domenica 8 settembre 2019

A ROMA COME A CASTELLI CALEPIO LE PRESE PER I FONDELLI SONO FINITE, SPAZZATE VIA DEL VENTO IMPETUOSO DELLA REALTA'

Nel gennaio 2014,   quando fu tirata insieme l'alleanza locale di Castelli Calepio tra la Lega  e  Forza Italia che era appena  "risorta a vita nuova"  dopo lo scioglimento  e  il venire a meno nell'estate 2013 dell'ex Popolo della Libertà a livello nazionale  e  quindi anche locale,   la motivazione di fondo che convinsero le segreterie locali a tirare insieme l'ammucchiata era certamente quella di sperimentare anche negli United States of Castelli Calepio quella alleanza che da diversi anni  (a volte bene,  spesso malissimo con litigate  e  rotture clamorose  e  rumorose)   aveva prodotto governi nazionali  e  regionali,   e  anche Giunte locali,    ma ci fu anche una decisiva valutazione tattica  e  meramente  "numerica".    Il Partito Democratico era in crescita fortissima di consensi elettorali,   Renzi era appena diventato Presidente del Consiglio  e  quattro mesi più tardi alle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo avrebbe preso addirittura il 40%  dei consensi e dei voti a livello nazionale,   e  inoltre si doveva  "mandare a casa"  a  tutti i costi il sindaco in carica della lista civica  "Patto per Castelli Calepio"   che era detestato sia dalla  "vecchia guardia"  della sezione locale della Lega  che  da alcuni esponenti  e  tesserati dell'ex Popolo della Libertà locale.    Ci fu una rissa politica addirittura prima dell'inizio della campagna elettorale,   tragicamente sottovalutata  (quando se ne va via la persona che era addirittura stata indicata come possibile futuro consigliere con delega al Bilancio,   anzichè mettersi a ridere sarebbe stato più saggio iniziare a farsi delle domande  e  a preoccuparsi,   magari per capire se era un mero  "incidente di percorso"  oppure l'indizio che stava accadendo qualcosa di grave)   e  poi il collasso  e  crollo avvennero all'improvviso a fine maggio del 2016,   quando ad andarsene via dimettendosi da assessore al Bilancio fu addirittura la ex sindaca leghista.   Da quel momento volarono gli stracci su tutti i giornali,   le risse divennero talmente indecorose che  "si dava spettacolo"  addirittura in aula di Consiglio Comunale,  e  se non ci fu il crollo anticipato della legislatura tutto ciò fu dovuto non solo a una procedura di decadenza palesemente illegittima  (e infatti successivamente dichiarata illegittima da due sentenze di Tribunale che ordinarono il reintegro della consigliera fatta ingiustamente decadere),    ma anche e soprattutto perchè l'ex  "Patto per Castelli Calepio"  "fece da stampella politica"  in aula,   arrivando al punto  (nell'ultimo Consiglio Comunale della legislatura)  di astenersi  e  consentire l'approvazione del bilancio consuntivo 2018  dopo che  per cinque anni aveva sistematicamente votato contro a tutti i bilanci,   compresi i bilanci di previsione 2018  e  le loro variazioni.

