''Sono stato eletto per governare e non per essere democratico, i cittadini hanno fiducia in me, io ascolto tutti ma poi decido io, la gente è con me''. Le dimissioni degli assessori leghisti per motivi personali ''sono affari loro, io ho ottimi rapporti con tutti, se poi loro hanno problemi interni io non ci metto becco'', e la giornalista di 'Araberara' fa notare che la vicenda della litigata pubblica tra il sindaco Benini e la ex assessora al Bilancio Clementina Belotti, finita su tutti i giornali locali con grande evidenza e con titoli clamorosi, ha creato non poco imbarazzo all'interno della sezione locale della Lega Nord. In fondo sono frasi normali, frasi di 'ordinaria amministrazione' di un sindaco decisionista che quando è intervistato dai giornali si lascia andare a dichiarazioni contrarie all'ipocrisia e ai formalismi del ''politically correct'' e che si è sentito improvvisamente 'lasciato solo', esattamente come è accaduto in passato al Gufo, i suoi alleati si defilano uno alla volta dalle responsabilità di governo e si dimettono, rinunciano alle deleghe, vanno in giro per oltre un mese a fare sfilate e propaganda elettorale e politica per il Grande Guru Matteo Salvini, lo condannano all'incredibile situazione di ritrovarsi ''sul collo'' ben sei deleghe pesanti come quella di Sindaco, quella dell'Urbanistica, quella dei Lavori Pubblici, quella del Bilancio, quella della Gestione del Personale e quella della Sicurezza. Lui si sente solo, è vero che Fiorenzo Falconi e anche Mario Pagani gli danno una mano, è vero che il sindaco e anche Mario Pagani spesso creano caos amministrativo a causa del loro modo di fare pieno di eccessi e di demagogia, ma nelle frasi di Benini il Gufo ci legge lo sconforto più che il solito 'momento autoritario e imperiale', ci legge la solitudine, ci legge l'amarezza di chi ha capito che tra due anni e mezzo la Lega Nord vorrebbe 'cambiare candidato sindaco' magari proponendo un leghista 'giovane' (senza tenere conto del fatto che non è sufficiente essere giovani come età anagrafica, può essere molto più giovane un 70enne pieno di idee e di voglia di agire rispetto a un democristiano 40enne con mentalità da Prima Repubblica, la differenza vera la fa un cervello fresco e ancora attivo) e allora in cuor suo, nelle viscere della sua anima solitaria, il sindaco probabilmente pensa ''O.K. ho capito che alla fine della legislatura qualcuno mi chiederà di non candidarmi e tenterà di convincermi 'nelle segrete stanze dei partiti' a togliermi dai piedi, ma prima di impallinarmi come avete fatto con il Gufo mi dovrete sopportare altri due anni e mezzo, fino alla fine, a eseguire i miei ordini e a realizzare le opere, io me ne frego di Salvini e delle buffonate elettorali perchè devo amministrare il paesello che mi ha eletto per fare il sindaco, la parola d'ordine è 'mangiare questa minestra oppure saltare fuori dalla finestra', e sono pronto a scommettere che nessuno di quelli che hanno la poltrona imiterà Clementina Belotti che si era coraggiosamente dimessa dall'incarico di assessore rinunciando all'indennità di 1.300,00 euro lordi''. Benini alla fine li farà secchi i suoi avversari interni con la più micidiale delle armi a sua disposizione, quella di farli bollire a fuoco lento per due anni e mezzo costringendoli a ''mandare giù la minestra'' perchè ha capito benissimo che il mazzo di carte lo ha in mano lui, e che molti di quelli che a parole minacciano sfracelli e dicono nelle conversazioni segrete che farebbero fuoco e fiamme, in realtà sono letteralmente terrorizzati anche dalla sola ipotesi di dover rinunciare alla poltrona come fece Clementina e quindi sono decisi a rimanere inchiavardati su quella poltrona fino all'ultimo minuto di questa legislatura, a qualunque costo, compreso quello di 'mandare giù la minestra' anche quando è rancida e indigeribile.
L'origine e la fonte della solitudine umana in cui versa improvvisamente il sindaco è il vecchio Gufo. Un 'piccione viaggiatore' volonteroso, un 'cireneo dell'informazione' coraggioso e impopolare, ha fatto pervenire al Gufo il messaggio del sindaco che è molto chiaro: il sindaco rimpiange il Gufo. Sono state le solite faide interne ai partiti, quelle che agli elettori non interessa praticamente nulla in quanto frutto di gelosie personali, di voglia di protagonismo di qualcuno, di deludenti giochini tattici di partiti e di spartizioni delle poltrone, a determinare l'impallinamento e il crudele isolamento del Gufo. A Benini non frega assolutamente una mazza dei giochini politici e dei tatticismi dei due partiti Lega Nord e Forza Italia, è allergico alle vecchie cariatidi democristiane della Prima Repubblica e alle loro insulse menate di partito, non interessa niente se qualche 'Sommo Sacerdote' cala dal sepolcro imbiancato di qualche segreteria provinciale di partito per dire a lui quello che deve fare e per imporre il silenzio stampa, l'uomo non ama il silenzio e non si fa silenziare e imbalsamare dai soliti burocrati di partito opportunisti e carrieristi. Hanno cacciato via il Gufo a tradimento, contro la volontà del sindaco che ha dovuto subìre tristemente questa scelta, e lui sente la mancanza del Gufo che aveva creduto in lui negli anni in cui era un semplice consigliere di opposizione e quindi contava meno del mitico ''due di picche'', non lo ammetterà mai in pubblico perchè ''l'uomo forte'' non vuole mai cedere a quella che secondo lui sarebbe un'ammissione di debolezza (ma che sarebbe invece 'ammissione di forza' perchè non esiste nulla di più forte che riconoscere in pubblico di aver commesso in passato un errore di valutazione politico e anche umano), ma prova fastidio per i disinvolti carrieristi e opportunisti che gli impediscono di ammettere l'errore perchè appena sentono parlare del Gufo gli salta la mosca al naso e diventano gelosi e irritabili. Esistono due uomini completamente soli nella politica di Castelli Calepio, uno è l'uomo solo al comando e l'altro è lo scrittore solitario che spesso ne ha criticato gli eccessi demagogici e alcune avventurose decisioni amministrative, ma al popolo probabilmente non interessa nulla di quanto è pesante la solitudine nel mondo della politica e delle relazioni sociali. Il Gufo ha combattuto la sua solitudine con la scrittura e i suoi straordinari viaggi, e ''l'uomo solo al comando'', l'uomo del fare, combatte la sua solitudine politica con queste dichiarazioni estrose e avventurose rilasciate ai giornali locali, e non saranno certamente i burocrati e i tromboni di qualche segreteria provinciale a impedire a un uomo di combattere in questo modo la sua battaglia esistenziale e politica solitaria contro il mondo intero
NOTA A MARGINE DEL POST - tra i due uomini soli, la libertà del Gufo nasce proprio ''dal rifiuto di mandare giù la minestra e anche il minestrone (politico) cucinato da altri'': il Gufo ha deciso da due anni e mezzo, rinunciando a possibili ripescaggi politici, di cucinare solo il proprio minestrone fatto di viaggi, di passione per la scrittura, e anche di solitudine e di profonda sofferenza umana. In fondo, quella del Gufo è una minestrina con qualche piccola verdura più che un minestrone, ma la minestrina quando è cucinata e preparata con cura ha ottime proprietà nutrizionali e digestive e riscalda il corpo, la mente e anche l'anima
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