martedì 13 agosto 2019

ROMA COME CASTELLI CALEPIO, STA ANDANDO IN SCENA ESATTAMENTE LO STESSO TEATRINO

ATTO PRIMO  -  due partiti che alle precedenti elezioni avevano corso in due liste separate  (uno contro l'altro)  e  che non hanno nulla in comune,   se non la voglia di  "mandare a casa"  quelli che avevano governato prima di loro,   decidono di fare un'alleanza politica per un governo  "di legislatura".    Il punto di partenza,   come sempre accade in Italia a tutti i livelli amministrativi  e  politici  (da quello comunale a quello nazionale)  è esordire dicendo che quelli che hanno governato fino a quel momento hanno lasciato in eredità una situazione disastrosa;    in entrambe le vicende prese in considerazione dal Gufo uno dei due partiti era la Lega,   e faceva parte di  "quelli che avevano governato in passato",    anche se non nella precedente legislatura.

ATTO SECONDO  -  per un po'  di tempo i partiti  "in alleanza"  riescono ad avere un buon accordo  e  anche a produrre qualche risultato,   tuttavia uno degli argomenti che li accomuna è di continuare a   "sparare a zero"  contro quello che aveva governato prima di loro.     In entrambe le vicende prese in considerazione dal Gufo,   gli oppositori sono considerati  "comunisti";    la vicenda va avanti fino a quando arriva il momento in cui dopo una marea di slogan  e  di promesse la realtà  "presenta il conto",   e  si deve procedere a fare  "la manovra  (finanziaria)   lacrime e sangue".    Cambia solamente l'imposta che deve essere aumentata  e  "messa in collo"  ai cittadini da parte di coloro che fino a pochi istanti prima giuravano che non avrebbero mai aumentato le tasse:   in un caso si aumenta l'aliquota I.M.U.,    nell'altro caso si fa casino per darsi alla fuga  e  fare in modo che possano aumentare  "in automatico"  le aliquote I.V.A.,    come deciso in un famigerato provvedimento che sono  "le clausole di salvaguardia";    per un po'  di tempo si riesce a dare la colpa del disastro economico a un elemento  "esterno"   (nel caso nazionale all'Unione Sovietica Europea che opprime i popoli,   nel caso locale al Governo Renzi che  "rema contro")    ma questa barzelletta purtroppo non riesce a durare all'infinito.    

ATTO TERZO  -   il Capitano  (nazionale)  e  l'Imperatore  (locale),    fino a quando l'accordo va avanti,   dilagano con una serie di proclami demagogici,   di monologhi,   di sproloqui;   uno chiama spesso in causa la Vergine Maria  e  l'altro si sente la reincarnazione di un Cesare Augusto perseguitato dal Senato;     spesso a essere insultati a sangue non sono solamente gli avversari,    ma gli stessi alleati.     In entrambe le vicende,   mentre  "il partito fesso"  va avanti a promettere  e  a raccontare fregnacce,    "il partito furbo"   (che è sempre lo stesso,   la Lega)   capisce che se si va avanti si rischia di sfracellarsi contro il muro  e  all'improvviso un ministro  (a livello nazionale)   /    un assessore  (a livello locale)   prende congedo in modo molto brutale;    il Capitano sale sulla  "consolle"  di un bar di una spiaggia e  procede alla giubilazione del governo mentre l'assessore  (a livello locale)  si presenta all'improvviso all'Ufficio del Protocollo con in mano una lettera di dimissioni molto pesante  e  piena di accuse.   

ATTO QUARTO  -   arriva in entrambi i casi  "la stampella politica".    Siccome  "il partito furbo"  non è per definizione  "fesso",    quando ha preso congedo sapeva benissimo che l'avventura sarebbe andata avanti perchè gli altri,   pur di rimanere inchiavardati alle poltrone,   avrebbero trovato alcuni  "responsabili"  pronti a subentrare nelle due / tre  "votazioni chiave"  e  a salvare baracca  e  burattini,   consentendo al fatiscente carrozzone di andare avanti fino alla fine della legislatura  e  soprattutto di votare i provvedimenti impopolari,   quelli che nel momento in cui li approvi non accade nulla ma che nascondono al loro interno insidiosissime  e  "scivolose"  possibilità di conseguenze future anche piuttosto imbarazzanti.     In questo modo,    non andando a votare nei giorni immediatamente successivi alla consumazione del disastro,   il partito  "furbo"  riesce a mettere alcuni mesi preziosi tra il momento del crollo dell'alleanza  e  il momento delle elezioni  e  quindi a liberarsi della propria parte  "pro quota"  di responsabilità politica,   che a quel punto va a ricadere interamente su chi malgrado il crollo dell'alleanza ha insistito volendo andare avanti fino alla fine,    mentre è inutile precisare che  "i responsabili"  che salvano dal crollo definitivo la legislatura sono quelli che fino a qualche mese prima facevano volare gli stracci,    con accuse reciproche di incapacità politica,    con quello dei due partiti che ha deciso di rimanere al governo.   

