Innanzitutto i fatti storici, visto che sembra che molti tromboni ''volemose bene'' (che sono quelli della stretta di mano ipocrita davanti alle telecamere e quelli che prima ti inculano a sangue e poi vogliono far vedere al mondo quanto sono buoni e di animo cristiano) hanno dimenticato quei fatti. Il misfatto si consuma il 6 giugno 1987 in un paesello dolomitico della Provincia di Belluno, il paesello veneto di Sappada, nel quale è previsto l'arrivo della tappa del Giro d'Italia 1987 con partenza da Lido di Jesolo. Alla vigilia di quella edizione del Giro d'Italia la squadra ''Carrera Team'' si presenta come la grande favorita di quella gara a tappe, ha un organico fortissimo e presenta i due ciclisti di gran lunga più forti di quella manifestazione che sono il bresciano Roberto Visentini campione in carica e vincitore del Giro d'Italia 1986 e la nuova promessa del ciclismo mondiale a livello di corse a tappe, l'irlandese Stephen Roche. Oltre a quei due ciclisti fortissimi la squadra presenta sulla carta un management dirigenziale di altissimo prestigio formato dai direttori sportivi di grande valore come Davide Boifava e Pietro Algeri. L'errore iniziale lo commettono proprio quei due dirigenti quando all'inizio del Giro d'Italia avrebbero dovuto stabilire gerarchie ben precise all'interno della squadra indicando tra i due quello che doveva essere il capitano e quello che doveva mettersi al servizio del capitano designato, in fondo la ''Carrera Team'' era una squadra di professionisti e i suoi ciclisti erano dipendenti regolarmente retribuiti per attenersi alle disposizioni e alle strategie di corsa decise dai direttori sportivi e dai loro allenatori. I due dirigenti invece decisero che ''doveva essere la strada'' a indicare chi sarebbe stato il capitano, in pratica i due potevano battagliare ad armi pari nelle tappe di montagna del Centro e del Sud Italia e soprattutto nella lunga tappa a cronometro individuale da Rimini a San Marino di 46 km., al termine della quale e sulla base della classifica generale maturata fino a quel momento la ''Carrera Team'' avrebbe preso la decisione di stabilire le gerarchie interne alla squadra. La strada aveva deciso che il leader doveva essere Roberto Visentini, il bresciano infatti con una spettacolare prova di forza e di tecnica aveva strapazzato tutti gli avversari proprio nella tappa a cronometro e al termine di quella prestazione eccezionale si presentava leader assoluto della classifica generale in maglia rosa con 2 minuti e 42 di vantaggio sul compagno di squadra Stephen Roche e con quasi tre minuti e mezzo di vantaggio sui due ciclisti della squadra rivale della ''Panasonic'', lo scozzese Robert Millar e il giovane sconosciuto olandese Erik Breukink. Il direttore sportivo Davide Boifava e gli altri dirigenti del ''Team Carrera'' non fecero altro che prendere atto del verdetto maturato sulla strada nella prima metà del Giro d'Italia e dichiararono che Roberto Visentini era il capitano della squadra e che tutti gli altri si dovevano porre al suo servizio nelle tappe di montagna, per aiutarlo a difendersi e a conservare la maglia rosa in caso di eventuali attacchi di ciclisti delle squadre avversarie e soprattutto di Erik Breukink che era considerato il suo avversario più pericoloso.
Stephen Roche non accettò il verdetto della strada e soprattutto, venendo meno ai suoi doveri di atleta professionista alle dipendenze di una squadra di professionisti, ribaltò il verdetto maturato fino a quel momento con una vergognosa imboscata che probabilmente aveva preparato "a tavolino" nell'immediata vigilia di quella tappa che doveva essere "di avvicinamento" rispetto a quelle molto più dure e impegnative della settimana conclusiva del Giro d'Italia. Il 6 giugno era in programma la prima e teoricamente la meno difficile delle tappe di montagna delle Dolomiti, quella che partiva da Lido di Jesolo per concludersi con l'arrivo in salita a Sappada, un arrivo impegnativo ma non durissimo e infatti nessuno pensava che quella tappa fosse in grado di stravolgere la classifica. Invece Stephen Roche se ne fregò completamente degli ordini di scuderia e sulla modesta salita della Forcella Rest, e soprattutto nella discesa approfittando del fatto che l'irlandese era molto forte nelle discese, si precipitò all'assalto a rotta di collo con la scusa di riprendere alcuni fuggitivi. Visentini ben presto si ritrovò distaccato di un minuto rispetto al gruppetto di testa, e accanto a lui un altro ''traditore'', il belga Eddy Schepers che in teoria doveva essere il suo gregario, a sua volta se ne fregava di aiutarlo perchè era chiaramente al servizio di Stephen Roche. Roberto Visentini, in preda a una crisi di panico e nervosa dovuta al fatto che non si aspettava l'attacco a tradimento dal compagno di squadra, commise