Non è mai esistita nella storia dell'Umanità una smentita clamorosa dei fatti sulle impressioni iniziali come quella che si è verificata negli anni dal 41 d.C. fino al 54 d.C. sotto l'illuminato regno dell'Imperatore di Roma Claudio. Furono tredici anni particolari, con una caratteristica comune per tutto quel periodo, ossia che nulla si è svolto secondo quelle che erano le previsioni e i fatti hanno smentito per tutta la durata di quel regno quello che ''i potenti e i sapienti'' si aspettavano. La drammatica congiura del 41 d.C. con la quale il permaloso e potente capo della guardia pretoriana Cassio Cherea si era liberato di Caligola aveva lasciato un momento di grande incertezza e di angoscia nei Palazzi del potere, al punto che alcuni senatori per un momento si erano illusi che ci potesse essere qualche remota possibilità di ripristinare la Repubblica e porre fine alla monarchia imperiale. Fu solo un momento di illusione e infatti gli stessi senatori posero fine all'incertezza riconoscendo l'autorità di Claudio e il suo diritto e dovere di governare, in quanto era lo zio di Caligola e quindi uno dei pochi parenti dell'ex Imperatore ''matto'' rimasti in vita, ma la scelta fu dettata soprattutto dal fatto che Cassio Cherea e i suoi sgherri si sentivano padroni assoluti della situazione e minacciavano di spadroneggiare e di dettare legge seminando il regime del terrore nella città. L'Imperatore Claudio, il poveraccio e il mentecatto, quando salì al potere in un momento di vanità incredibile si fece attribuire il nome Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico, un nome pomposo e inutilmente fanfarone e trombone che era in netto contrasto con l'indole di un uomo che di solito era quieta e remissiva se non addirittura quasi inesistente e molto pigra.
Indro Montanelli nel suo libro ''Storia di Roma'' descrive Claudio come un uomo ormai 50enne con una fama da mentecatto e un'espressione da stordito e da poveraccio, e i suoi difetti erano amplificati dal fatto che aveva difetti e imperfezioni fisiche assai evidenti ed era anche balbuziente. Tuttavia Claudio riuscì a mettere nel sacco ''i furbi e i potenti'' che si erano illusi di nominare un uomo debole e facilmente manovrabile, infatti si presentò in Senato per il discorso di investitura ufficiale e li sorprese dicendo ''so benissimo che voi mi considerate un buono a nulla, ma ho solo fatto finta di esserlo, ed è per questa ragione che io oggi sono qui''. In pratica il neo Imperatore accusava con ironia ''i potenti'' di eliminare fisicamente le persone migliori e di lasciare in vita e fare carriera agli inetti e annunciava loro di averli fregati recitando abilmente per anni la commedia dell'uomo insulso per rimanere in vita, in modo da potersi presentare nel momento decisivo pronto a salire al potere. Poi con la seconda frase Claudio mise nel sacco i ''furbetti'' dicendo che avrebbe pagato gli stipendi arretrati della guardia pretoriana, ma che esigeva la consegna immediata dell'organizzatore dell'agguato a Caligola per la sua condanna a morte e per instaurare il principio che a Roma chi sarebbe stato sorpreso in futuro a congiurare contro l'Imperatore avrebbe pagato questo atto di tradimento con la propria vita. Il Senato non vedeva l'ora di liberarsi di quello sgherro e fu ben felice di obbedire all'ordine di Claudio, che entrava nel favore del popolo liquidando il pretoriano che aveva fatto il bello e il cattivo tempo dopo la morte di Caligola.
Claudio fu un eccellente amministratore perchè aveva i due grandi pregi dell'ottimo amministratore, ossia quello di delegare le decisioni più importanti agli altri e soprattutto la capacità di scegliere eccezionali amministratori sia tra i burocrati che tra i capi militari. Introdusse il criterio della meritocrazia su larga scala, e molte tra le cariche pubbliche più importanti furono infatti assegnate ''ai liberti'' e non ai senatori, instaurò un clima di grande collaborazione con il Senato che veniva sempre consultato prima di prendere le decisioni più importanti, tenne in grande considerazione i saggi consigli dei senatori più influenti a corte e fu un eccellente capo militare che riuscì a scegliere abilissimi generali, al punto che sotto il suo regno iniziò a fare carriera il futuro Imperatore di Roma Vespasiano, e infatti riuscì a conquistare la Britannia facendo raggiungere all'Impero la più vasta estensione mai conosciuta fino al momento del suo regno. Le condanne a morte e i delitti di ''lesa maestà'' furono ricondotte a casi realmente eccezionali e non in maniera patologica come nel momento più nero del regno di Caligola e di Tiberio e la situazione riuscì a normalizzarsi.
