Nel governo di unità nazionale che si era formato dopo la più drammatica e catastrofica strage della storia dell'Umanità che fu la Seconda Guerra Mondiale, il Ministro di Grazia e Giustizia Palmiro Togliatti, leader indiscusso del Partito Comunista Italiano, fece approvare il decreto presidenziale numero 4 del 22 giugno 1946, che era un provvedimento di amnistia. Alcuni reati di ''collaborazionismo con il nemico'' venivano di fatto estinti e sepolcrati perchè il leader comunista, che era certamente molto ideologizzato ma al tempo stesso assai pragmatico, aveva bene in mente che l'obiettivo primario in quel momento storico per la nazione Italia era la ricostruzione partendo da una situazione drammatica di devastazione materiale e morale e di miseria e povertà. ''Prima di qualsiasi altro obiettivo viene la ricostruzione della nazione con il concorso di tutti quelli che volevano ricostruire'' e poi tutto il resto, compresa l'ideologia comunista, questo era lo spirito di un provvedimento coraggioso ma talmente impopolare che il leader comunista fu costretto ad alcune correzioni restrittive dopo le fortissime critiche e polemiche che gli furono mossi da esponenti del suo stesso partito, ma nonostante queste modifiche il provvedimento di amnistia non fu mai ritirato e quel testo sarà successivamente la base legale e giuridica utilizzata dai successivi governi a guida di presidenti del Consiglio democristiani per estendere e allargare i casi di applicabilità dell'amnistia.
In questi ultimi tempi il teatrino della politica italiana, sempre più scadente come qualità e sempre più triste e imbarazzante come contenuti, propone a tutti i livelli amministrativi patetiche sceneggiate e ridicole litigate per motivi che si rivelano spesso futili e inconsistenti, e negli ultimi tempi le aule di Giustizia sono sempre più intasate da querele e denunce reciproche tra esponenti della maggioranza ed esponenti delle opposizioni che finiscono spesso archiviate senza nemmeno arrivare al rinvio a giudizio in quanto le ragioni che ispirano certe denunce si rivelano ben presto meritevoli di finire direttamente in qualche polveroso faldone e di rimanere archiviate a vita nel Tempio dell'Inutilità che ha seppellito la Giustizia italiana sotto un arretrato di milioni di pratiche a causa degli eccessi di litigiosità dei nostri politicanti. Se qualcuno dovesse alzarsi un giorno e decidere, con decisione che sarebbe certamente più popolare della amnistia impopolare che fu approvata grazie a Palmiro Togliatti negli anni immediatamente successivi a quelli della Seconda Guerra Mondiale, che tutte le querele fatte dai politici uno contro l'altro devono finire direttamente nel cestino della carta straccia perchè le vicende della politica si devono risolvere nelle aule della politica oppure utilizzando gli strumenti moderni e antichi della comunicazione politica, probabilmente questa proposta di ''condono tombale'' che sarebbe quanto mai necessario non sarebbe mai approvato dai nostri politici strapagati, permalosi e super litigiosi, e questa è una delle ragioni per le quali quelli dell'immediato Dopoguerra furono gli anni della ricostruzione della nazione e quelli di adesso sono gli anni che stanno lentamente trascinando a fondo la nostra Patria. Purtroppo non sarà certamente il governo Gentiloni ''di fine stagione'' ad assumersi il coraggio di questo provvedimento che farebbe finalmente strage di tutte le denunce inutili, e allora andremo avanti a suon di litigate messe in atto solamente per perdere tempo e per ''menare il can per l'aia'' in modo da distogliere l'attenzione dei cittadini dai problemi reali e irrisolti della nazione
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