziare gratuitamente l'esperienza all'estero degli studenti più meritevoli e con migliore profitto scolastico. Tutti i paeselli, nella loro legislatura comunale, devono essere in grado di produrre almeno "un progetto scuola e cultura" di buona qualità, innovativo, mai sperimentato in precedenza nella vita di quel paesello; e magari anche gli elettori, in campagna elettorale, dovranno prestare attenzione ed esaminare i candidati su queste materie, ponendo loro domande precise ed analizzando le loro proposte (e soprattutto quello che hanno già dimostrato di saper fare in precedenza) invece di lasciarsi abbindolare da promesse di piccoli e grandi favori; quando il Gufo sente che i social network sono inutili perdite di tempo, "cinguettamenti" senza senso, il Gufo percepisce che quelle persone sono fuori dal mondo reale e attuale, completamente tagliati fuori dal futuro e dalle grandi sfide dei prossimi anni e delle prossime generazioni. La festa è finita: nei prossimi anni (ma anche negli anni attualmente in corso), chi rimane indietro in queste importantissime questioni, decisive per il futuro di qualsiasi nazione, scivolerà rapidamente e inesorabilmente verso la bancarotta sociale e culturale alla quale seguirà inevitabilmente, come diretta conseguenza del crollo del livello culturale di una nazione, anche il declino economico della nazione che non ha investito le sue migliori risorse in questi settori
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