Il Palazzo (marcio e decrepito fin dalle proprie stesse fondamenta) ancora una volta si dimostra campione assoluto di ipocrisia, un nido di vespe e un covo di vipere, fatuo e vanesio quando ci si deve auto incensare e celebrare in cerimonie pubbliche ma al tempo stesso pusillanime e codardo (fino alla vera e propria vigliaccheria politica e umana) quando si deve prendere pubblicamente posizione su un tema impopolare e "bollente" di dominio pubblico e di stretta attualità; dopo circa 48 ore dalla pubblicazione sull'Eco di Bergamo della notizia della condanna del sindaco, e mentre le due liste di minoranza consiliari della Lega e di "Castelli Calepio Cambia" hanno predisposto un comunicato ufficiale e vanno all'assalto chiedendo le dimissioni del sindaco (anche il circolo locale di Rifondazione Comunista per voce del suo segretario Claudio Sala ha già chiesto le dimissioni), fa rumore, ma non stupore, l'assordante silenzio "social" di tutti i sostenitori del sindaco, a partire dalla sua stessa maggioranza. E' la solita ripetizione della eterna storia "alla Ponzio Pilato" in cui nel Palazzo si preferisce la miserabile tattica attendista di chi vuole aspettare gli sviluppi della situazione, nella speranza che un Benini lasciato solo a bollire sulla brace delle polemiche possa risolvere lui stesso la situazione rassegnando le dimissioni, e aspetta di schierarsi solamente dopo avere verificato quale sarà il probabile "carro del vincitore". Le due vicende (quella personale del sindaco e l'indagine della Procura della Repubblica di Brescia sulla mancata rimozione di amianto nella zona di confine tra la frazione di Quintano e le vie di Palazzolo sull'Oglio posizionate poco oltre la linea che divide i territori dei due Comuni) procedono di pari passo, quasi contemporaneamente, e la prossima settimana è previsto un ulteriore momento di vera e propria ebollizione politica con i nuovi passi che l'inchiesta penale di Brescia ha reso inevitabili e che procedono "a rotta di collo" trascinando la politica locale vicina al precipizio della crisi; questo è il momento dei volponi e dei volpini della politica locale, che probabilmente approfitteranno del "week end festivo" (sabato e domenica) per rimanere "coperti e allineati" avvolti e protetti dalla "nebbiolina grigia" del silenzio e delle mezze frasi di circostanza "buone per tutte le stagioni", in attesa di capire se il precipitare della situazione renderà inevitabile anticipare gli eventi e abbandonare la nave che affonda oppure se conviene rimanere ancora un po' sul carrozzone attuale, confidando in una resistenza di pochi mesi che consenta loro di riposizionarsi politicamente con calma (e senza precipitare gli eventi) perchè al momento giusto molti degli attuali "fedelissimi", se vorranno continuare nella loro carriera politica senza essere mandati a casa in modo inglorioso insieme al Grande Imperatore, dovranno dire che loro quel tizio non l'hanno mai conosciuto, e che prendono le distanze dal suo modo di agire autoritario e a volte anche solitario. Non volano più i gufi e i corvi ma svolazzano avvoltoi e sciacalli, in questa "lunga notte del Palazzo che crolla", e quindi anche il Gufo prende congedo assistendo con estremo rammarico e tristezza all'ennesima deludente sceneggiata (questa volta assolutamente muta e silenziosa) mandata in scena dal teatrino in servizio permanente che non sa fare altro che riproporre "il solito minestrone riscaldato" della Fiera delle Vanità, delle Futilità e delle Inutilità
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