l'errore di sfilarsi dal gruppo e di andare dall'ammiraglia dei suoi direttori sportivi a chiedere consigli ma i suoi direttori sportivi, comprendendo benissimo che Visentini rischiava di perdere la maglia rosa, si comportarono da veri e propri ''don Abbondio'' del ciclismo e fecero le tre scimmiette che non vedevano, non sentivano e non si accorgevano di nulla, visto che a parole lo sostenevano ma non se la sentivano di fermare l'irlandese che volava verso la conquista della maglia rosa. L'irlandese non era un campione ma solo un personaggio fortunato a manetta, e infatti fu sorpreso da Erik Breukink che negli ultimi chilometri approfittava del crollo di Visentini e della lotta fratricida all'interno della squadra avversaria per andare a sua volta all'assalto. La stupidaggine di Roche per poco non era costata la maglia rosa alla sua squadra, infatti Visentini arrivò al traguardo con oltre sei minuti di ritardo e dopo quella tappa si ritrovò distaccato di 3 minuti e 14 secondi da Roche che era diventato la nuova maglia rosa, ma con la sua sciocchezza l'irlandese aveva fatto rientrare pericolosamente in gioco per la classifica finale generale Erik Breukink che al termine di quella giornata assurda si era ritrovato pochi secondi di distacco in classifica dall'irlandese. Quei pochi secondi mantenuti come esiguo vantaggio su Erik Breukink furono decisivi per la salvezza di Stephen Roche: probabilmente se non avesse conquistato la maglia rosa dopo avere provocato con la sua azione improvvisa e improvvida il crollo di Roberto Visentini che era stato designato capitano dai dirigenti del ''Team Carrera'', l'irlandese quella sera stessa sarebbe stato cacciato via dalla squadra e dal Giro d'Italia dal suo stesso direttore sportivo che invece non se la sentì di compiere una mossa impopolare dal punto di vista della regolarità della competizione sportiva come quella di costringere al ritiro per mitici disciplinari il ciclista che aveva appena conquistato la maglia rosa e che era quindi al comando della classifica generale, e quindi una volta cacciato via in malo modo Stephen Roche non avrebbe potuto partecipare nemmeno al Tour de France del luglio 1987 che riuscirà a vincere per soli 40 secondi di vantaggio sullo spagnolo Pedro Delgado, secondo classificato della gara a tappe francese.
Nella ''notte dei lunghi coltelli'' volarono pesantemente gli stracci all'interno del ''Team Carrera''. Visentini all'arrivo riuscì a dimostrare che il suo non era stato un crollo fisico ma solo una crisi di panico fatale dovuta al dolore dell'inaspettato attacco a tradimento del compagno di squadra e soprattutto della ''non collaborazione'' di Eddy Schepers che non fece nulla per aiutarlo a riprendere i fuggitivi e rimase passivo e impassibile nel gruppo mentre il suo capitano andava alla deriva. Il bresciano pretendeva che i direttori sportivi licenziassero in tronco l'irlandese quella sera stessa per mancato rispetto degli ordini di scuderia ma i dirigenti continuavano nell'opera ''alla Ponzio Pilato'', si rendevano conto che probabilmente Visentini non sarebbe più stato in grado di recuperare i minuti di distacco accumulati nell'arrivo a Sappada e pur confermando a parole il suo appoggio decisero di non fare ritirare Stephen Roche, consegnando di fatto all'irlandese il Giro d'Italia perchè l'ultima tappa di quella edizione era una tappa a cronometro di 32 km. nella quale l'irlandese era nettamente favorito sull'inesperto Erik Breukink. Roberto Visentini attaccò con rabbia sulla Marmolada e sul Passo Fedaia il giorno successivo con i tifosi italiani che insultavano l'irlandese, ma questa volta Eddy Schepers fece capire da che parte stava e aiutò l'irlandese a salvarsi insieme a quelli della ''Panasonic'' che approfittarono dell'occasione per mantenere ''fuori classifica'' quello che era il loro avversario più pericoloso, Visentini, e non esitarono ad aiutare Stephen Roche a mantenere il vantaggio di 3 minuti e 14 secondi. Tutto si doveva decidere nelle ultime due tappe, una di alta montagna con partenza a Como e arrivo a Pila, e soprattutto nella cronometro individuale finale di 32 km. con arrivo a Saint Vincent, e fu decisivo ''il fattore fortuna'' che ancora una volta aiutava Stephen Roche. Visentini cadde poco prima delle montagne e si fratturò un polso, arrivando al traguardo in pesante ritardo, mentre sull'ultima salita di quella tappa ci fu il cedimento dell'olandese Breukink che perse un paio di preziosissimi minuti, e quindi all'ultima cronometro Roche si presentò senza Visentini ritirato a causa della frattura al polso e con l'olandese distanziato in classifica e riuscì a vincere quel drammatico Giro d'Italia con oltre 3 minuti di vantaggio sullo scozzese Robert Millar e con più di quattro minuti di vantaggio sull'olandese Breukink.
