"VA BENE TUTTO, SE E' SUL GIARDINO DEGLI ALTRI OPPURE A SPESE DEGLI ALTRI, ALTRIMENTI NON VA BENE UNA MAZZA". Questa frase scritta in stampatello e a caratteri cubitali dal Gufo non sintetizza solamente la vicenda dell'area ex Fonderie Quintano e altre vicende, ma è il vero "modo di pensare e modo di vivere" dell'opinione pubblica italiana, di cui ognuno di noi "per la sua parte e pro quota" è uno dei protagonisti. Prendiamo ad esempio il caso del centro commerciale dell'area ex Fonderie Quintano: tutti i cittadini favorevoli "senza se e senza ma" ascoltati dal Gufo sono persone che non sono commercianti che svolgono attività in diretta concorrenza con le future attività che saranno svolte nel nuovo centro commerciale, oppure sono persone che abitano a diverse centinaia di metri oppure a chilometri di distanza da quell'area, quasi nessuno di essi è proprietario di un negozio categoria catastale C1 (quelli messi in ginocchio da una politica locale che ha trascinato l'aliquota I.M.U. sugli immobili di proprietà dal 8,90 per mille fino al 10,60 per mille e l'addizionale comunale fino all'aliquota massima dello 0,80% prevista dalla legge nazionale) ad essi non interessa una mazza di chi dovrà sopportare "i costi e le conseguenze dirette" dell'opera perchè non sono loro, ma sono "gli altri" che ne saranno travolti; molti dei cittadini contrari sono i commercianti che rischiano di ritrovarsi "in collo" un nuovo potentissimo concorrente e di dovere "chiudere definitivamente attività" oppure coloro che si ritrovano fisicamente a risiedere nelle immediate vicinanze del futuro centro commerciale e quindi avranno come conseguenza quello di ritrovarsi in mezzo al caos determinato dal traffico aggiuntivo che il nuovo insediamento produttivo porterà con sè come "primo effetto collaterale" offerto ai cittadini di Castelli Calepio, in particolare a quelli residenti in quella zona della frazione di Quintano.
Peraltro gli ultras del centro commerciale oltre ad avere scarse nozioni di Ragioneria e Tributi locali (e qui il Gufo non ha nulla da obiettare, perchè non può pretendere che tutti i cittadini siano esperti in materia fiscale e tributaria) non riescono nemmeno a crearsi una "bilancia costi / benefici" fatta con il mitico sistema del "conto della serva". L'unico vantaggio che porta una struttura del genere è il vantaggio immediato di generare entrate consistenti da oneri di urbanizzazione e da incassi I.M.U., ma con l'avvertenza che per quanto riguarda gli oneri di urbanizzazione una volta che essi sono stati incassati e successivamente spesi (ossia nel giro di uno o due anni) quel vantaggio "di natura straordinaria" sarà per sempre volatilizzato, e se si è in presenza di una classe politica di scarso livello che li spende male, avremo la beffa che "il vantaggio" si è trasformato immediatamente in un debito, e anche con l'avvertenza che in passato (e quindi non si può escludere che ciò si possa tristemente ripetere anche in futuro) i proventi da oneri di urbanizzazione sono stati utilizzati "per fare cassa" e per coprire in parte i disavanzi e le inefficienze della gestione corrente, creando vere e proprie distorsioni contabili se non addirittura dei "falsi in bilancio" legalizzati. Poi esistono gli "effetti collaterali", che sono quelli che nessuno ha mai spiegato al popolo, ma che esistono (e sono reali) e che quindi avranno un peso rilevante in questa estenuante e interminabile vicenda del centro commerciale da realizzare nell'area delle ex Fonderie Quintano, e sono gli elementi qui di seguito elencati dal Gufo
UNA PRECISAZIONE SUGLI ONERI DA URBANIZZAZIONE - quando qualcuno versa al Comune degli oneri di urbanizzazione, essi dovrebbero "in primis" servire a finanziare la parte di competenza del Comune di tutti i servizi che colui che costruisce un nuovo insediamento produttivo oppure una nuova abitazione ha diritto di chiedere all'Ente come contropartita del versamento (si pensi ad esempio agli allacciamenti e ai collegamenti con il depuratore oppure con le fogne, alle modificazioni della viabilità esterna, al fatto che l'area dovrà essere sottoposta a vigilanza esattamente come tutte le altre aree comunali); pertanto una parte delle entrate da oneri da urbanizzazione, se si vuole fare una corretta gestione del bilancio, non deve finire "nel calderone" a finanziare le opere pubbliche ma deve essere immediatamente speso e destinato per coprire questo tipo di spese. Ecco quindi che è imprecisa l'affermazione "i soldi degli oneri da urbanizzazione saranno interamente destinati a finanziare la variantina alla S.P. 91" altrimenti potrebbe esserci tra l'altro una "rissa tra frazioni" perchè i residenti delle due frazioni "bresciane" che si prendono "in collo" il traffico aggiuntivo potrebbero non essere favorevoli alla circostanza che il frutto di ciò che viene costruito e realizzato sul loro territorio sia interamente destinato allo smaltimento del traffico della Capitale, che peraltro si concretizzerà con una variantina destinata a scaricare parte di quel traffico sul territorio di un'altra frazione comunale come Calepio.
