Uno è ormai morto e sepolto da molti anni, si chiamava Jan Asselyn, era uno dei moltissimi pittori del "Secolo d'Oro" dell'arte olandese, aveva una piccola malformazione alla mano (e questo difetto fisico ha compromesso parzialmente la possibilità di vivere una carriera più intensa e luminosa), vestiva in modo eccentrico ed elegante, e a causa dei movimenti anomali della sua mano dovuti a questa malformazione era ferocemente soprannominato 'il piccolo granchio'. L'altro è ancora in vita, è un ex calciatore della squadra della Romania che fu Campione d'Europa nell'anno 1986, si chiama Helmuth Ducadam, ed esattamente come il pittore olandese Asselyn ha visto stroncata improvvisamente la sua carriera pochi mesi il momento di massimo splendore a causa di una malattia alla mano che è ancora oggi avvolta nel mistero, non si è mai riusciti a stabilire se la causa è stata un evento naturale molto triste e sfortunato (una trombosi alle mani causata dalla formazione di un forte grumo di sangue in un braccio che aveva messo a rischio l'amputazione dell'arto) oppure una crudele punizione inflitta al portiere dalla polizia dell'ex regime comunista che ha dominato con un regime dittatoriale in Romania fino al 1989, un probabile rifiuto dell'eroico Helmuth di obbedire a un ordine del figlio del satrapo comunista Ceausescu che era il presidente della squadra di calcio di Bucarest. Li accomuna un destino comune: sono stati due grandi artisti, passati giustamente alla storia, "ma hanno cantato una volta sola", il loro immenso capolavoro acquista pertanto pregio perchè è un'opera irripetibile come tutte le "opere uniche e solitarie" prodotte dall'artista.
"Il cigno minacciato" esposto al Rijksmuseum di Amsterdam, uno straordinario capolavoro che potete vedere e ammirare sulla pagina Facebook del Gufo in tutta la sua incredibile bellezza, è l'opera che ha consegnato alla storia e alla meritata gloria 'il piccolo granchio' Jan Asselyn. Quella mano sofferente e geniale, dotata di un talento artistico assolutamente eccezionale, è riuscita a dipingere un cigno bianco dallo sguardo terrorizzato di enormi dimensioni, con le ali aperte nella massima apertura e il becco aperto, le zampe 'prensili' sul terreno di quel cigno in riva al lago, e a creare un contorno a quel cigno (il lago agitato e il cielo nuvoloso e quasi ''minaccioso'' nella sua cupezza) che ha reso pienamente evidente la drammaticità della scena e del momento vissuto da quel volatile elegante e bellissimo. La cornice e la posizione laterale in una delle pareti non rende pienamente onore al grandissimo Jan Asselyn, che avrebbe meritato la solennità di una posizione centrale in una delle stanze principali del museo statale della capitale olandese, e anche la produzione dell'artista fu limitata, il numero delle opere famose è esiguo, non è certamente uno dei pittori principali della scuola olandese del ''Secolo d'Oro'' ma questo non ha importanza, è l'autore di questo capolavoro unico e irripetibile, e avrà sempre un posto speciale nella 'galleria virtuale' messa insieme dal Gufo.
Helmuth Ducadam era un portiere considerato modesto, forse il calciatore peggiore di quella squadra che riuscì a esprimersi ai massimi livelli del calcio europeo e in particolare nella Coppa dei Campioni per quattro anni (vincitrice della Coppa Campioni 1986, semifinalista nel 1987 e finalista sconfitta solo dal Milan di Berlusconi e di Arrigo Sacchi nella Coppa Campioni 1989). Era una squadra piena di calciatori dal talento immenso e dai nomi diventati famosi a livello mondiale, in difesa dominava la scena Miograd Belodedici (campione di tale livello che vincerà una seconda volta la Coppa dei Campioni, nel 1991 e sempre giocando in una squadra dell'Est europeo, la Stella Rossa di Belgrado) insieme all'altro talento che era l'esperto capitano Stefan Iovan; a centrocampo si registrava un'incredibile concentrazione di "piedi da artisti" con i vari Marius Lacatus, Adrian Bumbescu, Lucian Balan, Laszlo Boloni, mentre in attacco due 'cecchini' veloci nei contropiedi ed estremamente precisi sotto porta come Gavril Balint e Victor Piturca avevano consentito alla squadra di fare secchi agevolmente uno dopo l'altro avversari insidiosi (in semifinale fu una grande impresa ribaltare la sconfitta uno a zero di Bruxelles contro l'Anderlecht con una partita assolutamente spettacolare e ancora oggi "da manuale del calcio e della tattica del contropiede" come la strepitosa vittoria 3-0 nella gara di ritorno di Bucarest). La squadra era guidata con classico pugno di ferro disciplinare abbinato a grandi capacità tattiche e trasformiste dal colonnello dell'Esercito Emerich Jenei, e arrivò