Il resto della storia è noto. Stephen Roche ha avuto un anno fortunato, vincendo anche il Tour de France e il campionato mondiale su strada individuale nell'anno 1987, unico ciclista dopo il mitico belga Eddy Merckx riuscito nell'impresa sensazionale di vincere nello stesso anno le tre manifestazioni più importanti e cioè Giro d'Italia, Tour de France e campionato del mondo su strada individuale. L'anno 1987 fu anche l'anno nel quale si concluse di fatto la carriera di entrambi i ciclisti duellanti, perchè gli anni successivi la sfortuna si accanì in modo funesto contro entrambi i ciclisti del ''Team Carrera''. Roberto Visentini, che era nel suo momento migliore della sua carriera come forma fisica, non riuscirà mai più a riprendersi dal dolore drammatico e dalla delusione di quella maledetta tappa di Sappada e sarà perseguitato dalla sfortuna nera, visto che nel 1988 quando era secondo in classifica e grande favorito di quel Giro d'Italia sarà travolto da un altro grande evento storico del ciclismo italiano come la bufera di neve incredibile della tappa del Passo del Gavia nella quale perderà diversi minuti e quindi anche la possibilità di vincere quella corsa a tappe, poi sconvolto da questa incredibile sequenza di episodi sfortunati concluderà la sua carriera di ciclista professionista a soli 33 anni di età avendo vinto molto meno di quanto era nelle sue possibilità. Stephen Roche alla fine del 1987 fu congedato dal ''Team Carrera'' e costretto a trovarsi un'altra squadra, ma si è gravemente infortunato a inizio anno 1988 e quindi non ha potuto partecipare al Giro d'Italia e nemmeno al Tour de France in quella stagione, poi al suo rientro l'anno successivo ha inaugurato una lunga serie di anni deludenti e ha concluso la carriera in declino, subendo anche l'umiliazione nell'anno 1992 del rientro al ''Team Carrera'' di dover fare da gregario a un Claudio Chiappucci che era un buon ciclista nelle tappe con arrivo in salita, ma che era nettamente inferiore come classe e anche come valore sportivo al Roberto Visentini degli anni 1986 e 1987.
Il ''Team Carrera'' e in particolare Davide Boifava e Stephen Roche hanno recentemente festeggiato in questi giorni il trentesimo anniversario dell'annata trionfale 1987 che aveva visto la squadra vincere la classifica generale del Giro d'Italia e del Tour de France e il ciclista irlandese realizzare la mitica ''tripletta'' che lo aveva fatto entrare nella storia del ciclismo internazionale. Era pronta la solita Fiera delle Vanità e delle Ipocrisie con l'irlandese fasullo che sviolinava a pieni polmoni parlando di ''grande famiglia che selezionava prima gli uomini e poi i campioni'', dimenticando probabilmente che per ben dieci giorni consecutivi dopo il misfatto di Sappada volavano letteralmente gli stracci all'interno della squadra con ''il gruppo degli italiani'' che sosteneva Visentini e correva contro la coppia formata da Stephen Roche e dal suo fedele gregario Eddy Schepers e con il pubblico che insultava pesantemente l'irlandese lungo le strade e sul palco delle premiazioni allestito a fine gara. I campioni di ipocrisia e di sceneggiatura avevano pronto il mitico taglio della torta, davanti a giornalisti e telecamere, da servire in tavola insieme alla mitica ''fotografia della stretta di mano della pace'' con mega sviolinate e discorsi da favola sul valore dell'amicizia ritrovata e del perdono, e magari non è da escludere che qualche sponsor tecnico oppure qualche giornalista che voleva avere l'esclusiva del Grande Evento era pronto a ''incentivare'' gli ex duellanti non solo con discorsi solenni ma anche con promesse più concrete. Il colpo di scena è stato quello di trovare un uomo che non si è piegato alla farsa, Roberto Visentini è rimasto a casa e non ha partecipato a quella cerimonia ufficiale nonostante i reiterati piagnistei di chi si lamenta perchè ''non ha più voluto parlare con noi'' pronunciato dai suoi ex direttori sportivi e da alcuni ex compagni di squadra oppure dalla lamentela ''riattacca il telefono e non mi parla più'' di Stephen Roche che nella sceneggiata è diventato più italiano dei peggiori politicanti teatranti all'italiana.
