Ci attende (serenamente) la Morte, alla fine del nostro faticoso cammino, ed è quella "compagna invisibile" che a un certo punto tende la mano, ci trasporta silenziosamente verso l'Infinito e per chi ha avuto la fortuna di farsi ricordare per sempre con i suoi gesti e con l'esercizio della propria Arte la Morte non è altro che "lo staffettista" della gara di atletica leggera che con il suo "passaggio di testimone" ci trascina verso l'Eternità, verso la Immortalità. Ci attende la Morte, immobile nella sua rigidità, forse perchè è la scadenza più incerta (nella data e nella circostanza in cui essa si verificherà) ma al tempo stesso l'unica certezza, ossia quella che la nostra Vita in un ben preciso momento si spegnerà come il lumicino che ha illuminato a lungo la stanza, e che dopo tanta fatica si spegne per mancanza di energia attiva. Abbiamo il terrore che "la nostra ultima compagna di strada" possa anticipare i tempi in cui ci prenderà per mano e ci accompagnerà nel nostro ultimo cammino, eppure per chi ha lungamente sofferto essa a volte rappresenta quasi una liberazione, la fine di una sensazione opprimente ed austera, di quella "cappa afosa" che da troppo tempo ci impedisce di respirare serenamente l'aria fresca e pura della libertà. Nel tramonto di quel sole che non doveva mai eclissarsi, nella fase declinante di quella Vita che doveva procedere sempre a velocità crescente, nella depressione di un umore che man mano si procede con l'avanzare dell'età diventa sempre più nostalgico e malinconico (rivolto ai ricordi del passato più che alla progettazione del futuro, che ci appare ormai esiguo e "ridotto al lumicino"), si può ancora dipingere "il rosso vivo e infuocato" di quel tramonto, si può ancora descrivere una traiettoria spettacolare alla fase dell'inevitabile declino, si può ancora sigillare per sempre nel terreno l'impronta originale che sarà il ricordo eterno delle nostre azioni e delle nostre emozioni, ma quando si apre questa pagina dedicando ad essa non una maledizione ma quasi un messaggio di speranza, vuol dire che "si è spenta la luce" all'interno della nostra anima, e che lo scrittore solitario (tetro nella sua postazione serale in cui scrive questo piccolo post) ha già assorbito nella propria anima il proprio declino, e guida i propri pensieri e le proprie azioni verso quell'ultimo tratto di strada che trasforma l'attualità in eternità
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