Il libro dell'estate, di cui il Gufo consiglia caldamente la lettura, è un libro molto antico e vetusto ma non per questo meno interessante, si tratta del "libero adattamento da parte di Renato Caporali del film 'MARCO POLO' prodotto e trasmesso in televisione dalla RAI" ed è una narrazione molto descrittiva e scritta in modo chiaro e comprensibile delle avventure straordinarie del più grande viaggiatore ed esploratore della storia della Serenissima Repubblica di Venezia, Marco Polo. In questo libro, incredibilmente, le vicende si svolgono addirittura in un altro continente (l'Asia, in un territorio di migliaia di chilometri che parte dalla "via della Seta" e dal porto mercantile di Hormuz nel Medio Oriente ed arriva nella Cina, addirittura con una vicenda che interessa il Giappone) e si attraversano nello stesso viaggio deserti infuocati e aridi con temperature che sfiorano i 40 gradi e montagne e altipiani altissimi (come quelli del Pamir) in cui la notte si scende nettamente sotto gli "zero gradi": leggendo quelle lontane vicende, il Gufo ha trovato incredibili somiglianze (pur in contesti storici e ambientali ovviamente totalmente diversi tra di loro) tra "la legislatura di Castelli Calepio" che si è appena conclusa e l'avventuroso viaggio di Marco Polo in Oriente.
IL MONDO DEI "POTENTI" NON ANDAVA OLTRE IL PORTO DI VENEZIA, i mercanti Niccolò e Matteo Polo furono convocati alla Corte del Doge davanti ai "potenti" che dominavano la Serenissima Repubblica di Venezia e fecero un resoconto dettagliato delle straordinarie ricchezze della Cina e dell'Oriente, delle incredibili opportunità che avrebbero potuto aprirsi per Venezia se avesse accettato la proposta dell'Imperatore Qubilay Khan di aprire una filiale della banca veneziana in Cina in modo da dare inizio a un proficuo scambio di informazioni e a un commercio internazionale di altissima qualità. Ovviamente come ogni "potente" di qualsiasi tempo e di qualsiasi luogo il mondo nasce e muore all'interno delle quattro mura medioevali del suo piccolo Regno (perchè a Venezia, dove si credevano i dominatori della terra e del mare, non potevano concepire che la Cina sia come dimensioni geografiche che come ricchezza, e anche come tradizione millenaria, potesse essere infinitamente più potente di quella che a livello "lombardo veneto" era la Capitale, ma che inserita in un contesto "mondiale" era una città come altre, molto più piccola di Pechino). Addirittura fu messa in discussione la parola dei mercanti veneziani, accusati di essere dei fanfaroni che raccontavano favole; è un po' ciò che accade negli United States di Castelli Calepio quando davanti a scomode e improvvise novità la colpa viene gettata addosso allo scrittore solitario, accusato di avere una fantasia fertile e di inventarsi i fatti raccontando versioni inverosimili e incredibili.
L'ORIGINE DI TUTTO FU UNA DONNA, come in tutte le vicende della Vita: l'adolescente Marco Polo insieme ad alcuni amici voleva attirare l'attenzione di una ragazzina di nome Caterina e si era avventurato con una imbarcazione al largo della laguna veneziana, fu sorpreso da una tempesta improvvisa e si salvò per miracolo; fu solo "per punizione" e per correggere il figlio ribelle che il ricco mercante veneziano Niccolò Polo (che era appena tornato dalla Cina dove si era avventurato insieme al fratello Matteo) imbarcò il figlio Marco nella spedizione commerciale in Cina che doveva partire pochi giorni più tardi. Il nostro eroe era quindi "un eroe per caso" e non avrebbe dato inizio a nessun viaggio se non avesse combinato quel piccolo misfatto da adolescente imprudente e viziato: sono sempre le donne (nel bene e nel male) a determinare il destino degli uomini.
"ARMIAMOCI E PARTITE" uno degli scopi della missione della famiglia di Niccolò Polo era quello di diffondere la religione cristiana in Oriente, dove l'Imperatore Qubilay Khan che aveva una moglie di fede cattolica aveva richiesto la presenza nella sua Corte di due predicatori; i due frati che furono arruolati per ordine del neo eletto Papa Gregorio X (il cui nome prima dell'elezione era Tebaldo Visconti) nella città di Acri insieme alla missione dei mercanti predicavano la Fede e il Martirio, ma appena dovevano mettere in pratica questi precetti (ossia quando il gruppo dei mercanti veneziani attraversava un territorio dominato dai Saraceni che erano in guerra contro i Crociati e i Templari ed era stato catturato da un gruppo di soldati saraceni) approfittarono della prima occasione utile, ossia quando i Saraceni avevano rimesso in libertà la famiglia Polo e il suo gruppo, per fuggire e fare ritorno ad Acri. Classica tradizione all'italiana del proverbio "armiamoci e partite" in cui la Fede viene proclamata e sbandierata nei proclami ufficiali, ma quando si è davanti al rischio concreto è meglio salvare la pelle.
