Quando si parla della Giornata della Memoria e della tragedia dell'Olocausto, si dimentica spesso una delle due ragioni principali per cui si consumava la più grande tragedia del Ventesimo Secolo, in quella Europa in cui "il sonno della ragione" aveva partorito il mostro criminale che fu il regime nazista di Hitler in Germania; la prima ragione fu quella della brutalità dei gerarchi nazisti, completamente insensibili e rigidissimi in quella "obbedienza agli ordini del superiore gerarchico" che trasformava il fanatismo di pochi in una vera e propria tragedia mondiale, ma il secondo elemento non meno importante era determinato dal fatto che molti di coloro che avevano nelle proprie mani poteri formali (e reali) molto forti non ne fecero uso, preferirono "fare i burocrati e i passacarte" ignorando il fatto che in una situazione drammatica come quella che si era venuta a determinare "fare il passacarte" non significava essere neutrale, ma era il modo per fare pendere la bilancia in modo decisivo verso l'aggressore nazista. L'Italia degli anni dal 1923 al 1943 fu come sempre "campione insuperabile di salto della quaglia e tuffi carpiati dei trasformisti e degli opportunisti": l'incredibile disinvoltura con cui il Re e il Maresciallo Badoglio, dopo essere stati servili e lascivi nei confronti di Mussolini per quasi 20 anni, diventavano improvvisamente "i liberatori" della nazione, descrivono il difetto ormai cronico di una nazione dove si baciano le mani e ci si piega a 360 gradi davanti al potente per servirlo in modo addirittura indecente, salvo poi tradire e abbandonare quello stesso "potente" nel momento egli cade in disgrazia e viene sconfitto in modo irrimediabile.
KARL SCHULZ IN GERMANIA fu il più insulso, e quindi anche il più pericoloso di tutti i burocrati e "passacarte" di regime. Era dopo il comandante Franz Ziereis la seconda autorità in assoluto nel campo di sterminio di Mauthausen: capo dell'Ufficio Politico, nelle sue mani finivano i detenuti per gli interrogatori e per tutte le vicende che li riguardavano. Dal "SI" oppure dal "NO" di Karl Schulz dipendeva spesso la vita e la morte di un detenuto, quindi proprio per la drammaticità delle situazioni non era ammesso il vile comportamento del "lavarsene le mani" alla Ponzio Pilato. Karl Schulz fu il peggiore dei nazisti, mentre sotto i suoi occhi e a pochi metri di distanza dal suo ufficio si consumavano dei crimini orrendi e orribili egli si dedicava a "piccoli traffici" (ad esempio il contrabbando di merci, alcuni scambi "in nero" di beni di lusso) oppure faceva il donnaiolo, rovinando oltretutto il proprio stesso matrimonio. Lui che insieme a Franz Ziereis avrebbe potuto (e dovuto) dominare la vita del lager, non dominava nemmeno il proprio ufficio: era servile e lascivo nei confronti del caporale Mueller (che dal punto di vista gerarchico era un suo sottoposto), un brutale e fanatico nazista che interrogava i detenuti con un nerbo di bue e appendendo per le mani fino a farli urlare dal dolore i prigionieri più deboli. Schulz non si opponeva mai a questi metodi, non ne era l'esecutore ma "lavandosene le mani" avallava e legittimava "di fatto" questi comportamenti. Persino al processo di Karlsruhe che lo condannava a 15 anni di carcere, egli non ammise mai le proprie responsabilità, non fece altro che balbettare in modo incerto che obbediva agli ordini dei suoi superiori e che era stato completamente dominato dal comandante Ziereis. Più di ogni altro burocrate del regime nazista tedesco, Schulz era colui che adottava la tecnica dello "scarica barile" come ragione di vita prima e purtroppo anche dopo la tragedia del lager di Mauthausen; furono quelli come lui a contribuire in modo decisivo al dominio incontrastato di Hitler e dei suoi gerarchi, che potevano contare purtroppo su una massa di piccoli carrieristi che in cambio di un posto ben retribuito nelle burocrazie parassitarie dei lager poteva contare su una totale obbedienza da parte loro.
