venerdì 18 novembre 2016

''NERONE, DUEMILA ANNI DI CALUNNIE'' IL GUFO RIPRENDE IL DIBATTITO STORICO SULL'IMPERATORE PIU' AMATO DAL POPOLO E PIU' DETESTATO DALLA CASTA DEI POTENTI

''NERONE,  DUEMILA ANNI DI CALUNNIE''  scritto dal pessimista e solitario Massimo Fini,  uno scrittore isolato e dalle idee stravaganti esattamente come il Gufo post depressivo,   travolge uno schema già scritto da diversi secoli,  restituisce un grande e complesso personaggio della Roma antica a una visione più reale,  e meno  'da leggenda nera',   un Imperatore amato dal popolo e detestato dalla cricca oligarchica formata dai membri più influenti e potenti del Senato,   dai grandi costruttori e palazzinari romani che dominavano la scena già duemila anni fa,  e dagli storici che scrissero di lui ogni nefandezza.   La mente fervida e creativa di Nerone era simile a quella del Gufo,  l'Imperatore era un giovane amante delle arti,  poeta e suonatore di cetra,  amante degli spettacoli circensi da offrire al popolo e alla plebe,   nei primi anni del suo regno si avvaleva della collaborazione di un prestigioso filosofo di indubbio valore come Seneca.   Le sue prime riforme finanziarie e monetarie,   compresa una svalutazione,   erano a favore dei commercianti,  dei piccoli artigiani,   dei negozi delle periferie romane,   e perfino nei godimenti personali dei suoi peggiori vizi sessuali Nerone preferiva gozzovigliare nei locali della periferia più malfamata di Roma piuttosto che nei Palazzi delle grandi matrone romane.

Nerone era salito al trono a soli 17 anni,   oppresso da una madre invadente con una personalità autoritaria,  fortissima e dominante,  che voleva essere  'la Grande Imperatrice di Roma'  e  dominare la scena,  tessendo intrighi di corte e di famiglia spregiudicati e privi di ogni scrupolo pur di mantenere il potere,   mentre la sua giovane sposa era troppo remissiva per contrastare la madre invadente.   Dopo la conoscenza della bellissima Poppea Sabina,   a sua volta spregiudicata e priva di scrupoli,   il povero Nerone   -   il quale sognava solamente di occuparsi in modo innocuo delle sue passioni artistiche,  lasciando il governo degli affari statali in mano ai due eccellenti funzionari Seneca e Afranio Burro  -   fu travolto e tirato in mezzo dalla lotta feroce per il potere tra le due donne prive di scrupoli,  la madre Agrippina e la moglie Poppea Sabina,  e da uomo fragile Nerone obbedì docilmente alla moglie e fece uccidere ed eliminare la madre.   In una lite furiosa con la moglie Poppea,  che lui amava follemente sopra ogni altra cosa,  Nerone purtroppo colpì con violenza la moglie che era in gravidanza e si consumò la tragedia irreparabile della perdita della moglie,  che fece crollare il povero Nerone il quale finì in una grave condizione di depressione  e  soprattutto finì nelle mani dello spregiudicato Tigellino,  capo dei pretoriani spietato e intrigante che a tradimento stravolgeva gli ordini dell'Imperatore,  congiurava contro di lui con lo scopo segreto di sostituirlo con una cospirazione di Palazzo.    Solo quando i danni compiuti dal capo dei pretoriani furono evidenti e quasi irreparabili Nerone riuscì ad accorgersi dell'infida personalità del suo  'fedele'  servitore e riuscì appena in tempo a farlo finire sotto processo  e  a giustiziarlo.

