LA VITA non è passività, rassegnazione al peggio; la Vita significa coltivare un sogno, sperare sempre di migliorare la propria condizione esistenziale, e anche quando si è in una situazione disperata esiste sempre la speranza che possa accadere un miracolo in grado di dare una svolta improvvisa che possa fare riprendere il cammino verso un futuro migliore. Quello che vale per il Gufo (uno scrittore solitario e pessimista, che soffre di depressione cronica e che pensa spesso al momento della propria estinzione fisica, del Grande Riposo, ma che ogni giorno "scrive a manetta", si trastulla nei suoi viaggi, accompagna squadre di calcio dilettantistiche e di pallavolo femminile, si documenta leggendo libri storici e cataloghi di agenzie viaggio, perchè anche l'ultimo giorno nei sogni del Gufo non deve essere privo di emozioni e senza "il lumicino acceso" che spezza il buio delle tenebre) vale a maggior ragione per coloro che provengono da nazioni allo sfascio, da luoghi di povertà e di miseria dove parlare di "futuro migliore" e di sviluppo (quando "il presente" e la realtà quotidiana sono nel migliore dei casi un regime dittatoriale e illiberale e nel peggiore dei casi vivere in nazioni in guerra, che occupano regolarmente e da diversi anni le ultime posizioni della "classifica nera" della ricchezza "pro capite" e delle condizioni di vita in cui versa la popolazione) e che vedono nella "migrazione per motivi economici / sociali" la grande possibilità di dare una svolta positiva alla loro esistenza, raggiungendo nazioni europee come l'Italia, la Francia, la Spagna, la Germania oppure il Regno Unito in cui le condizioni di vita, pur tenendo conto delle problematiche esistenti anche nell'Unione Europea e soprattutto in alcune periferie più degradate, squallide e fatiscenti delle grandi città, non sono minimamente paragonabili alla miseria assoluta che regna nelle nazioni dalle quali provengono il maggior numero dei migranti che si imbarcano anche in viaggi molto avventurosi alla ricerca di un miglioramento, di una nuova occasione, oppure semplicemente per fuggire da una realtà quotidiana disastrosa.
MIGRARE significa imbarcarsi su quella nave (e magari capitare nelle mani di una "capitana" tedesca non meno avventurosa e spregiudicata del nostro "Capitano" nazionale) e aspettare il momento dello sbarco, che nel breve periodo si concretizza con l'infelicità e la nostalgia di chi ha lasciato la propria nazione di origine, ma poi diventa "la porta di ingresso" verso quel sogno che per assurdo può anche trasformarsi in un incubo, perchè nella Vita si va alla ricerca della felicità ma purtroppo la Vita (per sua stessa natura aleatoria e incerta nel proprio svolgimento) non fornisce a nessuno la garanzia di un presente e di un futuro migliore. Il concetto di "migrazione" è ben presente sia nel Gufo "viaggiatore per turismo" che coltiva il sogno (probabilmente irrealizzabile) di trascorrere la sua anzianità da pensionato attingendo agli ultimi risparmi e alle ultime energie in qualche paesello olandese, in modo da andare a morire felicemente nella nazione dei fiori e dei tulipani e magari in piena campagna "verde", e a maggior ragione quel desiderio di migrare verso nazioni più ricche e ospitali è attivo in chi proviene dalle zone desertiche africane oppure dalle nazioni del Medio Oriente in cui dominano il fanatismo religioso e le guerre civili tra fazioni che creano spaventosi macelli in cui migliaia di vittime cadono per mano della feroce dittatura di satrapi corrotti e illiberali. Non può non sognare di migrare un eritreo la cui nazione, dal 1993, è dominata da un feroce e asfissiante dittatore che ha addirittura istituito la follia del "servizio militare a vita" (in cui lo Stato a sua arbitraria discrezione, in qualsiasi momento e per qualsiasi ragione può richiamare in servizio qualsiasi persona) e che è continuamente agli ultimi posti nella classifica del rispetto dei diritti delle minoranze e nella classifica che misura la libertà di stampa e di espressione del proprio pensiero, non può non sognare di migrare colui che proviene da Stati come quelli dell'Africa Nera (soprattutto il Niger) in cui gran parte della superficie della nazione è desertica e in cui le condizioni di vita igieniche, lavorative, sanitarie e dei servizi essenziali (a partire dalla Scuola e dalla Istruzione) sono semplicemente disastrosi. E allora la vera domanda da farsi è se il migrante è una persona che "commette un reato" perchè tenta di migliorare la propria Vita intrufolandosi in una nazione diversa da quella in cui è nato e vissuto fino a quel momento, oppure se è una persona che "ha un desiderio" e salta sulla nave facendo un viaggio assai meno comodo e più rischioso di quelli a cui si sottopone il Gufo nelle sue "migrazioni per motivi turistici e culturali", e due nazioni ci forniscono la risposta a questa domanda.
GLI STATI UNITI DI AMERICA nella loro "dichiarazione di indipendenza" che ha un valore simbolico e anche giuridico di pari rilevanza (se non di superiore importanza) rispetto alla stessa Costituzione materiale è scritto che "tutti gli uomini sono stati creati uguali, essi sono detentori di diritti inalienabili, tra questi diritti inalienabili i più importanti sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità" e che allo scopo di garantire questi diritti sono stati creati i governi: esiste in quella nazione il mito sacrale dei "Governi al servizio dei popoli e dei cittadini" e il mito del "sogno americano" secondo il quale pochi hanno realmente successo e arrivano a fare una carriera strepitosa, ma a nessuno deve essere impedito e "segato sul nascere" il diritto a coltivare il proprio sogno e a provare ad emergere anche partendo da condizioni sociali ed economiche di estrema miseria. IL BHUTAN (una piccola nazione asiatica confinante con il Nepal e con la Cina, governata da un Re che da pochi anni ha trasformato la ex monarchia assoluta in "monarchia costituzionale" in cui il Governo si forma in seguito a libere elezioni) da alcuni anni ha addirittura eliminato il P.I.L. come strumento di misurazione della crescita economica e lo ha sostituito con un più generico "indicatore della felicità" ricordando che obiettivo primario di quella nazione è conservare le proprie tradizioni secolari e la Natura straordinaria di grandi montagne e immense vallate "verdi", il principio sacro dell'ospitalità, quella espressione sempre sorridente che è presente sui volti dei cittadini (malgrado si tratta di una delle nazioni meno ricche del continente asiatico) e addirittura ha abolito i semafori nella capitale Thimphu, prima e unica città al mondo in cui la scarsità di traffico e la capacità dei cittadini di auto regolamentarsi e di rispettare le leggi rende addirittura inutile e superfluo l'impianto semaforico. La nazione che domina il mondo e una piccola nazione asiatica non hanno paura a inserire nei loro codici e nelle loro leggi (sia quelle scritte che quelle "non scritte" e quindi derivanti da usi, tradizioni e consuetudini che sono da sempre, anche e proprio perchè "non scritti", una delle fonti del Diritto) il diritto alla felicità e al Gufo dispiace che quella Italia che da sempre è stata fantasiosa, estrosa, giuliva e gioconda, a volte teatrale ai limiti della farsa voglia improvvisamente impedire ad altri di "farsi largo anche sgomitando, anche utilizzando la furbizia e la malizia", ossia di impedire ad altri di fare ciò che noi facciamo da diverse generazioni
Nessun commento:
Posta un commento