Forse questi personaggi non hanno ben chiare le conseguenze della mitica ''giornata di Sappada'' del 6 giugno 1987 che hanno letteralmente devastato la carriera sportiva di un atleta e quindi anche la vita di un uomo. Roberto Visentini avrebbe quasi certamente vinto il suo secondo Giro d'Italia consecutivo e si sarebbe presentato al Tour de France con il morale altissimo e in piena forma fisica e quindi con la possibilità concreta e reale di ottenere anche un buon piazzamento nella classifica finale della corsa a tappe francese, invece uscì dalla corsa a tappe italiana con il morale distrutto dalla delusione e con un grave infortunio dovuto alla rottura del polso nella tappa che da Como arrivava fino a Pila, infortunio che di fatto aveva messo fine alla stagione sportiva 1987. Come se ciò non fosse sufficiente, il suo ''compagno di squadra e rivale'' non solamente non era stato licenziato in tronco dalla squadra della quale aveva violato il regolamento disciplinare interno fregandosene di applicare la strategia di gara ben precisa decisa dai direttori sportivi, ma aveva anche vinto il Tour de France e quindi questo fatto probabilmente avrà provocato un'ulteriore dura prova psicologica per il ciclista bresciano. La sua carriera che fino al giorno di Sappada 1987 era in ascesa, da quel momento in poi iniziò a precipitare rapidamente in un declino irreversibile che si concluderà con il ritiro definitivo dalle competizioni a soli 33 anni di età. La mancata vittoria del Giro d'Italia 1987 e il successivo rapido declino dell'atleta ha provocato anche danni economici e di immagine non indifferenti, e per uno sportivo professionista questi danni sono molto gravi. La sua sconfitta non era dovuta a una ''giornata storta'' di crollo fisico oppure di cedimento improvviso come spesso accade nel ciclismo e soprattutto nelle tappe con arrivo in salita, ma l'evidenza dei fatti dimostrava che solamente due giorni prima il misfatto di Sappada il ciclista bresciano aveva sconfitto e strapazzato il rivale irlandese e anche nei giorni successivi non fu staccato dal Roche in maglia rosa e quindi la sconfitta era dovuta esclusivamente al crollo nervoso e morale che era stato generato sia dall'attacco a tradimento del suo compagno di squadra che da altri fattori inaspettati e imprevedibili, come il rifiuto a collaborare all'inseguimento dei fuggitivi da parte di uno dei suoi compagni di squadra - il gregario belga Eddy Schepers - e la grave indecisione dei direttori sportivi che in corsa non ebbero il coraggio di andare con l'ammiraglia da Stephen Roche a fermare la sua folle decisione di attaccare il compagno di squadra, fatto che avrebbe certamente evitato la crisi nel finale della tappa che era costata la perdita di sei minuti e della maglia rosa a Roberto Visentini.
Di solito quando una persona viene pesantemente danneggiata in termini di risultati sportivi, di carriera professionale, di danni economici e di immagini e anche e soprattutto nel morale di chi dopo quel tradimento certamente non ebbe più fiducia nemmeno dei suoi stessi direttori sportivi e dei compagni di squadra che ''se ne erano lavati le mani'' nel momento della difficoltà e della crisi, quella persona può perdonare ma non riuscirà mai a dimenticare. Quella persona non va ulteriormente umiliata con ridicole richieste di ''fotografie della pace'' oppure di ''sepolcrare tutto e metterci una pietra sopra''. Il perdono può essere concesso solo se la persona che ha pesantemente tradito e danneggiato l'ex compagno di squadra ha il coraggio di chiedere pubblicamente scusa e di dimostrare che il suo pentimento e la sua richiesta di scuse sono presentati con grande umiltà e con sincerità e non dettati dall'ipocrisia della celebrazione di un anniversario che si svolge alla presenza di telecamere e di giornalisti sportivi. ''In un ciclismo dove regna spesso l'ipocrisia e dove molti passano sopra agli amici per una miseria Visentini ha dimostrato grande coerenza'' ha ammesso il cronista della ''Gazzetta dello Sport'' che ha dedicato il suo articolo di giornale al momento del taglio della torta ufficiale che inaugurava i festeggiamenti del trentesimo anniversario della grande annata 1987 della ''Carrera Team'' che fu una squadra ricca di campioni e premiata dai risultati sportivi eccellenti in quella straordinaria e irripetibile stagione sportiva, ma non si può dimenticare che l'inizio dei trionfi dell'irlandese Stephen Roche fu reso possibile perchè troppe persone quel giorno drammatico del 6 giugno 1987 non si erano comportati da uomini ma da ''don Abbondio del ciclismo'' e soprattutto passando letteralmente sopra all'animo di una persona che ancora adesso, a 30 anni di distanza, soffre terribilmente e ''canta da solo portando la croce'' per il più vile dei tradimenti sportivi