ATTO QUINTO  -   nemmeno  "i responsabili"  sono ingenui,   e  quando hanno concluso l'operazione di salvataggio prendono a loro volta congedo,   perchè coloro che hanno voluto trascinare avanti l'avventura a tutti i costi  e  fino alla fine ne devono godere i momenti trionfali della rielezione,   ma anche i problemi che prima o poi quella politica avventurosa farà venire inesorabilmente a galla;   e  in quel momento in cui emergeranno in modo pesante quei problemi derivanti dal passato,    tutti insieme appassionatamente  (leghisti,   "responsabili",    "stampelle politiche"  e  soccorritori di vario genere che si divertivano nel ruolo dell'ago della bilancia)   pur avendo partecipato  "a turno"  e  "a staffetta"  alla festa,    saranno nelle condizioni migliori in cui si può trovare un politico  (locale oppure nazionale),    quello di  "sparare a zero"  contro il manovratore  e  di  "gettare in collo a lui"  tutte le colpe presenti  e  passate di ciò che è accaduto;    in tal modo si prepara il terreno per quando arriverà il momento favorevole  (quello della vittoria elettorale)   perchè ciò consentirà di esordire dicendo   "i miei predecessori hanno lasciato una situazione disastrosa"  e  quindi il giochino dell'oca potrà ricominciare esattamente da capo.

Roma è la Capitale  e  Castelli Calepio  "il feudo dei Quattro Borghi medioevali",    ma entrambe sono in territorio italiano,   governate da politici di nazionalità italiana,    i quali possiedono tutti i vizi  e  le virtù degli italiani,    primo tra tutti quello di passare in pochi giorni  (a volte addirittura in poche ore,   se la situazione lo richiede)   da  "acerrimi nemici"  che facevano volare gli stracci insultandosi reciprocamente con frasi da querela  in  "amici fraterni"  che non solo sono pronti ad abbracciarsi sulla pubblica piazza,    ma addirittura a dire in aula che per il bene del Paese  (oppure del paesello)   quel medesimo bilancio  (oppure manovra finanziaria)   che fino a pochi giorni prima era una totale  "ciofeca"  da respingere con voto contrario  adesso  è da approvare a tutti i costi  (non ha importanza se in modo palese con voto favorevole  oppure  con qualche astensione  "strategica"),    perchè nella vita si può anche cambiare idea,   e  in fondo solamente  "i fessi"  non cambiano mai idea  e  restano rigidi nelle loro arcaiche convinzioni,   a farsi impalare  e  fregare da quelli molto più  "mobili"  di loro a fiutare la direzione del vento  e  ad innalzare la bandiera nel momento giusto,   e  nella giusta direzione.      Proprio per questo motivo il Gufo,   cronista  "cireneo"  e  spettatore degli eventi politici di Castelli Calepio,    non prova alcuna sorpresa assistendo a ciò che accade a Roma,   dove cambiano solamente i protagonisti,   cambia solamente il fatto che in un caso la situazione è precipitata nel bar di una spiaggia in riva al mare  e  nel secondo caso a causa di un depuratore in riva al fiume Oglio,     ma non cambia affatto la musica,    anche perchè i suonatori hanno in mente un solo spartito,   ossia quello di rimanere seduti comodamente  "in poltrona"   (oppure ancora più comodamente  "dietro le quinte")   perchè oggi come ieri  "il potere logora chi non ce l'ha"  e  (aggiunge il Gufo)   "la folla è femmina"      

NOTA FINALE DEL POST  -  in ognuna di queste vicende esiste sempre  "il rompiscatole"  che disturba il manovratore  e  che prendendo atto dello scempio che si sta verificando vorrebbe mandare tutto a rotoli  e  restituire la parola agli elettori;     ma siccome  "il disturbatore"  diventa impopolare,   ecco che gli altri  (tutti insieme)   diventano improvvisamente  "Dottori della Legge"  ed esperti del Diritto  e  del Rovescio  e  accompagnano malamente alla porta il disturbatore,    avendo anche la prosopopea  di  salire sul pulpito  e  di spiegare al popolo che loro agivano  "in nome della Legge"  e  che è stata cosa buona e giusta giubilare il rompiscatole  e  continuare a fare festa fino all'ultimo minuto della legislatura       

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