L'ATTRIBUZIONE DELLA CATEGORIA CATASTALE E DELLE RENDITE - Castelli Calepio presenta innanzitutto il piccolo vantaggio per noi cittadini proprietari di immobili di rendite catastali inferiori a quelle dei Comuni limitrofi (è un "regalo" degli anni passati quando alcuni Comuni tra cui Castelli Calepio, Credaro e Tavernola Bergamasca avevano ottenuto delle riduzioni delle rendite catastali e quindi chi risiede nel paesello delle quattro frazioni e diventa proprietario di un immobile gode del vantaggio di una minore base imponibile su cui calcolare l'I.M.U.), poi sarà necessario verificare chi sarà il proprietario dei nuovi immobili e quale categoria catastale sarà attribuita agli stessi; ma quello che è un vantaggio per i contribuenti (rendite catastali più basse rispetto ai Comuni limitrofi) è ovviamente uno svantaggio per chi incassa, cioè per il Comune e per lo Stato. Sembrano mere quisquilie formali del tutto irrilevanti, ma innanzitutto Castelli Calepio è un Comune in cui esiste solamente l'I.M.U. e non la T.A.S.I. (quindi è solamente il proprietario, e non "pro quota" anche l'inquilino a cui saranno eventualmente locate le porzioni di immobile che costituirà il futuro centro commerciale, il soggetto che dovrà versare la futura I.M.U. al Comune e quindi la certezza delle entrate va a dipendere dalla solidità e dalla solvibilità del solo proprietario degli immobili, generando "di fatto" una totale dipendenza della solidità della cassa comunale da quel singolo "grande contribuente") e soprattutto dovremo stare attenti che la parola magica in tutte le porzioni che saranno accatastate possa essere "C1, C2 oppure C3" (che identificano negozi, magazzini / depositi e piccoli laboratori artigianali) e che non sia invece attribuita a qualche grande sub struttura la parola "D" (che identifica le strutture produttive e di vendita di medie e grandi dimensioni, non classificabili come "negozi" oppure come laboratori di tipo "artigianale"): questo perchè l'I.M.U. è una imposta anomala che solo teoricamente è "comunale", perchè per la parte più consistente (quella degli immobili di categoria catastale "D" che hanno maggior valore rispetto agli altri) è una imposta parzialmente statale visto che la ripartizione dell'imposta per tali categorie di "grandi immobili" è che il 75% delle entrate spettano allo Stato e solo il 25% delle entrate restano al Comune. In realtà per un centro commerciale delle dimensioni ipotizzate (15.000 metri quadrati) il rischio dovrebbe essere minimo e quasi certamente la parola magica sarà "C1" perchè la parola "D" sarebbe un suicidio politico e amministrativo; potremo tuttavia quantificare la reale voce "vantaggi economici" solamente dopo il definitivo accatastamento della nuova unità immobiliare e dopo avere verificato con precisione chi sono i proprietari e quale è la base imponibile su cui dovranno essere calcolate le principali imposte locali. Non va dimenticato che il moltiplicatore della rendita catastale dell'unità immobiliare categoria "C1" (negozio) è il più basso di tutti: tale moltiplicatore è pari a 55, mentre il moltiplicatore della categoria "D" (altri immobili produttivi di medie e grandi dimensioni) è pari a 65, il moltiplicatore della categoria "C2" (depositi e magazzini) ammonta a 160, il moltiplicatore della categoria "A10" (uffici) ammonta a 80 e il moltiplicatore della categoria "C3" (laboratorio artigianale) è a quota 140: questa differenza di moltiplicatori delle rendite (che nel 2009 quando esisteva l'I.C.I. e non l'I.M.U. non esisteva in questo modo così complesso e super differenziato) se non tenuta bene in considerazione rischia di comportare una "sovra stima" delle future entrate, che poi nei successivi anni potrebbe portare a rettifiche "al ribasso" e quindi a imbarazzanti e spiacevoli conseguenze sui bilanci comunali delle future legislature. E' quindi necessaria grande attenzione (non solo da parte dei responsabili degli uffici, ma anche da parte dei politici locali) quando si faranno le stime preliminari "analisi costi / benefici" dal punto di vista contabile, perchè una svista oppure una errata valutazione iniziale può avere conseguenze catastrofiche e "fare pendere la bilancia" verso decisioni che poi si riveleranno errate.