NOTA FINALE DEL POST - questo post non è una mera ricostruzione storica dedicata a uno dei più discussi e controversi eventi del ciclismo e in particolare della lunga storia ultra centenaria del mitico Giro d'Italia, ma è dedicato anche a tutti coloro che in diversi tempi e in diverse circostanze pensano che sia sempre possibile fregare una persona prendendola a bastonate e poi dimenticare tutto, magari ''metterci una pietra sopra'' e illudersi di seppellire per sempre quella vicenda umiliando ulteriormente la persona danneggiata con foto di sorrisi e di pace nei quali colui che fu l'autore della fregatura ci fa anche bella figura pubblica davanti a fotografi e a tromboni improvvisati che si ritagliano cinque minuti di improvvisa notorietà e popolarità facendo la figura dei ''mediatori'' grazie ai quali è scoppiata la pace. Esistono per fortuna persone danneggiate che a costo di diventare impopolari reagiscono ancora con un VAFFA.... deciso e anche poco educato alle proposte e alle richieste di mandare in scena teatrini imbarazzanti di riappacificazioni di comodo e non sincere, e bisogna dire grazie a queste persone che pronunciano il VAFFA.... mentre invece i Sepolcri Imbiancati hanno pure il coraggio di dire che quelli che rifiutano questa sceneggiata che non è niente altro che Fiera delle Vanità e delle Ipocrisie sono dei ''rancorosi'' che vogliono la vendetta e che non sono capaci di perdonare. In fondo, nel suo piccolo, il Gufo ha potuto spesso constatare di persona che in diverse occasioni ''le fotografie della pace'' postate sui social network sono talmente fasulle che ''una volta finita la festa'' e turlupinato il popolo dei lettori le due persone sorridenti si dimenticano della riappacificazione e riprendono a litigare e magari anche a insultarsi come prima e anche più di prima, ovviamente ''nelle segrete stanze'' perchè l'immagine esteriore che deve continuare a resistere è quella della pace e del perdono che erano mera apparenza e zero sostanza
Stephen Roche non accettò il verdetto della strada e soprattutto, venendo meno ai suoi doveri di atleta professionista alle dipendenze di una squadra di professionisti, ribaltò il verdetto maturato fino a quel momento con una vergognosa imboscata che probabilmente aveva preparato "a tavolino" nell'immediata vigilia di quella tappa che doveva essere "di avvicinamento" rispetto a quelle molto più dure e impegnative della settimana conclusiva del Giro d'Italia. Il 6 giugno era in programma la prima e teoricamente la meno difficile delle tappe di montagna delle Dolomiti, quella che partiva da Lido di Jesolo per concludersi con l'arrivo in salita a Sappada, un arrivo impegnativo ma non durissimo e infatti nessuno pensava che quella tappa fosse in grado di stravolgere la classifica. Invece Stephen Roche se ne fregò completamente degli ordini di scuderia e sulla modesta salita della Forcella Rest, e soprattutto nella discesa approfittando del fatto che l'irlandese era molto forte nelle discese, si precipitò all'assalto a rotta di collo con la scusa di riprendere alcuni fuggitivi. Visentini ben presto si ritrovò distaccato di un minuto rispetto al gruppetto di testa, e accanto a lui un altro ''traditore'', il belga Eddy Schepers che in teoria doveva essere il suo gregario, a sua volta se ne fregava di aiutarlo perchè era chiaramente al servizio di Stephen Roche. Roberto Visentini, in preda a una crisi di panico e nervosa dovuta al fatto che non si aspettava l'attacco a tradimento dal compagno di squadra, commise l'errore di sfilarsi dal gruppo e di andare dall'ammiraglia dei suoi direttori sportivi a chiedere consigli ma i suoi direttori sportivi, comprendendo benissimo che Visentini rischiava di perdere la maglia rosa, si comportarono da veri e propri ''don Abbondio'' del ciclismo e fecero le tre scimmiette che non vedevano, non sentivano e non si accorgevano di nulla, visto che a parole lo sostenevano ma non se la sentivano di fermare l'irlandese che volava verso la conquista della maglia rosa. L'irlandese non era un campione ma solo un personaggio fortunato a manetta, e infatti fu sorpreso da Erik Breukink che negli ultimi chilometri approfittava del crollo di Visentini e della lotta fratricida all'interno della squadra avversaria per andare a sua volta all'assalto. La stupidaggine di Roche per poco non era costata la maglia rosa alla sua squadra, infatti Visentini arrivò al traguardo con oltre sei minuti di ritardo e dopo quella tappa si ritrovò distaccato di 3 minuti e 14 secondi da Roche che era diventato la nuova maglia rosa, ma con la sua sciocchezza l'irlandese aveva fatto rientrare pericolosamente in gioco per la classifica finale generale Erik Breukink che al termine di quella giornata assurda si era ritrovato pochi secondi di distacco in classifica dall'irlandese. Quei pochi secondi mantenuti come esiguo vantaggio su Erik Breukink furono decisivi per la salvezza di Stephen Roche: probabilmente se non avesse conquistato la maglia rosa dopo avere provocato con la sua azione improvvisa e improvvida il crollo di Roberto Visentini che era stato designato capitano dai dirigenti del ''Team Carrera'', l'irlandese quella sera stessa sarebbe stato cacciato via dalla squadra e dal Giro d'Italia dal suo stesso direttore sportivo che invece non se la sentì di compiere una mossa impopolare dal punto di vista della regolarità della competizione sportiva come quella di costringere al ritiro per mitici disciplinari il ciclista che aveva appena conquistato la maglia rosa e che era quindi al comando della classifica generale, e quindi una volta cacciato via in malo modo Stephen Roche non avrebbe potuto partecipare nemmeno al Tour de France del luglio 1987 che riuscirà a vincere per soli 40 secondi di vantaggio sullo spagnolo Pedro Delgado, secondo classificato della gara a tappe francese.
