Il risultato del referendum è già storia, e ai lettori del blog interessa non tanto il motivo per cui ha vinto il ''NO'' anche perchè il motivo è evidentissimo, 60 italiani su 100 tra quelli che hanno votato volevano mandare a casa Renzi e ci sono riusciti. A differenza dell'esercito di cialtroni che il Gufo incontra quotidianamente nella sua vita privata e nelle sue relazioni sociali i quali non si dimettono mai da nulla e non rinunciano quasi mai alla poltrona e alla poltroncina, Clementina Belotti è stata una rarissima eccezione di persona che si è dimessa per motivi politici, ''il Bomba'' Matteo Renzi si è dimesso veramente, aveva detto che in caso di sconfitta si sarebbe dimesso e lo ha fatto davvero. Il ciarlatano Silvio B. non si dimette mai da niente e sproloquia continuamente di giudici comunisti e di complotti mentre il giovane fiorentino si è dimesso veramente. Questo è il primo dato che emerge dal referendum, la differenza tra un giovane politico super ambizioso che ha perso e si è fatto da parte e un vecchio politicante di professione che oggi, con ennesima e spettacolare ''giravolta da bandierina e da sbandieratore'', tira fuori dal cilindro una nuova trattativa tra Forza Italia e Partito Democratico sulla legge elettorale e propone addirittura di tornare al sistema proporzionale della Prima Repubblica, con piccola correzione di soglia minima per accedere in Parlamento, il Gufo lascia decidere ai lettori chi dei due è serio e chi è un pagliaccio senza dignità. L'unica conseguenza tecnica e giuridica REALE del ''NO'' al referendum è quella prevista dalle norme costituzionali, che prevedono che in caso di vittoria del ''NO'' la riforma che è stata approvata in Parlamento decade completamente ed è come se non fosse mai esistita e quindi resta pienamente in vigore, dal primo all'ultimo articolo, la Costituzione attuale. Votare ''NO'', oggi come nel 2006, significa politicamente ''immobilismo'', significa avere gettato al vento due anni di lavori e di discussioni parlamentari, vuol dire che in questa legislatura non esistono più i tempi tecnici e materiali per approvare nuove riforme costituzionali e non se ne parlerà nemmeno nella prossima legislatura dove è quasi certo che nelle due Camere si verificheranno due maggioranze elettorali diverse e quindi si dovrà inventare l'ennesimo ''governo tecnico'' della storia della Repubblica Italiana. Non si deve anche sottovalutare un altro fatto politico incontestabile, ossia quello che il popolo ha respinto per ben due volte consecutive e con ampia maggioranza le riforme costituzionali approvate in Parlamento, quindi da oggi in avanti i parlamentari saranno autorizzati a pensare che in realtà, in barba alle lamentele da bar sport dei cittadini, al popolo italiano il sistema politico va bene esattamente come è adesso e non deve essere riformato. Nuove riforme serie e incisive saranno approvate non prima di dieci anni, se tutto va bene e se non si verificheranno nuovi intoppi e contrattempi, e poi si dovrà di nuovo passare la parola al referendum costituzionale confermativo e quindi il Gufo le nuove riforme non le vedrà mai più, per probabile decesso ed estinzione fisica personale prima che in Parlamento riusciranno a tirarsi insieme e ad approvare di nuovo riforme costituzionali serie, incisive e condivise.
In realtà nonostante le chiacchiere a vuoto e le stupidaggini di Salvini e del M5S che chiedono le elezioni, non si va affatto a nuove elezioni. Innanzitutto Mattarella, che ha ricevuto nelle sue mani le formali dimissioni di Renzi, lo inviterà a rimanere in carica per l'ordinaria amministrazione, visto che si deve approvare entro fine dicembre la legge di stabilità e di Bilancio, perchè senza questo adempimento si va all'esercizio provvisorio e rischiano di scattare automaticamente le famigerate ''clausole di salvaguardia'' e quindi anche l'aumento delle aliquote I.V.A., poi conclusi questi adempimenti che sarebbe irresponsabile non portare a conclusione, Mattarella aprirà formalmente le consultazioni dei gruppi parlamentari come prevede la prassi costituzionale della gestione delle crisi di governo. La situazione oggettiva e tecnica impedisce quindi di andare a elezioni anticipate nella primavera del 2017, in quanto Mattarella aprirà le consultazioni formali nei giorni immediatamente precedenti il Natale, e peraltro siamo in presenza di due leggi elettorali diverse di cui una con premio di maggioranza e turno di ballottaggio alla Camera e l'altra che prevede il sistema proporzionale puro al Senato, e come se questo non fosse sufficiente la legge elettorale per la Camera giace attualmente presso la Corte Costituzionale che deve esaminare a fondo il testo della legge in quanto sono presenti probabili elementi di incostituzionalità che devono essere modificati oppure addirittura eliminati. Il presidente Sergio Mattarella è stato molto chiaro, ha detto ai politici che non si va a votare in queste condizioni senza avere prima modificato almeno una delle due leggi elettorali per renderla omogenea e simile all'altra, e quindi questo fatto impone che i due partiti con il maggior numero di parlamentari - Partito Democratico e Forza Italia - trovano un accordo, tirando dentro anche i partiti centristi e i rimasugli usciti a tradimento dal M5S per approdare nel gruppo misto delle due Camere, per formare un governo tecnico che possa gestire la trattativa per la modifica della legge elettorale e le riforme delle banche popolari e delle banche di credito cooperativo che non possono non essere approvate nell'attuale situazione di emergenza economica e finanziaria.