IL FONDO CREDITI DI DUBBIA ESIGIBILITA' E L'ADDIZIONALE COMUNALE - qui casca (purtroppo) l'asino. In assenza di adeguate misure compensative a favore del piccolo commercio locale, e di una convenzione con cui si impegna il nuovo proponente ad assumere per il nuovo punto vendita di Quintano manodopera residente nel territorio di Castelli Calepio, avremo la beffa economica di un nuovo centro commerciale che "sbatte fuori mercato" i commercianti più deboli e magari anche qualche struttura di vendita (ad esempio i supermercati di piccole dimensioni che hanno già adesso scarso successo) facendoli precipitare nella crisi economica. E' inutile dire che quando un contribuente finisce in crisi aumentano a dismisura le probabilità che egli non è più in grado di assolvere alle proprie obbligazioni più onerose, tra cui l'I.M.U. su immobili che nel frattempo sono diventati "cattedrali nel deserto" che contengono un'attività in estinzione oppure addirittura una ex attività appena estinta; inizierà relativamente a tali immobili la triste procedura di una I.M.U. non più versata che anno dopo anno andrà ad aumentare il famoso e famigerato "fondo di accantonamento dei crediti di dubbia esigibilità". Se non si obbligherà il nuovo operatore ad assumere manodopera residente a Castelli Calepio avremo la seconda beffa economica: persone non di Castelli Calepio verranno a lavorare sul nostro territorio comunale, lasciando "in collo" a noi il traffico aggiuntivo prodotto dalle loro automobili, e ai Comuni dove fisicamente risiedono l'entrata derivante dall'addizionale comunale sul reddito da lavoro dipendente che riguarda prestazioni da loro eseguite sul nostro territorio comunale. Il progetto della Lega "versione 2009" ad esempio prevedeva misure compensative a favore dei commercianti locali, una aliquota I.C.I. meno elevata rispetto agli altri contribuenti (l'aliquota I.C.I. degli altri immobili era del 5,50 per mille, l'aliquota I.C.I. dei proprietari di negozi commerciali categoria catastale "C1" era del 5 per mille proprio "a parziale compensazione" del fatto che la futura concorrenza rispetto a un centro commerciale dovesse essere in piccola misura ristorata da una minore tassazione locale rispetto alle altre tipologie di immobili) e una convenzione che impegnava l'operatore ad assumere un certo numero di persone residenti nel territorio comunale, oltre alla creazione obbligatoria di un cinema "multi sala": al momento non è ancora chiaro se il "nuovo" progetto riprenderà quel tipo di condizioni che erano state previste per "fare digerire" ai residenti sul territorio i costi sociali della nuova struttura.
LE OPERAZIONI DI BONIFICA DEL SITO INQUINATO - anche in questo caso si introduce un elemento decisivo. L'interruzione delle operazioni di bonifica dopo le sentenze del TAR e del Consiglio di Stato e l'inerzia della precedente maggioranza (quella che ha governato nella legislatura che si è appena conclusa) non è stata "neutrale": quando si lascia trascorrere un periodo di cinque anni senza fare praticamente nulla se non le operazioni di monitoraggio e di analisi del terreno inquinato, è molto probabile che l'inerzia e l'inattività hanno ulteriormente compromesso le condizioni in cui versa il suolo (e forse anche il sottosuolo), e ciò farà certamente aumentare gli sforzi necessari per il risanamento del sito e per il ripristino di condizioni decenti che sono la base indispensabile senza la quale non si può pensare di fare sorgere su quel terreno un tipo di attività produttiva che è la vendita di prodotti alimentari. Sarebbe quindi importante relazionare in modo approfondito e dettagliato in Consiglio Comunale specificando quali operazioni di bonifica saranno necessarie, con quale crono programma esse dovranno essere realizzate e soprattutto chi è il soggetto (il proprietario dell'area?? il Comune che si sostituisce a lui attivando le procedure di urgenza negli Enti sovra comunali??) che ha l'obbligo di eseguire quelle operazioni nel rispetto del crono programma che sarà concordato con gli Enti interessati.