I MITICI "ASSASSINI" NON ERANO UNA SETTA DI FANATICI RELIGIOSI MA ERANO POVERACCI IN PREDA ALL'HASHISH E ALL'OPPIO la famosa e famigerata "Setta degli Assassini" che per due secoli interi seminava il panico in tutto il Medio Oriente, fondata nel 1080 da Hassan-i-Sabbah (detto "il Veglio della Montagna" perchè aveva fondato una fortezza per quasi due secoli inespugnabile nel 1094 sulla roccaforte di Alamùt nel Nord della Persia) e il cui ultimo e più feroce tiranno era Aladino, non era per nulla una setta di "fanatici religiosi fedelissimi al Veglio della Montagna" ma erano dei poveracci che secondo i racconti di Marco Polo erano resi feroci e fanatici dall'abuso di droghe pesanti fatte somministrare a loro insaputa (in particolare oppio e hashish). I giovani erano reclutati dalle zone più povere e poi tramortiti dalle droghe erano fatti entrare nella fortezza dove si viveva nel lusso, e credevano di avere raggiunto il Paradiso: quando erano rispediti fuori dalla fortezza ritornavano alla loro realtà piena di miseria e di aridi deserti. Per riconquistare il Paradiso perduto essi erano pronti a combattere in modo feroce e fanatico, dopo avere nuovamente somministrato loro le droghe pesanti: e quando andavano a combattere in battaglia essi erano disposti anche a morire, e quindi erano avversari particolarmente temibili, al punto che nel 1255 per liquidare quella Setta fanatica e il suo feroce capo l'Imperatore Gengis Khan dovette inviare un'armata guidata dal suo stesso nipote Hulagu Khan che fu costretto a sterminare tutti gli "Assassini" a causa della loro feroce resistenza. Per eliminare l'influsso negativo di quelle vicende, una volta espugnata la Fortezza di Alamùt, essa fu completamente rasa al suolo (dopo avere eliminato il feroce capo Aladino) per ordine dello stesso Hulagu Khan.
"LA NEBBIA MAGICA" DEI CARAUNAS NON ERA ALTRO CHE POLVERE DEL DESERTO, l'altra banda di feroci predoni, i famigerati e misteriosi "Caraunas" che si muovevano in gruppo assalendo i gruppi di mercanti e compiendo feroci razzie e rapine (dopo avere derubato i mercanti essi li assassinavano brutalmente tagliando loro la gola) attaccando a sorpresa perchè protetti da una "nebbia magica" che li rendeva invisibili, utilizzavano un trucco assai semplice. Siccome assalivano i mercanti in pieno deserto, nelle zone più aride dove era stata fatta "terra bruciata" di erba e terreno fertile, la velocità con cui i cavalli si muovevano e la compattezza del loro gruppo sollevava la polvere del deserto che creava un "effetto nebbia" dato dalla scarsa visibilità del gruppo di predoni "nascosti" in mezzo al polverone da essi stessi sollevato. Fu "l'italiano" Marco Polo a escogitare il trucco con cui riuscì a sfuggire al loro assalto e a raggiungere la città fortificata di Consalmi, salvando sè stesso e il suo gruppo: "da italiano egli capì al volo che quando si vuole salvarsi da un polverone, si deve fare la stessa cosa (ossia muoversi in modo da creare un polverone se possibile peggiore di quello degli avversari) in modo che ognuno dei due gruppi fosse "invisibile" per l'altro gruppo e non fosse possibile il contatto diretto, dove i Caraunas erano praticamente invincibili. Quando si tratta di tattiche e di espedienti, la proverbiale fantasia e astuzia degli italiani riesce ad avere la meglio anche dei più feroci tra i predoni medio orientali; peraltro l'arma preferita dei politici italiani quando vogliono "mettere le mani nelle tasche dei cittadini" è proprio quella di mascherare abilmente le manovre finanziarie "lacrime e sangue" sollevando incredibili polveroni mediatici per confondere le acque e per non riuscire quindi a fregare il popolo.
