Nel 2017 sono trascorsi esattamente 75 anni dal più grave e orrendo crimine commesso dalla nazione italiana, del quale la maggior parte dei cittadini ovviamente non è mai stata informata e non ne sa nulla, e forse è per questo che molti di noi salgono sul pulpito a predicare contro i terroristi. Il crimine orrendo ha inizio il 28 ottobre 1940, quando con una decisione sciaguratissima dal punto di vista politico e militare il regime fascista ordina l'aggressione a tradimento alla Grecia. E' stato l'atto più grave e vergognoso della Seconda Guerra Mondiale perchè non fu solo un crimine, ma era un atto insensato e sbagliato dal punto di vista della strategia militare e ha prodotto come conseguenza quasi mezzo secolo di dittature feroci, di nazionalismo, di presidenti autoritari e illiberali nelle nazioni dei Balcani e di stragi nei Balcani. L'Italia fascista aggredisce e invade a tradimento una nazione europea sovrana di antichissima cultura come la Grecia, una nazione che in quel momento non partecipava alla guerra e non manifestava alcuna intenzione aggressiva nei confronti dell'Italia, quindi non rappresentava un pericolo dal punto di vista militare e nemmeno un obiettivo dal punto di vista strategico, tenuto presente che in quel momento storico il principale teatro delle operazioni di guerra era la durissima e sanguinosa battaglia tra Germania nazista e Inghilterra. L'Italia fascista in quel momento inizia anche a tradire l'alleato tedesco, perchè la decisione di aggredire la Grecia non fu concordata con i tedeschi che anzi dimostrarono grave disappunto e contrarietà a quella folle iniziativa che li costringeva ad aprire un altro fronte sul quale non si volevano impegnare, il fronte dei Balcani. Dal punto di vista militare, l'Italia che aggrediva la Grecia era impreparata e male equipaggiata, aveva affidato il comando delle operazioni a militari che si dimostrarono disastrosi dal punto di vista organizzativo e strategico, e ben presto il nostro esercito andò al macello, ripetutamente respinto dai non irresistibili greci che tenevano in scacco le nostre truppe inchiodate al confine tra Albania e Grecia. Solo l'intervento militare della Germania nazista nella primavera del 1941 riuscì a risolvere la situazione e a piegare la resistenza dei greci, ma per soccorrere l'alleato italiano in difficoltà i tedeschi avevano deciso di calare verso la Grecia invadendo militarmente la Jugoslavia e scatenando l'inferno della guerra nei Balcani. Il risultato finale della decisione folle del regime fascista di aggredire la Grecia fu quello di oltre 100.000 vittime militari italiane e greche tra morti, feriti gravi e dispersi, e soprattutto quello di avere ''appiccato l'incendio'' nella regione dei Balcani e nella Jugoslavia.
L'Italia fascista e la Germania nazista dopo l'invasione della Jugoslavia scatenarono una feroce repressione contro i partigiani sloveni e croati che resistevano all'occupazione militare straniera. Particolarmente odiosa e crudele fu la ''circolare 3 - C'' emanata il 1 dicembre 1942 a firma del generale italiano Mario Roatta, che comandava le truppe di invasione in Croazia e in Slovenia. E' un documento terrificante, lunghissimo e prolisso come tutti i documenti burocratici, pieno di una marea di disposizioni che per fortuna in diversi casi rimasero ''lettera morta'', nel quale si pianificava con lucida crudeltà la ''pulizia etnica'' nei confronti dei partigiani sloveni. Già nelle premesse, al punto sesto che si intitola ''alle offese dell'avversario si deve reagire prontamente e nella forma più massiccia e decisa possibile'', la frase più agghiacciante è quella in cui è scritto ''il trattamento da fare ai partigiani non deve essere sintetizzato nella formula 'dente per dente' ma bensì in quella 'testa per dente''' che significa che a un'offesa ricevuta si doveva reagire con una durezza e una spietatezza ancora maggiore di quella messa in atto dai partigiani sloveni. Lo spirito di quella circolare era quello nefasto della ''cultura del sospetto e delle esecuzioni sommarie'', in diversi punti è infatti ben specificato che si potevano arrestare persone e addirittura ''deportare intere comunità e villaggi'' sulla base di un semplice sospetto di collaborazione con il nemico, ossia non si dovevano celebrare processi - nemmeno processi sommari e ''processi farsa'' - ma si doveva procedere direttamente con l'arresto della persona semplicemente sospettata e addirittura nei casi più gravi procedere con la condanna a morte.