Nella ''notte dei lunghi coltelli'' volarono pesantemente gli stracci all'interno del ''Team Carrera''. Visentini all'arrivo riuscì a dimostrare che il suo non era stato un crollo fisico ma solo una crisi di panico fatale dovuta al dolore dell'inaspettato attacco a tradimento del compagno di squadra e soprattutto della ''non collaborazione'' di Eddy Schepers che non fece nulla per aiutarlo a riprendere i fuggitivi e rimase passivo e impassibile nel gruppo mentre il suo capitano andava alla deriva. Il bresciano pretendeva che i direttori sportivi licenziassero in tronco l'irlandese quella sera stessa per mancato rispetto degli ordini di scuderia ma i dirigenti continuavano nell'opera ''alla Ponzio Pilato'', si rendevano conto che probabilmente Visentini non sarebbe più stato in grado di recuperare i minuti di distacco accumulati nell'arrivo a Sappada e pur confermando a parole il suo appoggio decisero di non fare ritirare Stephen Roche, consegnando di fatto all'irlandese il Giro d'Italia perchè l'ultima tappa di quella edizione era una tappa a cronometro di 32 km. nella quale l'irlandese era nettamente favorito sull'inesperto Erik Breukink. Roberto Visentini attaccò con rabbia sulla Marmolada e sul Passo Fedaia il giorno successivo con i tifosi italiani che insultavano l'irlandese, ma questa volta Eddy Schepers fece capire da che parte stava e aiutò l'irlandese a salvarsi insieme a quelli della ''Panasonic'' che approfittarono dell'occasione per mantenere ''fuori classifica'' quello che era il loro avversario più pericoloso, Visentini, e non esitarono ad aiutare Stephen Roche a mantenere il vantaggio di 3 minuti e 14 secondi. Tutto si doveva decidere nelle ultime due tappe, una di alta montagna con partenza a Como e arrivo a Pila, e soprattutto nella cronometro individuale finale di 32 km. con arrivo a Saint Vincent, e fu decisivo ''il fattore fortuna'' che ancora una volta aiutava Stephen Roche. Visentini cadde poco prima delle montagne e si fratturò un polso, arrivando al traguardo in pesante ritardo, mentre sull'ultima salita di quella tappa ci fu il cedimento dell'olandese Breukink che perse un paio di preziosissimi minuti, e quindi all'ultima cronometro Roche si presentò senza Visentini ritirato a causa della frattura al polso e con l'olandese distanziato in classifica e riuscì a vincere quel drammatico Giro d'Italia con oltre 3 minuti di vantaggio sullo scozzese Robert Millar e con più di quattro minuti di vantaggio sull'olandese Breukink.
Il resto della storia è noto. Stephen Roche ha avuto un anno fortunato, vincendo anche il Tour de France e il campionato mondiale su strada individuale nell'anno 1987, unico ciclista dopo il mitico belga Eddy Merckx riuscito nell'impresa sensazionale di vincere nello stesso anno le tre manifestazioni più importanti e cioè Giro d'Italia, Tour de France e campionato del mondo su strada individuale. L'anno 1987 fu anche l'anno nel quale si concluse di fatto la carriera di entrambi i ciclisti duellanti, perchè gli anni successivi la sfortuna si accanì in modo funesto contro entrambi i ciclisti del ''Team Carrera''. Roberto Visentini, che era nel suo momento migliore della sua carriera come forma fisica, non riuscirà mai più a riprendersi dal dolore drammatico e dalla delusione di quella maledetta tappa di Sappada e sarà perseguitato dalla sfortuna nera, visto che nel 1988 quando era secondo in classifica e grande favorito di quel Giro d'Italia sarà travolto da un altro grande evento storico del ciclismo italiano come la bufera di neve incredibile della tappa del Passo del Gavia nella quale perderà diversi minuti e quindi anche la possibilità di vincere quella corsa a tappe, poi sconvolto da questa incredibile sequenza di episodi sfortunati concluderà la sua carriera di ciclista professionista a soli 33 anni di età avendo vinto molto meno di quanto era nelle sue possibilità. Stephen Roche alla fine del 1987 fu congedato dal ''Team Carrera'' e costretto a trovarsi un'altra squadra, ma si è gravemente infortunato a inizio anno 1988 e quindi non ha potuto partecipare al Giro d'Italia e nemmeno al Tour de France in quella stagione, poi al suo rientro l'anno successivo ha inaugurato una lunga serie di anni deludenti e ha concluso la carriera in declino, subendo anche l'umiliazione nell'anno 1992 del rientro al ''Team Carrera'' di dover fare da gregario a un Claudio Chiappucci che era un buon ciclista nelle tappe con arrivo in salita, ma che era nettamente inferiore come classe e anche come valore sportivo al Roberto Visentini degli anni 1986 e 1987.
