martedì 3 gennaio 2017

LA LEGA NORD, SILVIO B., VITTORIO FELTRI E ADESSO IL M5S: IN ITALIA VA SEMPRE IN SCENA IL VOLTAFACCIA DI QUELLI CHE "SONO NATI INCENDIARI E FINISCONO LA CARRIERA DA POMPIERI"

Esiste uno spettacolo politico che in Italia va sempre in scena,  che si ripete sempre  (cambiano gli attori e i protagonisti ma il copione della sceneggiata è sempre identico):  è lo show dei politici  "che nascono incendiari  e  finiscono la carriera da pompieri,   iniziano da demagoghi e da spregiudicati forcaioli  e  poi diventano più garantisti degli avvocati  'azzecca garbugli'  di Silvio B.".   L'incredibile trasformismo di Beppe Grillo,  del M5S,   del Marco Travaglio furioso che inizia in alcuni suoi articoli a fare dotte precisazioni garantiste,   è un trasformismo dettato dalla mera convenienza politica del momento  e  dal solito opportunismo all'italiana  (adesso che tocca a me andare al potere,  meglio  "pararsi il culo"  e  precisare al popolo forcaiolo che l'avviso di garanzia non deve essere un motivo per chiedere le dimissioni a qualcuno,   ma è  "un atto tecnicamente dovuto  e  a tutela dell'indagato").    Sono ormai morti e sepolti i mitici  "VAFFA....  DAY"  in cui gli avversari politici furono definiti  "mafiosi,  corrotti  e  ladroni",   i post di fuoco sul Sacro Blog quando Silvio B.  veniva crocifisso con una violenza inaudita e definito elegantemente  "lo psico nano",   le grida  "DIMISSIONI"  contro gli avversari raggiunti da un semplice avviso di garanzia,   i parlamentari giulivi e giocondi che festeggiavano per essere riusciti a espellere dal Parlamento Silvio B.:  adesso bisogna salvare Virginia Raggi e la sua cricca romana da una fine ingloriosa e anticipata di una legislatura che doveva essere quella della svolta  ma  nella quale si sono visti  (tanto per non cambiare)  solo scelte clamorosamente errate di collaboratori,  aumenti di stipendi e assunzioni di nuovi dirigenti,   l'immobilismo politico e amministrativo più nero  e  scandali giudiziari che hanno travolto i collaboratori scelti dalla sindaca,  e  quindi cala dall'alto  (ossia come al solito dalla volontà individuale del Grande Guru)  l'ordine che la rivoluzione è finita.   Si diventa garantisti,  il Palazzo è un luogo elegante  (e offre stipendi che sistemano economicamente chi li percepisce e la sua famiglia per tutta la vita)  e  si deve indossare il doppio petto,   e se qualcuno del popolo alla rivoluzione ci aveva creduto davvero,  peggio per lui,  "la folla è femmina"  e  il voto dei cittadini è servito solamente a piazzare sulle poltrone dei fortunati vincitori alla lotteria della politica che in tempi normali il Parlamento non l'avrebbero visto nemmeno da lontano.  Manca solo l'ultimo passo per diventare uguali e  "pappa e ciccia"  con Silvio B.,   quello di iniziare ad attaccare qualche giudice  "politicizzato"  quando si sarà raggiunti dal mitico avviso di garanzia,   ma siccome a Roma hanno già iniziato a mettere le mani avanti parlando di  "complotti dei poteri forti che non ci lasciano lavorare"   (è incredibile la ripetizione identica del mitico slogan  "lasciateci lavorare"  che Silvio B.  ha utilizzato per anni contro i suoi oppositori politici)   il Gufo non può fare altro che pensare che prima o poi arriveranno i primi attacchi contro i giudici  "comunisti".  