alla finale di Siviglia in condizioni di sfavore del pronostico teoricamente impossibili da rovesciare. L'avversaria era il Barcellona campione di Spagna nella quale giocavano una marea di giocatori talentuosi, il fatto di giocare a Siviglia significava avere il pubblico totalmente a favore del Barcellona e giocare su un campo di calcio e in uno stadio conosciuto meglio dai rivali che ci avevano giocato in campionato spagnolo. La direzione arbitrale era stata affidata al 'numero uno dei fischietti europei' del momento, il francese Michel Vautrot, e anche questo fatto deponeva a sfavore della squadra di Bucarest che quando giocava in casa era praticamente invincibile potendo contare sul sostegno di un pubblico "caldissimo" che condizionava gli arbitri. Emerich Jenei fece il miracolo impartendo l'unico ordine che un allenatore in quelle condizioni sfavorevoli poteva impartire: sfruttare al massimo il talento dei centrocampisti organizzando una rete asfissiante di passaggi a centro campo, una 'melina prolungata' che costringeva gli avversari a sfiancarsi, e trascinare la partita ai calci di rigore con una difesa rigidissima nelle marcature a uomo e super attenta. Il piano del grande tattico Jenei, con alcuni episodi fortunati, riuscì alla perfezione e si arrivò ai calci di rigore dopo il risultato di zero a zero al termine della partita, che fu molto povera di occasioni da gol e di emozioni, compresi i due tempi supplementari. I due grandi talenti della Steaua Bucarest Marius Lacatus e Gavril Balint si confermarono 'cecchini infallibili' nell'arte di tirare i calci di rigore e con i loro due gol rimediarono agli errori nei primi due tiri di Mihail Majearu e di Laszlo Boloni (che si erano fatti parare i tiri incerti dal portiere spagnolo Urruticoechea) ma decisiva fu l'inaspettata entrata in scena da assoluto protagonista del portiere rumeno Helmuth Ducadam che con tuffi spettacolari, eccellenti riflessi e una grande intuizione era riuscito a capire la direzione dei tiri e quindi a parare tutti i quattro calci di rigore degli specialisti del Barcellona, Josè Ramon Alexanco, Angel Pedraza, Pichi Alonso e Marcos Alonso Pena. Ducadam stabilì un record storico, quello di avere deciso la finale di una Coppa Campioni parando tutti i tiri degli avversari, quattro rigori su quattro, di cui i primi due tiri erano molto angolati e furono necessarie due grandi prodezze. Purtroppo la carriera di Ducadam finì quella sera stessa (in un'intervista del 2007 Helmuth Ducadam parlò di malattia e non della versione della punizione inflitta a lui da Valentin Ceausescu) perchè il dolore al braccio gli consentì di ritornare in campo solo per una stagione e solamente per giocare poche partite, nella mediocre squadra di serie "B" della Romania del Vagonul Arad nel 1989, e l'eroico Helmuth riuscì almeno a dimostrare al mondo e ai suoi connazionali che la sua serata di gloria di Siviglia 1986 non fu casuale in quanto in una partita di settembre 1989 della Coppa di Romania, decisa ai calci di rigore, fu decisivo per la vittoria della propria squadra parando due calci di rigore su quattro tirati dagli avversari: non era un gran talento come portiere, ma i calci di rigore li sapeva parare grazie alla sua grande capacità di intuire la direzione del tiro da parte degli avversari.
Due grandi artisti, uno della pittura e uno del calcio, che "hanno cantato una volta sola" ma quell'unica volta hanno prodotto capolavori irripetibili, che hanno visto interrompere la loro carriera ad altissimi livelli dal destino avverso di una malattia all'arto con cui esprimevano la loro arte e liberavano il loro talento: il blog del Gufo è lieto di iniziare l'anno 2017 dedicando il suo primo post alle imprese storiche e solitarie di Jan Asselyn e di Helmuth Ducadam
complimenti bell'articolo Gufo, ma i nostri cari (come prezzo) amministratori riusciranno a mettere on line il nuovo calendario rifiuti 2017 oppure sono concentrati sulla propaganda e basta?
RispondiEliminaI nostri cari (come prezzo) amministratori non sono riusciti a pubblicare e a distribuire alla popolazione l'informatore comunale, che negli anni passati era importante anche perchè al suo interno era inserito il calendario della raccolta dei rifiuti. Probabilmente procederanno con la pubblicazione su "Castelli Calepio Segnalazioni" nei giorni successivi alle vacanze dell'Epifania. Almeno per oggi prendiamoci un po' di respiro come politica locale, siamo a Capodanno, e ricordiamo le prodezze incredibili del grande e sfortunato portiere Helmuth Ducadam, ammirando il quadro "Il cigno minacciato" del maestro di pittura Jan Asselyn
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