MARCO SI AVVENTURA NELLA MONTAGNA, E VIENE SALVATO DAI MONACI TIBETANI quando tenta di attraversare gli altipiani e le montagne del Pamir, oltre tremila metri di altezza e neve altissima che rende a dir poco avventurosa la traversata, Marco Polo se ne frega della neve e "getta il cuore oltre l'ostacolo", facendosi ovviamente travolgere da una valanga. Il viaggiatore veneziano è fortunato perchè il misfatto accade vicino a un monastero di montagna del Tibet, e una spedizione di monaci prima lo soccorrono e lo portano in salvo accogliendolo nel loro monastero e poi portano in salvo il resto della spedizione di mercanti veneziani portandoli in altri monasteri della zona. Anche a Castelli Calepio, ogni volta che nelle sue narrazioni il Gufo "finiva cotto e bollito sulla brace delle polemiche" da lui stesso innescate, travolto da una valanga di critiche, arrivava il suo amico Massimiliano (che è un filosofo e non un monaco tibetano) a salvarlo e a trasportarlo dal blog arcaico alle pagine Facebook del forum locale "Sei di Castelli Calepio se...".
TRA LA FORZA BRUTA E L'ASTUZIA PREVALE SEMPRE L'ASTUZIA e lo si capisce nel duello di lotta libera tra il campione locale Kasar (che ha una grandissima forza fisica e uno straordinario appetito, oltre che essere un infallibile arciere e un grande cavaliere) e la principessa Aigiarne, che ha come unica "arma di difesa" il suo fascino femminile e il suo sguardo capace di sedurre l'uomo. Essi si sfidano a duello, ma siccome Kasar era innamorato della principessa cade nel tranello e perde la sfida decisiva: dopo avere fatto secchi tutti gli avversari nei turni eliminatori del torneo (compreso Marco sconfitto nell'incontro inaugurale) Kasar pressa la principessa e tenta di stritolarla con la sua forza bruta, ma lei a un certo punto della lotta sembra lasciarsi andare e lo seduce con uno sguardo, Kasar per un istante perde la concentrazione e lei lo colpisce con un colpo maligno a tradimento, dopo che nell'assalto precedente lo aveva fatto finire rovinosamente al tappeto con uno sgambetto. La finale di lotta libera finisce tre a due per la principessa Aigiarne e Kasar è costretto a rinunciare al matrimonio con lei (era "il premio" in caso di vittoria nel torneo) ma il capo dell'accampamento Bekhtor Khan, padre di Kasar, non si scoraggia e ordina di fare festa perchè la tavola era imbandita. Si mangia e si beve a volontà e sono tutti felici, tranne colui che doveva essere il festeggiato, come da tradizione all'italiana.
GLI INTRIGHI DI PALAZZO ERANO GLI STESSI, NELLA CINA DEL TREDICESIMO SECOLO COME NELLA CASTELLI CALEPIO 2014 - 2019 quando Marco Polo fu nominato Ministro e ambasciatore direttamente dal Grande Imperatore Qubilay Khan (la vicenda ricorda un ex "braccio destro" di un Imperatore locale) egli esattamente come il Gufo fu improvvisamente imbarcato e liquidato, perchè un democristiano proveniente da un monastero del Tibet (il monaco Phags - Pa, che era in politica da una vita intera) fingendo di essere suo amico tramava alle sue spalle, perchè voleva continuare nelle sue manovre di Palazzo senza avere "lo straniero" (occidentale) in mezzo ai piedi. Marco si salvò grazie al classico "salto della quaglia" diventando amico di un altro ministro orientale, l'infido Achmet, solamente perchè questo ministro era in pessimi rapporti con il monaco tibetano; ma poi improvvisamente dopo una missione in cui ebbe successo (Marco come ambasciatore inviato dall'Imperatore in Cina riuscì a fornire preziose informazioni logistiche e militari che consentirono ai generali di Qubilay Khan di sferrare l'attacco decisivo e di conquistare definitivamente gran parte della Cina) "il braccio destro dell'Imperatore" ebbe il coraggio in aula (ossia in una riunione dell'Imperatore con i generali militari e i ministri) di "fare il gufo menagramo" ossia di consigliare caldamente di non invadere il Giappone perchè i Mongoli, invincibili come soldati di terraferma, erano nettamente inferiori agli avversari nella battaglia navale pur alleandosi con la Corea che avrebbe fornito la flotta per trasportare i Mongoli sul suolo giapponese. Marco come il Gufo portò sfiga (la flotta da invasione non fu sconfitta