La rivoluzione degli onesti è finita, ma in fondo per una persona diffidente come il vecchio Gufo non è una sorpresa, in realtà quella rivoluzione non era mai iniziata. Due vecchi Guru miliardari (l'ex comico Beppe Grillo e l'ex ideologo Roberto Casaleggio, purtroppo deceduto, e si sente la sua mancanza perchè con la sua intelligenza probabilmente avrebbe evitato ai "giovani rampanti arrivisti" di fare figuracce e scivoloni politici gravi come quelli della sindaca di Roma Virginia Raggi) e un manipolo di arrampicatori sociali opportunisti hanno gridato allo scandalo per anni sui privilegi della politica, sugli scandalosi super stipendi della Pubblica Amministrazione, sul presidente del Consiglio non eletto dai cittadini e tutto il "blà blà blà" demagogico del M5S è andato in onda per anni sulle televisioni (quelle dove avevano detto che non si sarebbero mai presentati davanti ai "conduttori di regime" mentre da due anni dilagano e imperversano su tutti i "talk show di regime" Di Maio, Di Battista, lo scribacchino Travaglio e tutto il resto della truppa) e in soli due mesi di governo romano è già andata in scena il peggio della Prima Repubblica. PRIMO ATTO, la rissa per le poltrone: prima si è registrata la "rissa politica" (per mere rivalità personali) tra la sindaca Raggi e la parlamentare romana Roberta Lombardi, poi i "vertici di partito" con il Direttorio (nel quale si è assistito alla farsa di due signori che non si sono mai candidati e quindi non sono stati mai eletti da nessuno, Grillo e Davide Casaleggio, mettere il becco nelle questioni del governo di una città e condizionare le scelte della sindaca appena eletta con i loro "consigli disinteressati") e alla fine la nomina di un'assessore esterna a sua volta non eletta da nessuno, in quanto non si è presentata alle elezioni comunali, Paola Muraro. E non si può certo dimenticare l'assalto alla diligenza e la rissa politica con cui i "big" romani del M5S hanno tentato di intrufolare a sorpresa l'esercito di parenti, amici, simpatizzanti e fidanzati nei poco visibili, ma ben retribuiti, "posti di sottogoverno", che non sono gli assessorati (e non hanno la visibilità mediatica ma anche le gravi responsabilità pubbliche che derivano dalla carica di assessore), ma sono i posti di comando dei Municipi, postazioni che da anni a Roma sono utilizzate come un posto sicuro e riparato dal quale partecipare alle "piccole e grandi abbuffate del teatrino della politica romana". SECONDO ATTO i super stipendi dei politici entrano ufficialmente in scena con uno dei più clamorosi "super stipendi" della storia recente della politica del Comune di Roma: i 193.000,00 euro lordi annuali (ai quali secondo la delibera di Giunta devono essere aggiunti gli oneri a carico del Comune e la quota I.R.A.P. calcolata su quella retribuzione) che la sindaca Raggi ha deciso di riconoscere al nuovo "capo di gabinetto" dello staff del sindaco è semplicemente ipocrita e scandaloso non solo se si tiene conto della predicazione demagogica del M5S sui "costi della politica", ma soprattutto se si fa un semplice paragone con il Presidente del Consiglio nazionale (che governa la Nazione Italia e non ha un ruolo dirigenziale, anche se importante, di una singola grande città della Nazione Italia) il cui stipendio, come riportato dal "Sole 24 Ore" nel 2014, ammonta a circa 115.000,00 euro annuali lordi!!! Peraltro, nei giorni precedenti, è passato quasi inosservato l'altro non esiguo stipendio che è stato attribuito al responsabile della comunicazione istituzionale (il mitico "portavoce del sindaco") sfiora a sua volta i 10.000,00 euro lordi mensili: ci si chiede come sia possibile, in un Comune che per dichiarazioni pubbliche rilasciate ripetutamente dall'attuale sindaca in campagna elettorale versa in condizioni finanziarie disastrose ed è vicino al collasso finanziario (oltre che reduce da un commissariamento a causa dell'interruzione anticipata della ex legislatura con sindaco Ignazio Marino) possa pagare questi generosi stipendi senza imporre a tutti, a partire dal sindaco all'ultimo dei dirigenti, almeno una stagione di stipendi ridotti (erogare stipendi di 3.000,00 - 3.500,00 euro netti mensili per due o tre anni in attesa di superare il momento di grave crisi finanziaria non sarebbe certo "condannare alla fame e alla miseria" i dirigenti) per evitare il tracollo finanziario del bilancio comunale di Roma.
Il nuovo "capo del gabinetto" della Giunta M5S di Virginia Raggi percepisce uno stipendio annuo lordo nettamente superiore a quello del Presidente del Consiglio Matteo Renzi e ci si chiede quale credibilità politica, da oggi, hanno questi "giovani rampanti" quando strillano demagogicamente contro ogni provvedimento dell'attuale premier Renzi. La rivoluzione come tutte le "rivoluzioni all'italiana e alla romana" è già finita con questi incredibili "scivoloni politici" ma il Gufo non ci ha mai creduto, per lui la rivoluzione in realtà non era mai iniziata. Quelli che si accomoderanno sulle poltrone nazionali sotto il simbolo del M5S dimenticheranno presto le promesse di stipendi modesti, di restituzioni di soldi, di limite dei due mandati, di reddito di cittadinanza, dimenticheranno presto le facili promesse, le urla demagogiche e tutto il resto: gridare dall'opposizione è facile ma poi "resistere alla tentazione" (la tentazione è umana, investe il lato debole dell'uomo che è il desiderio di potere, di notorietà pubblica, di denaro e di una vita agiata e piena di privilegi) quando si siede finalmente sui banchi di governo diventa difficilissimo, quasi impossibile. Solo Clementina e Colombi si sono dimessi volontariamente dalla carica di assessori qui a Castelli Calepio rinunciando alla indennità di funzione di 1.300,00 euro lordi (che è una somma non esigua e più che decorosa per l'onore di essere assessore in un paesello di 10.000 abitanti, ma rispetto ai super stipendi che girano a Roma rappresenta poco più di una semplice "pacca sulla spalla") ma con l'aria di "assalto alle poltrone e agli stipendi pubblici" che tira in Italia e che ha travolto anche i "duri e puri" del M5S, il loro gesto rischia di essere interpretato come quello di due "kamikaze della politica" che rinunciano a una poltrona pubblica e a uno stipendio in una nazione dove la maggior parte dei politici locali e nazionali assaltano la diligenza da mattina a sera e venderebbero i loro stessi parenti e la loro stessa dignità e libertà personale pur di occupare, per qualche anno, una piccola (ma ben retribuita) poltrona o poltroncina pubblica, e dove una volta saliti al potere, non si dimette volontariamente quasi mai nessuno se non viene costretto (quasi con la forza) alle dimissioni da qualche scandalo giudiziario
Ocio Gufo che il M5$ ti inpallina.
RispondiEliminaSe la Raggi e il M5$ vanno avanti con queste fanfaronate, il Gufo teme che si impallineranno da soli (e anche molto velocemente...)
Elimina