sabato 11 aprile 2020

LA PANDEMIA HA DISTRUTTO PER SEMPRE LA FAVOLA DELLA "ECCELLENZA LOMBARDA"

C'era una volta  "la favola"  dell'eccellenza lombarda,   quella della Regione  "locomotiva"  d'Italia.     L'emergenza sanitaria  "Corona Virus",   con la pandemia che ha avuto come epicentro proprio la Regione Lombardia  ed  è esplosa nei due  "focolai"  della Bassa Lodigiana  e  della zona della Valseriana di Alzano Lombardo e di Nembro,   ha messo in luce una impressionante sfilza di errori da parte di tutti gli amministratori locali lombardi,   sia a livello regionale  che  a livello locale.    I due sindaci di Milano e di Bergamo che nelle fasi iniziali dell'emergenza  (quando la zona del Basso Lodigiano era già stata dichiarata  "zona rossa")  hanno sottovalutato le conseguenze della possibile diffusione del contagio invitavano a visitare Bergamo,   Bergamo e Milano non si fermano,   gli aperitivi,   fino alla tragicomica conseguenza che il primo dei politici nazionali ad annunciare in diretta televisiva la propria positività al  "COVID19"  è stato il segretario nazionale del loro partito.     L'incredibile  "catena degli errori"  che si sono susseguiti dal 23 febbraio fino alla fine della prima settimana di marzo,   con il balletto tra Governo centrale,   Regione Lombardia  e  Istituto Superiore della Sanità che con un drammatico  "scarica barile"  rinviavano continuamente la decisione di costituire la  "zona rossa"  anche ad Alzano Lombardo  e  a Nembro ha fatto precipitare la situazione,   che nella Provincia di Bergamo è diventata ben presto  "fuori controllo":   dopo il servizio su RAI3 della trasmissione  "Report"  dedicato proprio a quella vicenda,   è entrata in scena anche la Magistratura,   con la Procura della Repubblica che ha avviato un'indagine a carico di ignoti per  "epidemia colposa".     Le pressioni della Confindustria locale che avrebbero impedito la costituzione della  "zona rossa"  ad Alzano Lombardo  e  a Nembro,    la vicenda dei  "numeri reali"  che non corrispondono per nulla ai numeri dei bollettini ufficiali,   il collasso degli ospedali pubblici  e  la strage nelle case di riposo  e  nelle R.S.A.,    il fatto che la metà dei decessi ufficiali a livello nazionale si sono registrati nella sola Regione Lombardia,   e  la continua  "rissa politica"  tra Governo nazionale  e  Regione Lombardia,   con il governo che emette un decreto  e  immancabilmente la Regione nelle ore successive emette un'ordinanza che smentisce in parte il contenuto del decreto creando confusione  e  caos,    siamo già arrivati al sesto modello di autocertificazione per gli spostamenti all'interno del territorio  e  nessuno prende atto che questa è diventata una vera e propria farsa  e  sarebbe una barzelletta,   se il contesto generale non fosse quello di una tragedia;   infine l'ordinanza che rende obbligatoria l'uscita dalla propria abitazione con le mascherine emanata quando ancora gli approvvigionamenti e la distribuzione di mascherine sul territorio erano largamente incompleti,   se non addirittura quasi inesistenti in alcune zone della Regione.    Il paragone con l'efficienza nella gestione dimostrato dalla Regione Veneto è imbarazzante,    i veneti  "di fatto"  il 14 aprile iniziano a uscire dal  "lockdown"  mentre i lombardi rischiano di rimanere  "blindati in casa"  fino a metà estate  e  subiscono l'umiliazione di dovere trasportare alcuni pazienti in Germania proprio perchè il Veneto  "sovranista"  ha detto  "NO",      ciò provocherà il definitivo fallimento della maggior parte delle imprese della Lombardia;   alla fine della crisi probabilmente la nuova  "locomotiva d'Italia"  sarà il Veneto,    mentre la nostra Regione precipiterà in una crisi economica irreversibile  (almeno nel breve periodo),   che non potrà essere risolta se non tra diversi anni.     

Malgrado la Regione continua a sfornare delibere e ordinanze in contrasto con quelle del Governo nazionale  (oppure proprio a causa di quel continuo marasma  e  contrapposizione),   ci si lamenta che i movimenti sul territorio continuano a salire  (altra ammissione del caos che regna sovrano),    e il governo regionale lombardo  (a differenza di quello del Veneto  oppure  dell'Emilia Romagna)  non  ha mai dato la sensazione di avere in mano il controllo della situazione  e  di essere in grado di deliberare in modo efficiente.     L'ultima farsa è quella che si sta consumando in queste ore,   quando la piccola concessione del governo di riapertura delle librerie,   delle cartolibrerie  e  di qualche piccola attività:   la Lombardia dice  "NO"  (esattamente come disse  "NO"  alle corse dei runners solitari)    e  lo fa poche ore dopo,   con l'ennesima ordinanza che contraddice quello appena deciso dal governo centrale,    aggiungendo un ulteriore dissenso  e  un altro elemento di confusione a una situazione già sfuggita di mano.     L'emergenza sanitaria non è ancora finita  (e probabilmente in Lombardia si concluderà molto più tardi delle altre Regioni)   ma il bilancio che è sotto i nostri occhi è inequivocabile.    C'era una volta  "l'eccellenza lombarda",    adesso quella  "leggenda"  non esiste più,   o forse dovevamo solo attendere una crisi di dimensioni  e  gravità epocali per capire che i principali esponenti politici della nostra Regione non sono affatto migliori,   anzi in diversi casi sono decisamente peggiori,    di quelli delle Regioni confinanti;    purtroppo il primo giudizio politico impietoso dell'emergenza emerge proprio in quella che doveva essere  "la locomotiva"  della nazione  e  che invece è clamorosamente deragliata dal punto di vista politico  e  della gestione amministrativa,   facendo finire fuori strada l'intero convoglio     


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