dagli avversari ma fu quasi completamente distrutta dai terribili venti giapponesi, "i kami", che crearono una tempesta improvvisa di tale violenza e intensità da affondare gran parte delle navi facendole precipitare contro gli scogli) e quindi fu liquidato, nominato Ministro del Bilancio nei territori cinesi appena conquistati; il suo compito era di "fare l'esattore" e di tassare e tartassare il popolo. Ovviamente "l'amico Achmet" non voleva cadere in disgrazia insieme a Marco Polo e tentò di eliminarlo pagando un sicario per ucciderlo durante il viaggio di trasferimento dal Palazzo Imperiale di Pechino alla sede dove Marco avrebbe dovuto prendere posto nel suo nuovo ruolo, e fu aiutato da suo cugino (l'infido Talib, perchè in qualsiasi storia che si rispetti dalla Cina antica ai giorni nostri nei posti pubblici di grande importanza si tenta sempre di piazzare qualche parente sulle poltrone), ma il piano fallì e poi Marco una volta insediato al suo posto fu incorruttibile e grazie alle "voci e spettegùless" dei contadini (anche in Cina la folla era femmina) riuscì a scoprire le prove della corruzione di Achmet e del suo vigliacco tentativo di farlo fuori con un attentato. Ahimè Marco non riuscì a denunciare Achmet all'Imperatore perchè prima di fare ritorno al Palazzo Imperiale di Pechino era scoppiata una rivolta popolare (provocata dal malcontento per i continui casi di corruzione in cui erano coinvolti il ministro Achmet e il governatore di quella Regione, il cugino Talib) nel corso della quale lo stesso Achmet caduto in un tranello da parte dei capi dei rivoltosi fu pugnalato a tradimento e ucciso.
UN ALTRO "GIRO DI VALZER" DEMOCRISTIANO, MARCO E IL MONACO TIBETANO DIVENTANO AMICI, perchè quando l'Imperatore Qubilay Khan fece ritorno a Pechino per essere relazionato dei misfatti e della rivolta che era scoppiata in Cina il subdolo monaco "tibetano democristiano" ovviamente fece un resoconto ampio e dettagliato dei casi di corruzione in cui era coinvolto il suo ex avversario ucciso dai rivoltosi, quindi l'Imperatore infuriato perchè si sentiva tradito da quell'ex ministro (Achmet) che sembrava il più fedele dei suoi sudditi decise di ordinare che il cadavere del traditore fosse gettato in mezzo alla strada in modo che i cani e gli animali selvatici ne facessero scempio, inscenando una macabra "Piazzale Loreto" in salsa orientale e completando la macelleria dando ordine che anche i parenti corrotti di Achmet fossero giustiziati. Phags - Pa però fu generoso con Marco Polo: malgrado il mercante veneziano "in trasferta cinese" avesse iniziato una pericolosa relazione sentimentale con una ragazza a sua volta di origine veneziana (si chiamava Monica ed era la figlia di uno dei capi dei rivoltosi che aveva ucciso Achmet) egli nella sua relazione si limitò a "fare il democristiano" dicendo che non trovava in lui nessuna colpa, tranne quella di essersi innamorato della donna sbagliata. In questi casi per gli intrighi e le malefatte delle risse di potere degli uomini paga la donna (innocente), esattamente come negli United States of Castelli Calepio in una vicenda di dominio pubblico: Monica fu fatta decadere dalla propria funzione e fu rinchiusa "a vita" in un monastero, costretta a diventare monaca (in fondo tra "Monica" e "monaca" cambia solamente una vocale), e anche in questo caso "la sentenza" veniva pronunciata dopo arringa del monaco tibetano e per volontà assoluta del monarca regnante. Marco Polo qualche anno più tardi con "giro di valzer" chiederà un favore al suo ex nemico politico: volendo andare via dalla Cina e fare ritorno a Venezia, chiese al monaco tibetano di essere nominato "capo spedizione" del viaggio di una principessa (ancora una volta il povero Marco era vittima di una donna!!!) dalla Cina in Medio Oriente, e ovviamente Phags - Pa convinse l'Imperatore "seduta stante" a nominarlo capo spedizione, in tal modo se lo toglieva definitivamente dai piedi e tornava ad essere il ministro più potente e influente della Corte Imperiale. Phags - Pa giurava che si sarebbe ritirato nel suo monestero in Tibet per raggiunti limiti di età ma a quanto pare rimase "in politica a vita" proprio come accade in Italia.