Il ''Team Carrera'' e in particolare Davide Boifava e Stephen Roche hanno recentemente festeggiato in questi giorni il trentesimo anniversario dell'annata trionfale 1987 che aveva visto la squadra vincere la classifica generale del Giro d'Italia e del Tour de France e il ciclista irlandese realizzare la mitica ''tripletta'' che lo aveva fatto entrare nella storia del ciclismo internazionale. Era pronta la solita Fiera delle Vanità e delle Ipocrisie con l'irlandese fasullo che sviolinava a pieni polmoni parlando di ''grande famiglia che selezionava prima gli uomini e poi i campioni'', dimenticando probabilmente che per ben dieci giorni consecutivi dopo il misfatto di Sappada volavano letteralmente gli stracci all'interno della squadra con ''il gruppo degli italiani'' che sosteneva Visentini e correva contro la coppia formata da Stephen Roche e dal suo fedele gregario Eddy Schepers e con il pubblico che insultava pesantemente l'irlandese lungo le strade e sul palco delle premiazioni allestito a fine gara. I campioni di ipocrisia e di sceneggiatura avevano pronto il mitico taglio della torta, davanti a giornalisti e telecamere, da servire in tavola insieme alla mitica ''fotografia della stretta di mano della pace'' con mega sviolinate e discorsi da favola sul valore dell'amicizia ritrovata e del perdono, e magari non è da escludere che qualche sponsor tecnico oppure qualche giornalista che voleva avere l'esclusiva del Grande Evento era pronto a ''incentivare'' gli ex duellanti non solo con discorsi solenni ma anche con promesse più concrete. Il colpo di scena è stato quello di trovare un uomo che non si è piegato alla farsa, Roberto Visentini è rimasto a casa e non ha partecipato a quella cerimonia ufficiale nonostante i reiterati piagnistei di chi si lamenta perchè ''non ha più voluto parlare con noi'' pronunciato dai suoi ex direttori sportivi e da alcuni ex compagni di squadra oppure dalla lamentela ''riattacca il telefono e non mi parla più'' di Stephen Roche che nella sceneggiata è diventato più italiano dei peggiori politicanti teatranti all'italiana.
Forse questi personaggi non hanno ben chiare le conseguenze della mitica ''giornata di Sappada'' del 6 giugno 1987 che hanno letteralmente devastato la carriera sportiva di un atleta e quindi anche la vita di un uomo. Roberto Visentini avrebbe quasi certamente vinto il suo secondo Giro d'Italia consecutivo e si sarebbe presentato al Tour de France con il morale altissimo e in piena forma fisica e quindi con la possibilità concreta e reale di ottenere anche un buon piazzamento nella classifica finale della corsa a tappe francese, invece uscì dalla corsa a tappe italiana con il morale distrutto dalla delusione e con un grave infortunio dovuto alla rottura del polso nella tappa che da Como arrivava fino a Pila, infortunio che di fatto aveva messo fine alla stagione sportiva 1987. Come se ciò non fosse sufficiente, il suo ''compagno di squadra e rivale'' non solamente non era stato licenziato in tronco dalla squadra della quale aveva violato il regolamento disciplinare interno fregandosene di applicare la strategia di gara ben precisa decisa dai direttori sportivi, ma aveva anche vinto il Tour de France e quindi questo fatto probabilmente avrà provocato un'ulteriore dura prova psicologica per il ciclista bresciano. La sua carriera che fino al giorno di Sappada 1987 era in ascesa, da quel momento in poi iniziò a precipitare rapidamente in un declino irreversibile che si concluderà con il ritiro definitivo dalle competizioni a soli 33 anni di età. La mancata vittoria del Giro d'Italia 1987 e il successivo rapido declino dell'atleta ha provocato anche danni economici e di immagine non indifferenti, e per uno sportivo professionista questi danni sono molto gravi. La sua sconfitta non era dovuta a una ''giornata storta'' di crollo fisico oppure di cedimento improvviso come spesso accade nel ciclismo e soprattutto nelle tappe con arrivo in salita, ma l'evidenza dei fatti dimostrava che solamente due giorni prima il misfatto di Sappada il ciclista bresciano aveva sconfitto e strapazzato il rivale irlandese e anche nei giorni successivi non fu staccato dal Roche in maglia rosa e quindi la sconfitta era dovuta esclusivamente al crollo nervoso e morale che era stato generato sia dall'attacco a tradimento del suo compagno di squadra che da altri fattori inaspettati e imprevedibili, come il rifiuto a collaborare all'inseguimento dei fuggitivi da parte di uno dei suoi compagni di squadra - il gregario belga Eddy Schepers - e la grave indecisione dei direttori sportivi che in corsa non ebbero il coraggio di andare con l'ammiraglia da Stephen Roche a fermare la sua folle decisione di attaccare il compagno di squadra, fatto che avrebbe certamente evitato la crisi nel finale della tappa che era costata la perdita di sei minuti e della maglia rosa a Roberto Visentini.