Nel capitolo secondo articolo 15 lettera ''a'' della circolare i Comandi militari, al fine di mantenimento dell'ordine pubblico, sono autorizzati ''a internare a titolo precauzionale o repressivo famiglie, categorie di individui della città e se necessario intere popolazioni di villaggi e di zone rurali''. Terrificante è la lettera ''c'' dell'articolo 15 secondo il quale sono considerati corresponsabili delle azioni di sabotaggio dei partigiani ''gli abitanti delle case prossime al luogo in cui questi atti sono compiuti'' ossia la cultura del sospetto è aggravata dallo scempio giustizialista di considerare automaticamente corresponsabili del fatto anche persone che hanno la sola circostanza sfortunata di abitare in luoghi vicini a quelli nei quali si verificava un misfatto. Infine arriva l'osceno articolo 41 che garantisce praticamente l'impunità ai militari che usavano la mano pesante e la repressione dura nei confronti dei partigiani sloveni nel momento in cui è scritto nella circolare ''si sappia bene che gli eccessi di reazione, se compiuti in buona fede, non verranno mai perseguiti'' ossia se un militare per ''eccessi di reazione'' scritti in modo ambiguo e quindi difficili da dimostrare commetteva dei delitti, i comandi militari potevano ''lavarsene le mani'' e fare finta di nulla.
Questa circolare fu giudicata, per durezza e spietatezza di chi l'aveva concepita e firmata, non inferiore in quanto a crudeltà rispetto alle disposizioni impartite dai gerarchi nazisti e dai comandanti militari più feroci della Germania nazista che agivano in quella zona. Le frasi che richiamano alla deportazione di intere popolazioni di villaggi non sono niente altro che il seme della famigerata ''pulizia etnica'' che sarà applicata con crudeltà 50 anni più tardi nelle durissime guerre balcaniche della fine del Ventesimo Secolo. La cultura del sospetto che consentiva a chiunque di praticare feroci repressioni senza processi, con esecuzioni sommarie, è la classica cultura che dominava nelle più disumane dittature fasciste e comuniste del Ventesimo Secolo. Il generale italiano firmatario di questa terrificante circolare militare fu processato per crimini di guerra ma riuscì a salvarsi dall'estradizione in Jugoslavia perchè fu tra i beneficiari delle due amnistie approvate dai governi italiani dopo la fine della guerra mondiale, l'amnistia proposta dall'ex ministro di Grazia e Giustizia Palmiro Togliatti e la successiva amnistia proposta dall'ex ministro di Grazia e Giustizia Antonio Azara. Purtroppo in esecuzione di queste folli disposizioni furono fucilate e giustiziate migliaia di persone nella sola zona di Lubiana, furono distrutti centinaia di piccoli villaggi rurali e deportate nei campi di concentramento italiani, nei quali molti morirono per fame e per stenti, migliaia di prigionieri di guerra spesso arrestati in modo arbitrario e illegale.
L'Italia riuscì ''alla Ponzio Pilato'' a lavarsene le mani e parlare di queste vicende adesso è considerato impopolare, quasi come se si volesse cancellare una pagina di storia che è considerata antipatica. Purtroppo quella circolare folle aveva seminato nelle zone dei Balcani concetti tristissimi di ''pulizia etnica'', e nel rovesciamento della situazione che si è verificato alla fine della guerra a farne le spese sono state migliaia di italiani innocenti, vittime della feroce vendetta e della repressione del nuovo dittatore jugoslavo Tito - che era di origine croata - il quale risposte con il crimine orrendo delle Foibe ai crimini italiani durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel Ventesimo Secolo, quindi storia ''fresca'' e ancora recente, l'Italia fu protagonista per diversi anni nel ruolo negativo del carnefice e della nazione che aggrediva e invadeva militarmente altre nazioni europee, è riuscita a risollevarsi e a riscattarsi grazie al suo ruolo di ''Stato fondatore'' dell'Unione Europea insieme ad altre nazioni duramente provate dalla Seconda Guerra Mondiale, e i politici italiani di livello nazionale e anche locale avrebbero quindi il compito gravoso - nel ricordo di questi tragici e luttuosi eventi - di essere più prudenti prima di ''puntare il dito'' contro intere popolazioni in fuga da dittature feroci e repressive e prima di accusare in modo generico di ''terrorismo'' altre persone. L'Italia fascista del Ventesimo Secolo e soprattutto nella prima metà della Seconda Guerra Mondiale fu una nazione aggressiva che teorizzava addirittura la ''pulizia etnica'' contro cittadini europei e cattolici nei luoghi militarmente occupati, e non si comportava certamente in modo migliore delle centinaia di satrapi e di dittatori repressivi che hanno trasformato l'Africa e il Medio Oriente in zone infestate dalla guerra e dalla miseria
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