Non si va a votare, ed ecco che ''cala improvvisamente la mannaia'' e dall'Unione Europea, che ha alzato la cresta dopo la vittoria nel turno di ballottaggio delle elezioni presidenziali austriache del candidato europeista contro il candidato demagogico e nazionalista, hanno raggiunto il massimo della strafottenza e dell'arroganza indicando addirittura il nominativo del nuovo presidente del Consiglio che secondo loro deve essere l'attuale ministro dell'Economia Giancarlo Padoan. I nostri nuovi padroni, Germania e Francia, ''ci lasciano la libera scelta'' tra un governo Padoan vero e proprio oppure un governo ''istituzionale'' presieduto dal presidente del Senato in cui però l'Unione Europea esige la conferma di Padoan a ministro dell'Economia. Mentre il demagogo Salvini urla al trionfo del popolo, il popolo probabilmente come ''regalo di Natale'' si ritroverà sul collo il quarto premier consecutivo non eletto, sarà quasi certamente un banchiere come Giancarlo Padoan, sarà un tizio che è stato scelto da Francia e Germania che ormai hanno di fatto ''commissariato'' l'Italia al punto che non si fanno più nemmeno scrupoli a ''fare pressione'' per indicare quale è il premier di loro gradimento. La strafottenza senza limiti di Francia e Germania non si è fermata all'indicazione del nome, ma hanno detto che il nuovo premier deve ''menare il torrone'' fino alla scadenza naturale della legislatura e quindi approvare la legge di stabilità nei mesi dell'autunno 2017, manca solamente che francesi e tedeschi scrivono di loro pugno i provvedimenti di quella legge e ne ordinano l'approvazione e poi siamo a posto. Il Gufo implora caldamente i partiti, non il cialtrone e demagogo Salvini che è ormai in delirio di onnipotenza e pensa di essere ''il Donald Trump italiano'', di respingere al mittente questa oscenità che è il ''consiglio anti democratico'' dell'Unione Europea di dare la fiducia a un nuovo governo Padoan e di indicare coraggiosamente a Mattarella un premier politico, un esponente del Partito Democratico come ad esempio Graziano Del Rio oppure Dario Franceschini che sarebbero due galantuomini di grande valore e di indiscusso prestigio, per conservare quello straccio di dignità nazionale che verrebbe a crollare totalmente nel caso di cedimento all'invasore e allo straniero. Non può e non vuole credere, questo vecchio Gufo rigidamente conservatore, che la sua amata nazione Italia abbia perso a tal punto la dignità e il rispetto di sè stessa di non essere capace di 'respingere al mittente' intromissioni e consigli non richiesti e di non riuscire a pescare, all'interno del Parlamento e del partito di maggioranza relativa che è il Partito Democratico, un galantuomo coraggioso in grado di assumere la presidenza del Consiglio anche a costo della sua stessa impopolarità personale
POST SCRIPTUM - il sogno del Gufo, sognare non è proibito e non costa nulla, sarebbe un clamoroso colpo di scena di Matteo Renzi che spariglia gli schemi e dice ''il nuovo premier sarà Maurizio Martina e governerà fino a fine legislatura''. Sarebbe un trionfo per l'Italia, un giovane galantuomo bergamasco preparato e molto serio, un cattolico praticante che proviene dal mondo del volontariato, un politico regolarmente eletto e non un burocrate calato dall'alto, un segnale di svolta che metterebbe con le spalle al muro i demagoghi e gli urlatori e anche i burocrati tromboni dell'Unione Europea visto che Martina è un europeista con grande attenzione al sociale e alla cultura, ma proprio perchè sarebbe la soluzione migliore e la più saggia di tutte, questa soluzione non sarà nemmeno presa in considerazione in una nazione che non ha mai il coraggio di un gesto rivoluzionario che sarebbe applaudito dal popolo e probabilmente anche apprezzato all'estero
Da elettore PD, Franceschini e prestigio nella stessa frase sono, fuori da ogni ragionevole dubbio, un ossimoro!
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