sabato 27 luglio 2019

LA "PICCOLA DISNEYLAND CASTELLESE" ERA QUALCOSA CHE PENSAVA AL FUTURO, QUINDI LA POSSIAMO RIPRENDERE IN MANO ANCHE OGGI

La chiamavamo  "la piccola Disneyland castellese",    andava  "oltre il centro commerciale"   (futile ed effimero,   "il vuoto e il nulla assoluto",    la luce che resta accesa pochi anni  e  poi lentamente si spegne)  ed era,   nella  "bozza di idea"  che stava nascendo in due persone,   qualcosa di molto simile a una  "piccola Keukenhof"   in versione locale.    Un luogo dei divertimenti,   in cui si doveva partire dall'aspetto  "innovativo"   e  con  molta cura della scenografia esterna,   perchè innanzitutto doveva essere esteticamente bellissimo  e  "da prima pagina dei giornali"   (locali  e  magari anche nazionali)  ma soprattutto perchè se un progetto non contiene nella sua versione originaria una forte ambizione  e  una piccola dose di megalomania vuol dire che in quel progetto non si ha la minima fiducia,   e  allora conviene dedicarsi a ciò che è  "futile ed effimero".     Chi pensa che un luogo del genere non può essere fonte di guadagno  e  di risorse in un Comune,  è totalmente fuori strada:   nella più bella nazione europea,   l'Olanda,   la cittadina di Lisse  (a 30 km.  di distanza da Amsterdam  e  che è poco più grande di Palazzolo sull'Oglio,   con i suoi 29 mila abitanti)   con il suo parco floreale non solo è diventata famosa in tutto il mondo,    ma nei due mesi all'anno di apertura la  "piccola cittadella"  che si è creata nel parco  (i luoghi dei divertimenti dei bambini,   le serre,   i ristoranti,   i bar,   i negozi di souvenir,   il  "mini zoo",    la scacchiera con pezzi di legno,   il percorso pedonale sul laghetto,   il grande mulino a vento in legno  e  altro ancora)   macina continuamente numeri impressionanti di milioni di visitatori  e  turisti provenienti da tutto il mondo,   di incassi record  e  a volte addirittura di chiusure improvvise a metà giornata perchè già verso le prime ore del pomeriggio i giganteschi parcheggi  e  la marea di mezzi pubblici al servizio del parco hanno già fatto registrare il  "tutto esaurito".    Sulla variantina l'idea era molto semplice,   "un sindaco non deve fare il comunista  e  rimanere in ufficio a rompere le palle agli impiegati  e  ai funzionari,   non deve perdere tempo a mandare le mail ai dipendenti,    ma  deve andare a reperire le risorse per finanziare le grandi opere pubbliche,   altrimenti vuol dire che non è capace di fare il sindaco";    le infrastrutture non vanno finanziate dagli oneri di urbanizzazione  (perchè essi servono,   oppure almeno in teoria dovrebbero servire,   per fornire a colui che li ha versati tutte le  "opere complementari"  come gli allacciamenti alle fogne  e  agli acquedotti,   i parcheggi,    la sistemazione della viabilità limitrofa al luogo dove sorge la nuova costruzione ecc....)    ma devono trarre origine dalla capacità di essere considerate  "strategiche"  a  livello sovra comunale  e  quindi di attrarre contributi,   finanziamenti pubblici statali  e  regionali,    accesso ai fondi europei,    mutui  e  contratti di leasing,    oppure forme di  "finanza creativa e alternativa"   come i Buoni Ordinari Comunali  e  la finanza derivata a cui il Gufo aveva iniziato a pensare.    Del resto il Gufo partiva dal presupposto che di fronte alla grande infrastruttura che trasforma radicalmente la vita di un paesello,   il debito non esiste  (anche perchè il Comune non è una impresa edile oppure una agenzia immobiliare)   e  si deve realizzare l'opera senza indugio,    limitandosi a contrattare la forma di finanziamento della stessa.    

Era un  "micro progetto"  che aveva il difetto di pensare al futuro,   e  soprattutto di essere immaginato da due persone strampalate,    quindi non riuscì mai a decollare dall'orticello  e  a entrare nelle  "sale delle trattative"  della politica,    le sedi dei partiti  e  le riunioni super segrete dove si parte con grandi discorsi  e  alla fine si sprecano ore in risse personali  e  in spartizione delle poltrone  e  di qualche piccolo favore.      Quella  "bozza di idea"   era stata pensata come la  "soluzione finale"  della problematica dell'area ex Fonderie Quintano  e  non come l'ennesimo centro commerciale che avrà davanti a sè solo la scelta tra avere successo  (e in tal modo fare precipitare una delle strutture limitrofe,   che si trascinerà stancamente verso la crisi  e  verso la chiusura)   oppure non avere successo  e  finire  "in flop"  dopo i pochi anni di  "futile ed effimero"  che immaginava Benini nel 2012.     Per chi non vuole che sia solo l'ennesimo centro commerciale,   c'è ancora spazio  e  tempo  (se si utilizza la fantasia)   di immaginare ciò che fu immaginato,     perchè se si realizza  "la piccola Disneyland"  che attrae milioni di persone all'interno della  "cittadella"  nulla impedisce di creare anche una sala cinematografica  (quella che manca nel Comune di Castelli Calepio)   e  un  "self service"  /  mini supermercato.    Si tratta solamente di visualizzare le fotografie del Gufo  e  di immaginare che ciò che sono stati in grado di realizzare in una cittadina olandese di modesta importanza anche noi italiani,   da sempre artisti  e  progettisti di qualità non inferiore a nessuno all'interno dell'Unione Europea,     possiamo concepire  e  mettere in pratica;    e  sarebbe la più bella  "cartolina di Castelli Calepio"  da esibire come biglietto da visita a tutti coloro che per scelta oppure casualmente si ritrovano a passare sul nostro territorio comunale     



 

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