"FRATELLI COLTELLI" IN FAMIGLIA pochi anni prima i due nipoti dell'Imperatore Qubilay, i fratelli Najam e Caidu, si erano ribellati contro il potentissimo Imperatore perchè a causa della malattia che aveva colpito il figlio dell'Imperatore Chinkhin (che aveva il "mal caduco", una forma orientale della nostra epilessia) essi si erano illusi che se avessero fatto fuori il Grande Imperatore sarebbero riusciti a conquistare il trono. Con una serie di spregiudicate manovre "alle spalle" di Qubilay avevano radunato un esercito numeroso e potente, ma una volta capito con chi aveva a che fare l'Imperatore personalmente prese il comando dell'Esercito e della Guardia Imperiale per assalire a sorpresa (nelle prime ore di mattina, mentre tutti dormivano) l'accampamento di Najam. Come da tradizione orientale la battaglia fu uno spaventoso macello e "il traditore" che si era ribellato fu giustiziato su ordine dello stesso Imperatore.
L'ISOLA DI CIPANGO "ISOLA DEL TESORO" da anni (per ben due volte) sia il predecessore di Qubilay Khan che lo stesso Imperatore regnante volevano conquistare l'Isola di Cipango (il Giappone attuale) considerato un luogo pieno di tesori e di ricchezze; è un po' la versione antica dei nostri attuali Imperatori locali che vogliono realizzare il centro commerciale attirati dalla possibilità dei super guadagni da oneri di urbanizzazione. In entrambi i casi (nell'assalto navale all'Isola di Cipango quando le navi furono sorprese dalla tempesta e nei tentativi del passato e del presente di dare inizio alla realizzazione del centro commerciale) sono sempre arrivati "colpi di scena" e tempeste improvvise che hanno fatto sfracellare contro gli scogli l'Invincibile Armata, e in entrambi i casi i generali che guidarono l'assalto si salvarono dalla furia degli elementi atmosferici, ma poi furono giubilati per ordine dell'Imperatore regnante.
IL VICE E' SEMPRE "UN UOMO OMBRA" in tempi lontani e recenti "il vice" è sempre una figura misteriosa, "un uomo ombra" silenzioso ma saggio che non è appariscente e loquace come tutti gli altri ministri, probabilmente perchè preferisce i fatti alle parole. Nel libro di Marco Polo, a dire il vero, "il vice" era talmente misterioso che non si sa nemmeno chi era; solamente in un paio di circostanze l'Imperatore in assenza forzata (perchè in vacanza estiva lontano da Pechino oppure perchè impegnato in una missione militare) incarica il monaco tibetano Phags - Pa di assumere provvisoriamente la reggenza e il comando delle operazioni.
LO SCRITTORE E "IL CIRENEO DELL'INFORMAZIONE" come accaduto nella legislatura 2014 / 2019 raccontata dal blog del Gufo il racconto è stato scritto "a quattro mani" con lo scrittore materiale dell'opera (il Gufo che ha lontane origini toscane per il blog, lo scrittore toscano Rustichello da Pisa che raccoglieva le confidenze e i racconti di Marco Polo trasformandoli in preziosi diari e resoconti) grazie alle preziose e dettagliate informazioni che gli erano fornite "con grande ricchezza di particolari" da fonte diretta di una persona che aveva partecipato da protagonista alla spedizione e che peraltro aveva anche rischiato più volte (sia nei fatti del viaggio in Cina che nella non meno tempestosa navigazione locale di questi cinque anni negli United States of Castelli Calepio) di rimetterci personalmente la pelle; lo scrittore non sarebbe in grado di trasformarsi in narratore di fatti incredibili e straordinari senza il prezioso supporto del proprio insostituibile "cireneo dell'informazione" che svolge un compito preziosissimo.
Mancavano solamente le querele e le lettere, nel contesto delle avventure "orientali" di Marco Polo, perchè per fortuna i tempi sono cambiati: ciò che adesso si risolve grazie a "uomini di toga" (davanti alla Corte dei Conti) in quei tempi decisamente più brutali veniva risolto in modo assai cruento "passando a fil di spada" colui che si era ribellato al potente di turno, e nella legislatura appena conclusa per loro fortuna assessori e consiglieri che hanno voluto prendere congedo lo hanno fatto con la lettera di dimissioni e rinuncia all'incarico e non perchè fatti decapitare dall'Imperatore dopo essere stati condannati per tradimento; peraltro nessuno degli ex ministri di Qubilay Khan caduto in disgrazia aveva "un debito certo nel suo ammontare, liquido ed esigibile" verso le casse imperiali. Le vicende si ripetono, nella Storia: e quelle che nelle narrazioni di Marco Polo erano "la tragedia", nei più tranquilli e fantasiosi resoconti del Gufo non sono stati niente altro che "la farsa", descritta in modo altrettanto prolisso da un altro viaggiatore che in comune con il grande Marco Polo aveva solamente il fatto di essere assai loquace e di trasformare i propri racconti in un lunghissimo interminabile papiro
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