LA QUESTIONE DEL DEPURATORE - rispetto al 2009 sono totalmente "cambiate le carte in tavola" perchè adesso a smaltire le acque reflue della zona di Cividino e Quintano è il nuovo depuratore che è di proprietà del Comune di Palazzolo sull'Oglio; quindi gli eventuali scarichi aggiuntivi derivanti da quel nuovo insediamento commerciale rischiano di "finire in collo" in primo luogo al Comune di Palazzolo sull'Oglio. La vicenda può entusiasmare oppure irritare il popolo di Castelli Calepio, ma questa circostanza sarà utilizzata dai movimenti politici palazzolesi che si oppongono alla realizzazione del centro commerciale come motivazione (reale e non meramente formale) da calare come "la spada di Brenno" sul piatto della bilancia nel momento in cui si dovrà dare il "via libera" definitivo al nuovo centro commerciale, e fornisce loro fin da questo momento "diritto di ingerenza" nelle vicende che si svolgono sulla linea di confine tra il nostro territorio comunale e il loro territorio comunale: quando un Comune ha dovuto rivolgersi al potente "vicino di casa" per chiedere aiuto e soccorso nella delicatissima funzione della depurazione delle acque, si deve sapere che da quel momento in poi si consegna nelle mani del "vicino di casa" diritto di ingerenza e "di ultima parola" rispetto a quelle questioni in cui uno degli elementi determinanti è ciò che riguarda l'aspetto ambientale e la tutela della zona del fiume Oglio.
Esiste un ulteriore elemento che è quello dei posti di lavoro, in cui di solito la qualità occupazionale della piccola realtà locale ("a conduzione familiare" significa che spesso i piccoli esercizi con pochi dipendenti li trattano bene, proprio perchè quei dipendenti sono ormai parte integrante dell'esercizio stesso e quindi assolutamente determinanti per mantenere in piedi l'attività) è migliore di quella della grande distribuzione e della grande industria, con il Gufo che per ragioni di lavoro è a diretta e quotidiana conoscenza del fatto che il dipendente del piccolo artigiano e commerciante spesso "fa parte della famiglia" ed è in rapporto di vera e propria amicizia e solidarietà personale con il suo datore di lavoro mentre in diversi casi nella grande realtà molti dipendenti diventano rapidamente "numeri di matricola" perfettamente sostituibili e quindi da assumere a tempo determinato oppure con altre formule di precarietà e di assoluta incertezza. Chi arriva per ultimo gode per alcuni anni del fascino della novità e ha successo, ma poi ne arriva un altro a sua volta "nuovo" ha il potere magico di trasformare in "vecchio e decrepito" ciò che fino a pochi giorni prima era "recente", e ogni volta che ne arriva uno "nuovo" (siccome la capienza della borsa della spesa del consumatore non aumenta a dismisura come sognano da anni gli "ultras del capitalismo consumista", e quindi ciò crea la necessità di creare continuamente "nuova droga" a suon di retribuzioni pagate in parte sempre crescente con "buoni spesa" che impoveriscono il lavoratore perchè non sono soggetti a contributi e nemmeno a concorrere al calcolo del T.F.R.) finiscono nella crisi quelli che erano già esistenti: "l'ultimo che arriva" spesso e volentieri fa da ramazza e crea uno o più "negozi e capannoni vuoti" che abbruttiscono la zona con la triste visione di una vetrina (senza nemmeno la saracinesca calata in grado di coprire quella penosa visuale) ormai fatiscente, piena di ragnatele e di polvere, inutilizzata da mesi e quindi "pezzo di cemento inutile" a cui si deve solamente augurare che presto o tardi, anzichè l'insolvenza I.M.U., possa intervenire una pietosa ruspa (possibilmente non quella di Salvini) in grado di abbattere ciò che una volta era glorioso e vitale e che adesso a forza di riempire il mondo di supermercati e centri commerciali non è niente altro che "una carcassa" spesso non migliore della vista deprimente della carcassa delle ex Fonderie Quintano. Tutte queste considerazioni (e l'analisi del Gufo in questo post è da considerare largamente incompleta, perchè per scelta dello scrittore solitario essa ha preso in esame solamente gli aspetti economici e non quelli sociali, ambientali e "di welfare" che non sono meno rilevanti di quelli economici, oppure considerazioni in merito alla saturazione del territorio in cui ormai esistono una marea di centri commerciali e di strutture di vendita e in merito alle scarse capacità progettuali e alla scarsa lungimiranza politica di cui diverse amministrazioni comunali e non solo quella di Castelli Calepio hanno dato prova in questi ultimi anni) sono "ciò che i politici non vi diranno mai" perchè il "Dio Denaro" e i 1.000,00 euro al mese servono per tirare avanti lo spazio della legislatura in cui essi sono in carica: le "generazioni future" purtroppo oggi hanno meno di 18 anni e quindi non hanno diritto di voto, e quindi dei loro problemi ce ne possiamo tranquillamente fregare perchè quando inizieranno a votare, i politici che hanno preso la decisione "OGGI" avranno esaurito il limite dei due mandati consecutivi e non avranno più bisogno di promettere "mari e monti" a chi non potrà più votare per loro
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