Di solito quando una persona viene pesantemente danneggiata in termini di risultati sportivi, di carriera professionale, di danni economici e di immagini e anche e soprattutto nel morale di chi dopo quel tradimento certamente non ebbe più fiducia nemmeno dei suoi stessi direttori sportivi e dei compagni di squadra che ''se ne erano lavati le mani'' nel momento della difficoltà e della crisi, quella persona può perdonare ma non riuscirà mai a dimenticare. Quella persona non va ulteriormente umiliata con ridicole richieste di ''fotografie della pace'' oppure di ''sepolcrare tutto e metterci una pietra sopra''. Il perdono può essere concesso solo se la persona che ha pesantemente tradito e danneggiato l'ex compagno di squadra ha il coraggio di chiedere pubblicamente scusa e di dimostrare che il suo pentimento e la sua richiesta di scuse sono presentati con grande umiltà e con sincerità e non dettati dall'ipocrisia della celebrazione di un anniversario che si svolge alla presenza di telecamere e di giornalisti sportivi. ''In un ciclismo dove regna spesso l'ipocrisia e dove molti passano sopra agli amici per una miseria Visentini ha dimostrato grande coerenza'' ha ammesso il cronista della ''Gazzetta dello Sport'' che ha dedicato il suo articolo di giornale al momento del taglio della torta ufficiale che inaugurava i festeggiamenti del trentesimo anniversario della grande annata 1987 della ''Carrera Team'' che fu una squadra ricca di campioni e premiata dai risultati sportivi eccellenti in quella straordinaria e irripetibile stagione sportiva, ma non si può dimenticare che l'inizio dei trionfi dell'irlandese Stephen Roche fu reso possibile perchè troppe persone quel giorno drammatico del 6 giugno 1987 non si erano comportati da uomini ma da ''don Abbondio del ciclismo'' e soprattutto passando letteralmente sopra all'animo di una persona che ancora adesso, a 30 anni di distanza, soffre terribilmente e ''canta da solo portando la croce'' per il più vile dei tradimenti sportivi
NOTA FINALE DEL POST - questo post non è una mera ricostruzione storica dedicata a uno dei più discussi e controversi eventi del ciclismo e in particolare della lunga storia ultra centenaria del mitico Giro d'Italia, ma è dedicato anche a tutti coloro che in diversi tempi e in diverse circostanze pensano che sia sempre possibile fregare una persona prendendola a bastonate e poi dimenticare tutto, magari ''metterci una pietra sopra'' e illudersi di seppellire per sempre quella vicenda umiliando ulteriormente la persona danneggiata con foto di sorrisi e di pace nei quali colui che fu l'autore della fregatura ci fa anche bella figura pubblica davanti a fotografi e a tromboni improvvisati che si ritagliano cinque minuti di improvvisa notorietà e popolarità facendo la figura dei ''mediatori'' grazie ai quali è scoppiata la pace. Esistono per fortuna persone danneggiate che a costo di diventare impopolari reagiscono ancora con un VAFFA.... deciso e anche poco educato alle proposte e alle richieste di mandare in scena teatrini imbarazzanti di riappacificazioni di comodo e non sincere, e bisogna dire grazie a queste persone che pronunciano il VAFFA.... mentre invece i Sepolcri Imbiancati hanno pure il coraggio di dire che quelli che rifiutano questa sceneggiata che non è niente altro che Fiera delle Vanità e delle Ipocrisie sono dei ''rancorosi'' che vogliono la vendetta e che non sono capaci di perdonare. In fondo, nel suo piccolo, il Gufo ha potuto spesso constatare di persona che in diverse occasioni ''le fotografie della pace'' postate sui social network sono talmente fasulle che ''una volta finita la festa'' e turlupinato il popolo dei lettori le due persone sorridenti si dimenticano della riappacificazione e riprendono a litigare e magari anche a insultarsi come prima e anche più di prima, ovviamente ''nelle segrete stanze'' perchè l'immagine esteriore che deve continuare a resistere è quella della pace e del perdono che erano mera apparenza e zero sostanza
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