A Roma sta andando in scena la medesima vicenda,   con cinque anni di ritardo,   e  questo rende il fatto ancora più tragicomico perchè vuol dire che le piccole ma significative esperienze locali non insegnano nulla ai nostri politicanti tromboni nazionali,   pieni di sè  e  pieni di prosopopea.    Anche qui pressati dalla urgente esigenza di  "mandare a casa Salvini",    si è passati con estrema spregiudicatezza e con totale disinvoltura in meno di due settimane da un presidente del Consiglio che governava sostenuto da una maggioranza Lega / M5S  (con un programma ben definito,  al punto che il presidente del Consiglio firmava insieme a Salvini i famosi  e  famigerati  "decreti sulla Sicurezza")   al medesimo presidente del Consiglio che governa sostenuto da una maggioranza nettamente di estrema sinistra Partito Democratico / M5S / Liberi e Uguali   (con un programma totalmente opposto rispetto a quello di fine luglio 2019)  ed è quindi già estremamente bizzarro e stravagante il caso di una persona che senza la minima autocritica  e  senza la minima spiegazione decente e credibile fornita sulla sua  "evoluzione del pensiero" nel giro di un mese  "trasforma sè stessa"  e  le proprie idee a tal punto da votare ed approvare tutto  e  il contrario di tutto.     Si forma la squadra dei Ministri,   al termine di un  "mercato delle vacche e delle poltrone"  da fare impallidire  e  sembrare quieto e moderato quello degli United States di Castelli Calepio del gennaio 2014,    ed ecco che appena aprono bocca si scopre che non esiste un solo argomento su cui c'è uno straccio di accordo.    Il Partito Democratico dà  "via libera"  alla riconferma al governo del Ministro della Giustizia del M5S  e  poi un suo esponente contesta la bozza di riforma della Giustizia predisposta proprio da quel ministro;    il Ministro della Pubblica Istruzione propone di tassare le merendine  e  le bevande zuccherate perchè ingrassano  e  sono fonte di obesità  e  di tassare i biglietti aerei perchè si tratta di un mezzo di trasporto inquinante  (si arriva al ridicolo di fare notare che un'attivista della  "green economy"  è arrivata negli Stati Uniti d'America rinunciando all'aereo  e  attraversando l'oceano su uno  "yatch"  milionario),    una delle ultime arrivate del Partito Democratico manda letteralmente in subbuglio i nuovi alleati dicendo che si deve andare avanti con la T.A.V.  e  con il progetto  "gronda di Genova"  e  che non sono più ammissibili  "NO"  politici sulle grandi opere,    e  un suo collega del M5S le risponde che se quello è il suo pensiero può tranquillamente accomodarsi alla porta ancora prima di entrare in carica;   infine si viene a sapere che Di Maio nella notte che precedeva le trattative ha praticamente imposto come sotto segretario un suo  "fedelissimo"  sotto la minaccia di  "fare saltare tutto"   mentre  a sorpresa il nuovo Ministro dell'Economia  (quello che dice che le elezioni non sono importanti  e  che i popoli votano ingannati dalla propaganda)   ha ripescato a sorpresa nel suo Ministero un tecnico che fu giubilato dal Presidente del Consiglio pochi mesi fa,   facendo  "rientrare dalla finestra"  quello che era stato messo alla porta.    Per quanto riguarda il sostegno del Partito Democratico al governo,   si registra solamente il fatto che i loro principali esponenti a livello nazionale si sono chiamati fuori,    mentre hanno piazzato un loro esponente  (addirittura un ex Presidente del Consiglio)   nella Commissione Europea:    è evidente che vogliono  "tenersi le mani libere"  (soprattutto Renzi)  in modo che quando hanno ottenuto ciò che volevano,   ossia la legge elettorale proporzionale con soglia di sbarramento,   in modo da poter scegliere  (a seconda di come tira il vento dei sondaggi  e  delle convenienze politiche  e  di partito)   se andare avanti oppure creare ad arte un  "incidente di percorso"   che possa far crollare un governo in cui sono loro i primi a non credere che possa governare non bene,   ma almeno in modo decente.

Non è necessario essere un'aquila per comprendere che le ammucchiate di potere nascono già vecchie  e  decrepite,    totalmente obsolete nei metodi  e  nei personaggi stessi che le compongono;    quando  ci si mette insieme solo per mandare a casa l'avversario politico,    non si tiene conto che prima o poi arriva la realtà  (perchè un conto è distribuire le poltrone e gli incarichi  ma  ben diverso è governare sui singoli temi  e  sugli argomenti programmatici sui quali ci si era scannati fino a pochi giorni fa)   che presenta il conto  e  che impone di  "ingoiare il rospo"  accettando di votare provvedimenti che non solo aizzano il popolo  e  provocano la reazione degli elettori incazzati,     ma che coloro stessi che li hanno votati  "per quieto vivere"  e  per tirare a campare ancora un po'  considerano delle vere e proprie cretinate senza senso.   Poi un giorno accade che a forza di tirare la corda  e  di mandare giù rospi qualcuno si stanca,   e  si incazza;    e  in quel momento è la fine delle favole  e  delle barzellette.     Di solito i primi mesi sono  "la luna di miele"  dei governi,   dei governicchi  e  anche delle ammucchiate di potere,   questa volta i due partiti che si sono messi insieme si detestavano a tale punto che ci hanno messo solo pochi giorni a iniziare a  "fare volare gli stracci"  in modo pesantissimo  e  con la discesa in campo del  "Fatto Quotidiano"  che addirittura oggi esordisce con un durissimo articolo di fondo del suo direttore nei confronti di quel Partito Democratico che pensa solo al potere  e  alle poltrone  e  che non cambia mai.    E'  già l'inizio della fine,   perchè quando lo scrittore del gruppo si accorge che qualcosa non funziona  e  inizia a dare fuori di matto vuol dire che le sue lunghissime antenne hanno catturato segnali inequivocabili di fatiscenza  e  di sfascio;    quindi a Roma come a Castelli Calepio si andrà avanti a prendere in giro la gente  e  a  "menare il can per l'aia"  ancora un po'  perchè  a Roma come a Castelli Calepio prima o poi si spera di trovare  "quello che fa da stampella politica"  e  che possa salvare capra e cavoli,   aiutando il carrozzone a trascinarsi avanti stancamente  e  in modo inconcludente  e  deludente  fino alla fine dell'avventura      

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