''POTA'' il Consiglio Comunale tra le altre cose ha il compito di deliberare, in modo sovrano, eventuali casi di decadenza per incompatibilità dovuta a liti pendenti con l'Ente da parte di consiglieri comunali e anche la sostituzione dei consiglieri dichiarati decaduti. Il capo comico che governa dalla Reggia di Villa Clorinda e che ha promesso la ''soluzione finale'' che libererà ''TAUU'' dal traffico non è riuscito a trovare ''la soluzione finale'' contro quella consigliera della quale si vorrebbe liberare al più presto possibile, e allora immagina scenari impossibili e quasi sepolcrali come quelli che a volte fanno precipitare il Gufo nella depressione. Sembra che l'ultima delle frasi uscita da un repertorio ''fertile'' è quella che se quelli della Lega faranno resistenza, lui si appellerà ai consiglieri di minoranza per convincerli a rimanere in aula e a votare la decadenza della consigliera di cui si vuole liberare. Il Gufo immagina già adesso con quale entusiasmo Massimiliano Chiari si precipiterà in soccorso della maggioranza, è più facile che possa accadere una nevicata con una temperatura vicina allo zero il giorno di Ferragosto sulla S.P. 91 in località ''TAUU'' piuttosto che vedere Massimiliano che si precipita in aula e si mette a votare la decadenza di Clementina Belotti.
Un altro scenario sepolcrale è quello delle dimissioni, che ''LUI'' si illude di poter ottenere per azioni di sfinimento nei confronti della diretta interessata. Se si va avanti a dire amenità sui giornali locali più che le dimissioni per sfinimento diventa probabile ottenere una denuncia penale per diffamazione da sfinimento, ma in fondo chi se ne frega, l'importante è sfinire e sfiancare l'avversario, certamente sarebbe più emozionante se nel diluvio di dichiarazioni in libertà e di esternazioni ogni tanto potesse cambiare il repertorio invece di pronunciare sempre e allo sfinimento le medesime quattro cazzate. La terza opzione la suggerisce il Gufo e sarebbe innovativa, ossia la nomina di un consigliere comunale in più che il Gufo ha individuato nel volatile sparlante medesimo. Se Caligola duemila anni fa ha avuto la bellissima idea di nominare senatore di Roma il proprio cavallo, tra gli applausi dei ''colleghi senatori'' che acclamavano il nuovo eletto, allora anche il Gufo può essere nominato consigliere per acclamazione del Cesare Augusto locale e per applauso generale dell'aula, in fondo la serietà della situazione politica attuale degli Stati Uniti di Castelli Calepio non è certamente migliore rispetto a quella che regnava negli anni strampalati e tumultuosi di Caligola, nei quali esattamente come adesso non si fa praticamente nulla di concreto ma in compenso i colpi di scena non mancano mai.
E allora si va avanti a sprecare ore in questa inutile discussione in cui il capo comico si chiede chi ha messo in piedi a tradimento tutto questo caos, senza sapere che la risposta a questa angosciante domanda è proprio quella più banale e scontata, ossia che lui stesso è il mandante e anche l'unico esecutore materiale delle proprie cazzate. Non ci sono trappole tese da astuti politicanti che agiscono nell'ombra perchè questa volta ha fatto tutto ''LUI'' da solo, è riuscito a tendere a sè stesso una trappola che gli avversari non sarebbero mai riusciti a immaginare nemmeno se studiavano per ore il modo più complesso di architettare qualche tranello politico. Adesso il minestrone è stato messo nella padella e quindi conviene servirlo velocemente a tavola nella speranza di convincere ancora una volta i commensali a mandare giù porzioni sempre più indigeribili di minestrone, i giorni passano inconcludenti senza produrre risultati e ci si trascina stancamente senza rendersi conto che lo spettacolo è arrivato vicino alla conclusione determinata dalla fine naturale della legislatura che si avvicina rapidamente. Clementina ha intenzione di resistere, ''LUI'' resiste, resistono tutti gli attori della sceneggiata e resiste anche il Gufo, i Grandi Sacerdoti delle sedi provinciali non vogliono staccare la spina e quindi si va avanti per forza di inerzia, prima che a seppellire tutti i teatranti sarà il nemico più terribile di tutti i politici e cioè la noia che prima o poi farà improvvisamente dire a uno dei più insospettabili tra gli spettatori una frase classica come ''basta, non se ne può più'' che ricorderà a noi modesti cronisti cirenei della politica locale la mitica frase liberatoria che il ragioniere Ugo Fantozzi pronunciò sul palco davanti al ''mega direttore galattico'' quando in mezzo a 100 minuti consecutivi di applausi disse che l'ennesima proiezione del film ''La corazzata Potemkin'' era una cagata pazzesca
Nessun commento:
Posta un commento