IL CONTE GALEAZZO CIANO rappresentava il vizio tutto italiano in cui "il cognato del Grande Capo" diventava ministro, addirittura Ministro degli Esteri e quindi interlocutore privilegiato dei governi stranieri, compreso quello della Germania nazista. Agiva con il classico metodo all'italiana del "piede in due scarpe", faceva credere ai tedeschi di essere il loro più fedele esecutore di ordini e poi ritornava in Italia consigliando a Mussolini di non entrare in guerra accanto agli alleati con cui avevano appena firmato l'Asse Roma Berlino. Davanti agli inglesi era favorevole alle democrazie occidentali, e per fortuna non ebbe assidue frequentazioni dei sovietici altrimenti davanti a loro avrebbe recitato la parte del comunista; purtroppo siccome le sventure non accadono mai da sole, ebbe la sciagura di avere tra i suoi interlocutori un altro "uomo per tutte le stagioni", il Visconte di Halifax in rappresentanza del Regno Unito. Come tutte le tragicommedie all'italiana, il regime di Mussolini cadde proprio per mano del cognato, che unendosi a Dino Grandi la sera del Gran Consiglio del 25 aprile 1943 determinò il voto contrario che fu alla base del crollo definitivo del Regime: probabilmente Ciano sperava di riciclarsi nel governo dei "liberatori" oppure di sostituire Mussolini come interlocutore della Germania nazista, ma siccome i tedeschi non amano i "voltagabbana" egli finì processato per tradimento e condannato a morte nel 1944 in uno dei tanti "processi farsa" dei Tribunali Speciali della Repubblica di Salò.
EDWARD FREDERICK LINDLEY WOOD meglio conosciuto con il titolo nobiliare onorifico di Visconte di Halifax era un viscido politicante inglese, che doveva la sua nomina a Ministro degli Esteri del governo presieduto da Neville Chamberlain alla sua amicizia personale con Re Giorgio. Teneva "il piede in due scarpe" (e questa è una tattica da politico politicante che in tempi di guerra si rivela disastrosa): da un lato insieme a Chamberlain decise l'entrata in guerra del Regno Unito contro la Germania nazista nel settembre 1939, dall'altro (tramite i suoi contatti con esponenti del Governo Mussolini) intavolava trattative segrete per una "resa onorevole" nei confronti della Germania nazista, perchè aveva paura e terrore della forza militare dimostrata dai tedeschi nei primi mesi della Seconda Guerra Mondiale. Quando il Governo Chamberlain fu travolto da una mozione di sfiducia presentata dai laburisti che gli rimproveravano di avere trascinato in guerra la nazione malgrado fosse palesemente impreparata dal punto di vista militare ad affrontare la sfida, egli riuscì a riciclarsi nel "governo di unità nazionale" presieduto da Winston Churchill sempre nell'incarico di Ministro degli Esteri, dove pensava di continuare il triste giochino del "piede in due scarpe" e delle trattative segrete con gli italiani. Purtroppo per lui (e per fortuna degli inglesi) Churchill non era Chamberlain ed era deciso a combattere fino alla fine con la massima determinazione il regime nazista, quindi quando il nuovo premier inglese gli comunicò che si andava avanti con la guerra contro la Germania nazista, il Visconte di Halifax fece il tentativo di una "congiura di Palazzo" all'interno del partito conservatore inglese per fare cadere Winston Churchill nella speranza di prendere il suo posto. Re Giorgio però nel grave momento fece passare in secondo piano amicizie e preferenze personali, si schierò dalla parte di Churchill, entrambi trovarono per il Visconte di Halifax un posto da ambasciatore negli Stati Uniti d'America e congedarono il Ministro esitante e tremebondo, che nel 1941 fu spedito a Washington dove non poteva più fare danni. La guerra, senza il ministro esitante e "dai piedi in due scarpe" a creare problemi e dissidi interni al governo inglese, cambiò decisamente marcia e gli inglesi combatterono fino alla fine, riuscendo a capovolgere l'esito disastroso del conflitto e a vincere contro i criminali nazisti.
Ci si domanda spesso se il corso della Storia poteva cambiare nel caso in cui queste persone dotate di un grande potere (due di loro erano addirittura Ministri degli Esteri nelle loro nazioni) avessero detto fin dall'inizio un "NO" deciso e senza cedimenti all'ipotesi di allearsi oppure di arrendersi davanti alla Germania nazista, e soprattutto se in Germania chi aveva incarichi formali molto importanti avesse detto "NO" ai metodi dei gerarchi nazisti. Certamente il regime nazista, davanti a una forte e decisa resistenza, non avrebbe potuto dilagare e arrivare a dominare mezza Europa con estrema facilità in solamente otto anni, e magari una più decisa opposizione avrebbe indotto i "vertici" dei comandi militari tedeschi a tentare di liquidare il dittatore ripristinando la legalità; sicuramente "i pavidi e i deboli" per diversi anni fecero carriera e mentre milioni di innocenti dovevano morire anche a causa della loro inerzia, essi accumulavano incarichi, poltrone e stipendi da favola. E per un curioso scherzo del destino, dei tre fu solamente l'italiano a pagare con la vita per le proprie nefaste indecisioni....
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