mercoledì 23 novembre 2016

LA CLAMOROSA ''GAFFE'' DI SALVINI SULLA LEGGE FORNERO E IL CONSIGLIO DEL GUFO ALLA LEGA NORD ''LASCIATE PERDERE GLI SLOGAN DEMAGOGICI, IL VERO PUNTO DEBOLE DELLA RIFORMA E' QUELLA AMBIGUA FORMULETTA CENTRALISTA SUL RAPPORTO TRA STATO E ENTI LOCALI''

Matteo Salvini di solito non sbaglia uno slogan,  quando si deve semplificare anche esagerando con la demagogia,  ma questa volta  'ha toppato alla grande'  e  si è fatto sorprendere dal popolo in grave carenza di conoscenza della materia di diritto costituzionale.   Per  'smontare'  il punto forte della riforma costituzionale,  quello sull'abolizione del famigerato meccanismo borbonico e burocratico del bicameralismo perfetto  e  delle doppie letture che fanno perdere mesi di tempo per approvare le leggi comprese quelle più semplici,    il segretario della Lega Nord ha citato l'esempio della riforma pensioni Fornero approvata in soli 17 giorni sperando di convincere il popolo che  ''quando esiste la volontà politica,  anche nel sistema bicamerale attuale l'approvazione di alcune leggi è velocissima''.     Purtroppo ha  'toppato alla grande'  in quanto non si è ricordato che la riforma pensioni Fornero non era una legge ordinaria,   ma un decreto legge del Governo emesso con i requisiti costituzionali di  ''necessità e di urgenza'',   i quali peraltro esistevano veramente in quanto il Gufo sfida qualunque cittadino di buon senso a negare che nel dicembre 2011,   quando l'Italia era sull'orlo del collasso finanziario e di bilancio,  non esisteva la necessità e l'urgenza di approvare in breve tempo una manovra finanziaria.   I decreti legge dal punto di vista tecnico devono essere obbligatoriamente convertiti oppure lasciati decadere dal Parlamento entro 60 giorni  e  quindi la loro conversione,  sia nella discussione in aula che nelle commissioni,   dal punto di vista della procedura e del regolamento viaggia su corsie preferenziali rispetto alla legge ordinaria,   e come se non bastasse il fatto che esisteva l'oggettiva urgenza di approvare quel decreto  e  che la sua approvazione viaggiava su corsie preferenziali,   il Governo Monti ha dato un'ulteriore accelerata all'approvazione facendo ricorso al voto di fiducia.    Infine,  non ha alcuna importanza secondo l'opinione del Gufo che quel decreto legge fu approvato in soli 17 giorni,  quello che conta è il contenuto e la qualità di una legge  e  il Gufo ritiene che quella legge fu una porcata,   e sarebbe stata una schifezza e un massacro sociale anche nel caso in cui sarebbe stata approvata nei classici due o tre mesi di tempo invece che a tempo di record.

Questo clamoroso  'scivolone'  di Matteo Salvini fa capire che ogni volta che si tenta di uscire dal merito delle questioni per tentare di raccattare voti con argomenti di pura demagogia esiste sempre qualcuno che ti smentisce sonoramente,   e quindi il Gufo si permette di dare un consiglio tecnico e politico alla Lega Nord.   Ormai appare acquisito il fatto che l'aspetto del superamento del bicameralismo perfetto  e  della riduzione del numero dei senatori  -  quelli residui è altrettanto dimostrato che sono eletti  ''indirettamente''   quindi senza massacro della volontà popolare  -  sono i due punti  'forti'  a favore della riforma,   mentre esistono due punti  'deboli'  da approfondire e da discutere a fondo nei prossimi giorni.   I due punti su cui la Lega dovrebbe concentrare l'attenzione sono l'impossibilità da parte di una persona che è contemporaneamente sindaco oppure consigliere regionale  e  al tempo stesso senatore di svolgere con profitto entrambe le mansioni,   in quanto ognuna di queste mansioni è gravosa e impegnativa  e  richiederebbe di essere svolta  'in esclusiva'  senza dover essere distratti dallo svolgimento dell'altra mansione,   e il secondo punto è quella formuletta ambigua che recita che  ''in caso di materia in cui si ravvisa l'interesse nazionale,  si può tornare dalla gestione dell'Ente locale alla gestione centralizzata statale''.    In questi due casi i dubbi sollevati dagli esponenti della Lega Nord secondo il Gufo meritano di essere discussi e approfonditi,   ed è perfettamente legittimo chiedersi se è meglio  ''prendere al volo l'opportunità di superare il famigerato bicameralismo correndo il grave rischio del ritorno alla gestione statale centralizzata di alcune materie sottraendole agli Enti locali oppure mandare al macero l'intera riforma in quanto questi due elementi sono talmente critici che rendono opportuno fare strage della riforma,  in modo da poter riscrivere e discutere una nuova riforma,  nella prossima legislatura,  che risolva una volta per tutte le ambiguità sui rapporti tra Stato ed Enti locali,  facendo un'elencazione dettagliata,  precisa  e  che non si presta a interpretazioni soggettive e a formule ambigue sulla suddivisione tra materie soggette a legislazione dello Stato centrale  e  materie soggette a legislazione e a gestione da parte delle Regioni e degli Enti locali senza interferenze dall'alto e senza  ''centralismo romano invadente  e  opprimente''.   

Questa è l'opinione del Gufo,  ma in pratica tradotta in italiano significa  'discutere del merito della riforma'  e  lasciare perdere le stupidaggini e gli slogan demagogici che possono seminare il panico e raccattare qualche voto dagli elettori disinformati.    Il Gufo purtroppo non ha dubbio che la prima soluzione  -  discutere nei giorni decisivi della campagna elettorale solamente del merito della riforma  -  sarebbe la migliore,   ma non ha nemmeno dubbi che data la qualità media infima e scadente dei nostri politicanti nazionali,   che sono in gran parte niente altro che una massa di opportunisti che puntano solamente all'interesse di parte e di partito e a tirare l'acqua al proprio mulino,   molti politicanti romani sceglieranno la facile via di tentare di ingannare il popolo con qualche slogan a effetto  e  saranno quindi a serio rischio di essere  'politicamente impallinati' e di prendere la classica 'badilata in faccia' come il Salvini che sull'argomento della riforma pensioni Fornero ha fatto la figura di quello che non conosce la differenza nei tempi e nei regolamenti di approvazione tra una legge ordinaria  e  un decreto legge emesso in condizioni di necessità e urgenza,   solamente da convertire  e  oltretutto sotto la mannaia del ricorso al voto di fiducia da parte del Governo che ha emesso quel decreto




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