venerdì 15 dicembre 2017

IL FALLIMENTO DI BENINI E' UMANO PRIMA ANCORA CHE POLITICO, ED E' RIASSUNTO IN QUELLA FRASE ASSURDA ''DUE DISERTORI NON FANNO UN ESERCITO''

Tre indizi fanno una prova,   e  al terzo indizio ne abbiamo una certezza ossia quello che il sindaco di Castelli Calepio ha fallito non solo dal punto di vista politico,   visto che la legislatura si concluderà nel tradimento delle due promesse elettorali più importanti perchè le tasse locali sono aumentate a livello record proprio durante questi anni di Giunta Benini  e  tenuto in considerazione che alla fine della legislatura la variantina alla S.P. 91  non  sarà stata portata a conclusione,   ma il fallimento è anche soprattutto personale e dal punto di vista umano.    Non fu un atto eroico e coraggioso quello di avere cacciato via a bastonate l'ex  ''braccio destro''  mentre era convalescente nel periodo più acuto della sua depressione,   di solito a destra non è considerato un eroe chi abbandona l'amico quando è in difficoltà,    poi per fortuna  ''il braccio destro''  ha trovato altre occupazioni come la scrittura  e  i viaggi in pullman  e  si è creato la sua piccola postazione solitaria ma indipendente  e  libero.      Non fu nemmeno un atto da eroe quello di  ''essersi lavato le mani''  ogni volta che un assessore si dimetteva,   infatti prima Colombi poi Clementina Belotti  e  infine Laura Chiari hanno rassegnato le dimissioni a causa di un sindaco  ''nè carne nè pesce'',   oscillante e ondivago,    ''indeciso a tutto''  tranne che alla conservazione della propria poltrona,    un sindaco che non ha saputo difendere con convinzione l'operato delle persone migliori della sua stessa Giunta.     E'  arrivato il terzo indizio con la frase  ''il problema sono due disertori,   ma due disertori non costituiscono un esercito''  che è un vero e proprio insulto nei confronti delle due persone che in questi anni lo hanno sopportato con pazienza  e  senza i quali  ''LUI''  sarebbe una vera e propria nullità politica qui a Castelli Calepio.    Pagani Pieremilio nella vita personale ha lavorato per il sindaco per oltre 30 anni,   e nella vita politica insieme a Clementina Belotti è uno dei  ''soci fondatori''  della sezione locale della Lega Nord di Castelli Calepio.     Siccome uno degli altri storici  ''soci fondatori''  della sezione locale Fabio Cornali era da sempre contrario all'alleanza tra Lega Nord e Forza Italia al punto che in coerenza con questa sua posizione decise nella primavera 2014 di non candidarsi personalmente nella  ''Lista Benini'',   ne discende che senza il  ''via libera''  dei due militanti  ''storici''  Clementina Belotti  e  Pieremilio Pagani non ci sarebbe mai stata l'alleanza,    non sarebbe mai nata la  ''Lista Benini'',   quindi Benini non avrebbe mai vinto le elezioni comunali 2014  e  non sarebbe mai diventato sindaco di Castelli Calepio.     Non solo,   ma Clementina Belotti  e  Pieremilio Pagani hanno ricevuto quasi 200 voti di preferenze individuali,    se non fossero stati presenti nella lista dei candidati molte di quelle preferenze sarebbero finite a  ''Castelli Calepio Cambia''  e  il sindaco oggi sarebbe stato quasi certamente Fabio Perletti.

Chiamare  ''disertori''  le due persone che ti hanno consentito di essere il sindaco,  e  soprattutto la persona che subendo attacchi politici micidiali e  durissime critiche da destra e da sinistra prese la decisione impopolare di una durissima manovra finanziaria nel mese di luglio 2015 quando era assessore al Bilancio mentre i suoi colleghi in modo pavido se ne lavavano le mani  e  cincischiavano in attesa che qualcun altro decidesse al posto loro,   e tenuto conto che  il successivo sviluppo dei fatti e dei misfatti ha dimostrato che senza quella manovra finanziaria  ''lacrime e sangue''  probabilmente oggi Castelli Calepio sarebbe al collasso finanziario  e  alla bancarotta di bilancio visto che si deve a Clementina Belotti anche l'assunzione dell'attuale funzionario responsabile dell'Ufficio Ragioneria che con le sue decisioni prese in pieno marasma politico e nel caos amministrativo ha evitato che la situazione a livello finanziario potesse ulteriormente precipitare,    è  un atto di sciacallaggio politico  e  peggio ancora è un gesto di ipocrisia e di meschinità personale.     Per salvare sè stesso  e  per rimanere inchiavardato su una poltrona dalla quale tra meno di 15 mesi in ogni caso sarà costretto a scendere precipitosamente,   magari per mano di qualche  ''fedelissimo''  che nel momento decisivo si rivelerà un opportunista  e  farà  ''il salto della quaglia''  per saltare su un altro carrozzone vincente  oppure  per decisione di qualche burocrate provinciale di partito che deciderà di non ricandidarlo per salvare l'alleanza tra i due partiti,   il sindaco ha attaccato su un giornale locale a larga diffusione come  ''Araberara''   le due persone senza le quali non sarebbe mai diventato sindaco,   e  ha dimostrato non solo che la gratitudine e la lealtà in politica  e  nella vita spesso sono  ''un optional'',    ma ha dimostrato di meritare la definizione che gli ha appioppato più volte il Gufo,   quella di essere sia dal punto di vista politico  che  da quello umano  ''il peggior sindaco della storia recente di Castelli Calepio''          

    

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