Purtroppo la rovina di Claudio fu il fatto che era un donnaiolo spregiudicato e letteralmente ''fuori di melone'', che perdeva completamente la testa per le conquiste femminili, e nessuno si sarebbe mai aspettato che il vecchio balbuziente pieno di difetti fisici era uno dei più spregiudicati e insaziabili donnaioli dell'intera storia dell'Impero Romano. Dopo tre matrimoni gettati al vento da altrettanti divorzi, Claudio sposò Valeria Messalina e come spesso accade ''la più infame di tutte le regine'' fu diffamata dagli storici e dal popolo oltre i suoi stessi demeriti. Messalina era giovane e aveva diversi amanti, ma la sua era la classica vivacità di quei tempi scandalosi e di un momento storico in cui nel Palazzo, autentico Tempio delle Ipocrisie e dei Sepolcri Imbiancati, ufficialmente si predicava la moralità e la virtù ma nella realtà si era immersi fino al collo nei vizi e nelle spregiudicatezze di comportamenti assai libertini. Secondo Montanelli, e il Gufo concorda in pieno, in realtà a modo loro erano una coppia felice visto che Claudio aveva il vizio di fare la corte alle cameriere delle cucine del Palazzo e quindi aveva fatto il classico ''accordo non scritto'' con la moglie grazie al quale lui faceva finta di non vedere e di non accorgersi delle avventurose vicende sentimentali di Messalina e lei per ''ringraziare'' questa concessione di libertà concedeva mano libera all'Imperatore nelle sue vicende grottesche con le cameriere di Palazzo senza mai fare scenate di gelosia, e l'unico vizio veramente intollerabile di Messalina era quello che a volte quando un uomo non voleva cedere alle sue ''avanches'', lei si spazientiva e chiedeva a Claudio di ordinare a quell'uomo di cedere immediatamente, come se si trattasse di un atto patriottico. La coppia funzionò incredibilmente e tra la sorpresa generale per diversi anni fino a quando la giovane e vivace Messalina per la prima volta nella propria vita si innamorò realmente di un uomo, ma fu sfortunata perchè quell'uomo era un balordo spregiudicato e ambizioso di nome Caio Silio che si era addirittura messo in testa di sostituire Claudio e di diventare Imperatore. Caio Silio in delirio di onnipotenza arrivò a celebrare le nozze ufficiali con Messalina mentre l'Imperatore era ancora in vita, e a dire il vero il generoso Claudio avrebbe perdonato anche questo incredibile e scelleratissimo affronto pubblico, ma il fedelissimo ministro Narciso riuscì a convincere Claudio a punire con la vita gli autori di quel gesto e Messalina uscì di scena nel modo peggiore insieme all'amante Caio Silio. La storia che aveva condannato Messalina con la ''dannatio memoriae'' riservata a una donna considerata spregiudicata, ninfomane e addirittura sanguinaria e perversa era il trionfo dell'ipocrisia dei tromboni di quei Palazzi ignobili, dove regnavano adulterio e tradimenti a piene mani (oltre alla promiscuità sessuale che spesso degenerava nel libertinaggio più sfrenato, e i peggiori di tutti erano quelli più severi nella predicazione della Virtù che inorridivano ogni volta che pronunciavano il nome di Valeria Messalina, sapendo che loro stessi erano dotati di un numero non esiguo di amanti segrete e magari alcuni di loro stessi in passato erano stati per qualche breve periodo ex amanti della spregiudicata moglie dell'Imperatore) ma dove molti divennero censori dei vizi altrui puntando il dito contro quella che era certamente spregiudicata, ma che faceva queste cose alla luce del sole e senza nascondersi dietro un dito e dietro inutili discorsi di virtù inesistenti.
La morte di Claudio arrivò infatti per mano della moglie considerata ''virtuosa''. Quando Claudio decide di sposare Agrippina è la sua fine perchè la nuova moglie, assetata di potere e desiderosa di mettere velocemente sul trono il proprio figlio Nerone avuto da nozze precedenti a quelle con Claudio, non aveva voglia di aspettare troppo a lungo. Agrippina piazzò infatti il fedelissimo Afranio Burro alla posizione chiave di capo della guardia pretoriana, con abili manovre di Palazzo riuscì a seminare zizzania tra Claudio e i membri più influenti della Corte e del Senato e quando aveva concluso queste manovre politiche preparatorie si servì di una delle cuoche infide e traditrici che piacevano all'Imperatore, la famigerata Locusta, per fare preparare una porzione di funghi avvelenati della famiglia della potentissima ''Amanita Phalloides''. I funghi erano il piatto preferito da Claudio e furono anche il motivo della sua fine, in uno dei paradossi quasi beffardi della Nemesi della Storia che aveva voluto che l'Imperatore che aveva compiuto come primo anno di governo la condanna a morte dei pretoriani per stabilire il principio che nessuno di loro potesse congiurare in modo violento per eliminare il sovrano, fu eliminato non con la violenza fisica ma con l'inganno più subdolo e malvagio, quello di una moglie di cui si fidava che lo aveva usato per raggiungere i propri scopi e alla fine lo aveva fatto fuori utilizzando l'arma letale rappresentata dal veleno
La morte di Claudio arrivò infatti per mano della moglie considerata ''virtuosa''. Quando Claudio decide di sposare Agrippina è la sua fine perchè la nuova moglie, assetata di potere e desiderosa di mettere velocemente sul trono il proprio figlio Nerone avuto da nozze precedenti a quelle con Claudio, non aveva voglia di aspettare troppo a lungo. Agrippina piazzò infatti il fedelissimo Afranio Burro alla posizione chiave di capo della guardia pretoriana, con abili manovre di Palazzo riuscì a seminare zizzania tra Claudio e i membri più influenti della Corte e del Senato e quando aveva concluso queste manovre politiche preparatorie si servì di una delle cuoche infide e traditrici che piacevano all'Imperatore, la famigerata Locusta, per fare preparare una porzione di funghi avvelenati della famiglia della potentissima ''Amanita Phalloides''. I funghi erano il piatto preferito da Claudio e furono anche il motivo della sua fine, in uno dei paradossi quasi beffardi della Nemesi della Storia che aveva voluto che l'Imperatore che aveva compiuto come primo anno di governo la condanna a morte dei pretoriani per stabilire il principio che nessuno di loro potesse congiurare in modo violento per eliminare il sovrano, fu eliminato non con la violenza fisica ma con l'inganno più subdolo e malvagio, quello di una moglie di cui si fidava che lo aveva usato per raggiungere i propri scopi e alla fine lo aveva fatto fuori utilizzando l'arma letale rappresentata dal veleno
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