Malgrado le tragedie personali sopra descritte,   Nerone fece riforme epocali  e  altre riforme furono bloccate dalla cricca oligarchica del Senato,  dei salotti del potere  e  dei palazzinari romani.   I suoi 15 anni di regno,  anche grazie alle passioni personali dell'Imperatore,  furono molto vivaci nel mondo della cultura,  del teatro,  della musica  e  dell'arte  e  al popolo fu concesso di assistere a straordinari spettacoli e lotte tra gladiatori a prezzi stracciati al Circo Massimo.   Nerone stesso,  suonatore di cetra e grande poeta,   cocchiere e gladiatore del circo,  si esibiva in prima persona attirando pubblico che riempiva i teatri,  il Circo Massimo  e  le sale della musica fino all'ultimo posto disponibile,  applaudendo a scena aperta le sue esibizioni.   Non furono avviate guerre di invasione e aggressioni agli Stati confinanti,  fu semplicemente attuata una politica di mantenimento dei confini,  di integrazione con i migranti,  di consolidamento dell'Impero  e  questo gli attirò l'ira della cricca dei militari e dei generali che vivevano di guerre di invasione  e  delle spartizioni dei ricchi bottini dei territori conquistati,  che spesso avvenivano in modo illegale con taglieggiamenti ai danni delle popolazioni,  che non a caso insorgevano spesso  e  non a caso dopo il crollo di Nerone si registrò una pericolosa insurrezione nei territori di Israele repressa prima da Vespasiano e poi da Tito.    L'incendio di Roma è ormai dimostrato che fu casuale,  e i danni furono ingenti e devastanti a causa della disastrosa costruzione urbanistica della città,   ma Nerone non fu mai sul colle a suonare la cetra assistendo allo spettacolo della Roma che bruciava come descritto dalle calunnie degli storici dell'epoca,  anzi,  organizzò in tempi molto rapidi una straordinaria operazione di Protezione Civile,  di soccorso alla popolazione,  di rimozione delle macerie  e  di bonifica delle aree devastate dall'incendio.    La ricostruzione fu attuata con tecniche  ''ecologiche''  e  innovative,  con largo utilizzo della pietra gabina e albana che erano ignifughe e refrattarie agli incendi,  con istituzione obbligatoria dei  'kit anti incendio'  a carico dei grandi proprietari di immobili,  con maggiori spazi tra gli edifici in modo da evitare facili propagazioni degli incendi  e  con un utilizzo più razionale dell'acqua degli acquedotti pubblici,   eliminando sprechi e inefficienti gestioni delle risorse idriche.    Fu realizzata grazie alla progettazione di Nerone una delle meraviglie dell'antichità,  il Palazzo Imperiale della Domus Aurea,  che ancora oggi è uno dei principali siti storici e culturali di Roma.   Questi provvedimenti ovviamente fermarono sul nascere la voglia di speculazioni edilizie dei palazzinari che già sognavano  'il grande affare della ricostruzione'  e gli attirò addosso l'invidia dei potenti,   ma anche le lodi di Tacito che nelle sue cronache descrisse in modo positivo questi provvedimenti.  

Nell'atto del suicidio il Nerone che esclama  ''quale artista perisce con me''  è certamente simbolo di problemi di instabilità mentale e di megalomania,   ma è anche il momento solenne e supremo di amore per l'arte,  per la diffusione del  'Bello Estetico',   per la musica e per la cultura che dopo di lui crollarono per decenni sostituite dalla finanza  e  dalla ripresa delle operazioni di grandi conquiste militari  a  scapito di quella pace e anti militarismo che lui aveva portato avanti con grande apprezzamento del popolo  e  tirandosi addosso la potente casta dei grandi generali e dei militari.    Nerone,  secondo Massimo Fini e secondo il Gufo,  merita di essere studiato in modo più obiettivo,  nella complessità di orrori  e  fatti positivi,   di una persona che troppo giovane si accollò sulle proprie spalle l'immenso e immane popolo di diventare Imperatore di Roma,   di una persona che dopo la morte della moglie Poppea Sabina fu travolto dai sensi di colpa e da una fortissima depressione,   di un artista straordinario,  ma quei fioristi e quei turisti che per lunghi anni dopo la morte rendevano sempre ricca di omaggi floreali la tomba di Nerone  e  che sognavano con nostalgia il suo impossibile ritorno e la sua improbabile resurrezione,  è la dimostrazione che il Nerone odiato dalla Casta era un Imperatore amato da vasti strati della popolazione delle periferie e delle zone e dei quartieri più popolari di Roma      

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