martedì 12 dicembre 2017

SONO MEGLIO LE ''FAKE NEWS'' DELLE MELENSE ''VELINE'' E DELLE ''SVIOLINATE'' DEI SERVI DI REGIME

Le  ''FAKE NEWS''  sono drammatiche,    salta fuori un tizio che pubblica qualcosa sulla mitica  e  mitologica  ''rete''  e  il popolo crede a tutto  e  quindi l'innocente viene diffamato,    e  già questa motivazione contiene due assurdità perchè innanzitutto parte dal presupposto che i lettori sono quasi tutti degli sprovveduti non in grado di discernere ciò che è vero da ciò che è falso  e  di fare valutazioni personali su quello che leggono,    e soprattutto si parte dal presupposto che colui che subisce le  ''fake news''  non è in grado di rispondere e di smentire con argomenti validi e credibili che se esistono realmente  e  se sono espressi in modo semplice e comprensibile hanno il potere magico di smontare le panzane in meno di cinque minuti.     A morte quindi le  ''fake news'',    che travisano i fatti  e  istigano il popolo a incazzarsi contro i governanti,   e  spesso  ''disturbano il manovratore''.   

Il Gufo vi spiega in poche parole cosa è l'informazione  ''seria e moderata''  in Italia.    Siamo reduci da oltre 20 anni in cui era lottizzata dai partiti della Prima Repubblica non un qualsiasi quotidiano di un paesello di montagna di pochi abitanti,   ma addirittura la televisione pubblica nazionale.    Era di dominio pubblico che la direzione di  RAI UNO  spettava a un democristiano,   la direzione di  RAI DUE  spettava a un socialista  e  la direzione di  RAI TRE  spettava a un comunista.    Accadeva spesso che le notizie erano trasformate in  ''veline di partito''   e  in sviolinate a favore dei politicanti di riferimento,    e  il più spudorato di tutti in diretta televisiva arrivò addirittura a dire  ''il mio editore di riferimento è la Democrazia Cristiana'',    frase che se fosse pronunciata da un semplice scribacchino di uno sfigato quotidiano di paesello potrebbe costargli il licenziamento su due piedi.      Se qualche notizia era comoda,   veniva  ''imboscata''  nelle  ''brevi''  alla fine della scaletta,   e  annacquata in nome della  ''informazione moderata e non urlata''.     Nei paeselli  ''le veline''  sono quelle di governanti in continua politica di auto incensamento,   di celebrazioni  e  di applausi per qualsiasi evento,   e si esaltano anche gli eventi di ordinaria amministrazione nati per iniziativa di altri  e  che si sarebbero in ogni caso svolti chiunque fosse il politico in carica in quel momento.    E'  tutto un  ''bla bla bla''  della serie  ''ringraziamo Tizio oppure Caio''  e  poi una volta calato il sipario  e  finita la sceneggiata melensa e fasulla confezionata ad uso e consumo del pubblico che applaude saltano fuori critiche molto feroci  e  anche qualche pugnalata alle spalle e a tradimento.    Poi ci sono le  ''veline''  di quelli che appena finito di scannarsi nelle sedi dei partiti  e  nelle segrete stanze se ne vengono fuori con comunicati noiosi che minimizzano tutto e parlano di  ''discussione''  anche quando davanti a testimoni sono volati gli stracci  e  gli insulti reciproci.    Nel regno delle  ''veline''  le dimissioni avvengono sempre per motivi personali oppure con frasi generiche,   e  il dimissionario in lacrime ringrazia tutto e tutti dicendo che si era trovato benissimo nel posto che è costretto ad abbandonare quasi contro la propria volontà,    le critiche degli oppositori sono sempre classificate come  ''polemiche inutili e sterili'',    le inefficienze amministrative trovano sempre giustificazioni di professionisti abilissimi a menare il can per l'aia  e  a raccontare favole pur di negare anche l'evidenza dei fatti,   e  quando qualcuno cambia idea è sempre e comunque  ''un traditore''  a  meno che non salta sul carrozzone del potente che in quel momento è al comando delle operazioni.    

Il Gufo preferisce una  ''fake news''  a  una  ''velina di regime''.     Sono fasulle e dannose entrambe,   ma di solito il protagonista delle  ''fake news''  viene considerato  ''cattivo''  mentre l'autore di  ''veline''  e  di  ''sviolinate''  da servitore dei potenti mostra al popolo la sua faccia buona da bravo ragazzo salvo poi scoprire,   quando qualcuno lo sorprende sul fatto  e  con le mani nel formaggio di colui che ha imboscato una notizia oppure l'ha annacquata  e  trasformata  ''a uso e consumo del manovratore'',    che diventa feroce come pochi nei confronti di colui che lo ha scoperto  e  che quella melensa espressione da bravo ragazzo era ancora più fasulla delle  ''veline''  che ha sparso a piene mani per auto incensare sè stesso  e  quelli che ha voluto servire,   spesso per puro opportunismo  e  in base alle convenienze politiche del momento   

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