Il Gufo per offrire una migliore comprensione di quello che accade riavvolge il nastro e torna ai mitici anni 1992 - 1993,   quelli dell'inchiesta  "Mani Pulite"  a  Milano.   La Lega Nord,  il Movimento Sociale Italiano,   "L'Indipendente"  diretto da Vittorio Feltri  e  anche le televisioni di Silvio B.   (fu patetico il TG4  di  Emilio Fede che piazzava un inviato perennemente accampato sotto gli uffici della Procura di Milano  e  nei palazzi giudiziari in attesa di mandare in diretta televisiva  "il Verbo")  non si facevano mancare niente  e  davano vita allo spettacolo forcaiolo e  "da processi di piazza"  peggiore della storia politica italiana:   urla e lanci di monetine contro i parlamentari indagati dei partiti avversari,   un parlamentare che esibiva il cappio in Parlamento chiedendo la forca per i politici corrotti,   gli articoli di fuoco scritti dal giornale diretto da Vittorio Feltri che chiedevano dimissioni immediate di chiunque fosse anche solo semplicemente indagato,   la folla in piazza a urlare sobillata da militanti di partito che indossavano grottesche magliette  "Viva Mani Pulite";   da questa scuola dei  'forcaioli di destra'  uscirà anche il personaggio che nel gennaio 2008 in piena aula del Senato  e  dopo il voto di fiducia che ha determinato la caduta del Governo Prodi si è esibito a stappare una bottiglia di spumante  e  ad affettare una mortadella in aula.    In quei momenti nessuno si poteva difendere e riportare la nazione alla ragione,   la destra vedeva l'occasione storica per vincere per la prima volta le elezioni politiche  (quelle del 1994)  e  ci andava giù pesante.   Anche in quel caso la ruota è girata,   la mannaia della Giustizia improvvisamente non ha più colpito solo gli avversari politici democristiani,  socialisti  e  comunisti  ma  ha iniziato a colpire anche i politici di destra  e  allora è andata in scena la spettacolare giravolta politica,   quella della  "giustizia politica",   dei  "giudici comunisti"   e  del Vittorio Feltri convertito alla causa del garantismo  e  della prudenza nei giudizi sulle persone indagate.

La  "svolta"  del M5S  non è affatto una svolta,   è la storia che si ripete,   è la solita Italia che non cambierà mai  e  non impara mai nulla dal passato,   è il solito momento in cui gli urlatori iniziano a sentire il profumo di vittoria e quindi vogliono  "mettere al sicuro la poltrona e la propria carriera",   è l'opportunismo e l'individualismo italiano che come sempre ci fa nascere incendiari e rivoluzionari  e  poi,  appena cambia il vento,  ci trasforma in pompieri e in moderati  "buoni per tutte le stagioni".    Siamo noi italiani che facciamo emergere e la parola a cui il Gufo abbina il simbolo M5S non è la parola  "rivoluzione politica"  ma piuttosto la parola  "restaurazione,  ripetizione di una storia già vista,  continuazione di vecchi vizi  e  di vecchie virtù italiane".    I personaggi principali di queste storie non potevano essere ovviamente niente altro che miliardari che vivono nel lusso e uomini del mondo dello spettacolo  (siamo passati dall'imprenditore televisivo Silvio B.  all'ex comico di successo Beppe Grillo),   personaggi che non si fanno alcuno scrupolo a smentire il giorno dopo  -  con acrobatiche giravolte  -  le frasi pronunciate il giorno precedente,   e anche il metodo è sempre quello del Grande Guru che decide per tutti con un monologo in diretta televisiva oppure con un post del Sacro Blog Nazionale  e  chiede ai  "fedelissimi"  di approvare per acclamazione in mezzo agli applausi della folla.    L'unica cosa che non cambia mai è che questi personaggi che hanno trasformato la politica in un teatrino e in uno show personale e solitario trovano sempre non solo un numero altissimo di  'galoppini'  pronti al servizio senza un minimo di spirito critico   (che in molti casi sono infidi e traditori,   infatti alcuni  'ex galoppini'  una volta sistemati in Parlamento oppure eletti sindaci procedono velocemente al  'cambio di casacca'  senza alcuna riconoscenza politica e personale verso il Guru che li ha fatti eleggere),   ma sono i milioni di cittadini che ci cascano come polli  e  credono per anni a questi avventurosi spettacoli;   il Gufo purtroppo è stato uno di quelli che per alcuni anni della sua esistenza  ''ha dato fiducia''  a Silvio B.  e  a un Imperatore locale  e  proprio perchè per alcuni anni ha creduto che primo spettacolo potesse concludersi con un successo,   è diventato diffidente nei confronti dei leader solitari che dilagano e dominano con monologhi solitari da un palco  (davanti alla folla che applaude e li acclama a gran voce),   si è fatto  "pessimista e prudente  e  forse anche diffidente"    e  non è disposto a dare fiducia anche al  "bis"  e  alla triste replica di quello spettacolo demagogico che si è concluso in modo burrascoso nel novembre 2011 con l'Italia a un passo dal fallimento e dalla bancarotta finanziaria         

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