L'OVVIO SCANDALIZZA, questo non da ieri sera. Scendono letteralmente tutti dalla pianta, come se scoprissero solamente oggi che in Italia "lo stato di emergenza sanitario" è stato proclamato in data 31 gennaio 2020, con durata sei mesi ed eventualmente rinnovabile per altri sei mesi; peraltro "lo stato di emergenza sanitario" non solo era stato proclamato per avere una cornice giuridica entro la quale operare per prendere i provvedimenti restrittivi attuali (che dal punto di vista meramente formale sono probabilmente incostituzionali perchè vanno a limitare e a sospendere "a tempo indeterminato" diritti e libertà individuali garantite dalla Costituzione, ma che traggono uno straccio di legittimazione proprio dalla proclamazione dello stato di emergenza del 31 gennaio 2020), ma era stato proclamato in conseguenza della catastrofica evoluzione degli avvenimenti che stavano precipitando nella nazione più popolosa del mondo (la Cina), su indicazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità la quale, alla luce di quanto stava accadendo nella città di Wuhan e nella Provincia di Hubei in Cina, non poteva fare niente altro che lanciare l'allarme, avendo una ragionevole certezza di ciò che sarebbe potuto accadere non solamente nella nazione asiatica, ma su base mondiale (nel frattempo erano state travolte dall'epidemia altre nazioni importanti e popolose, in particolare il Giappone, l'Iran e la Corea del Sud). I parlamentari italiani avrebbero dovuto essere a conoscenza di quella deliberazione, peraltro pubblicata nelle prime pagine dei principali quotidiani nazionali e nelle loro edizioni "on line"; è quindi già grottesco e pittoresco che si scopre oggi ciò che era stato deliberato due mesi fa, come se tale deliberazione fosse stata mantenuta segreta e avvenuta a insaputa della nazione. Anche il presidente degli Stati Uniti d'America ha proclamato a sua volta "lo stato di emergenza" e nessuno nella sua nazione si è stracciato le vesti gridando al "colpo di Stato"; semmai Trump (insieme ai suoi colleghi francesi e inglesi) era stato giustamente criticato per avere minimizzato la situazione due settimane fa, quando ormai l'entità della catastrofe era già visibile in altre nazioni come l'Italia e come la Spagna (nazione nella quale la situazione è assai peggiore di quella italiana) e per essere stato costretto precipitosamente, sotto l'incalzare degli eventi la cui evoluzione era rapidissima nella sua drammaticità, a prendere quei provvedimenti drastici di cui due settimane prima negava l'evidenza che dovessero essere assunti nel tentativo di limitare al massimo le conseguenze nefaste della pandemia.
Purtroppo il 31 luglio 2020 indicato nella proclamazione dello "stato di emergenza sanitario", alla luce della evoluzione successiva dei fatti (e in considerazione che nemmeno chi deliberava lo "stato di emergenza" avrebbe mai potuto immaginare, il 31 gennaio 2020, che la situazione sarebbe precipitata in modo così catastrofico proprio in Italia, e soprattutto nelle quattro Regioni "locomotiva" a livello economico come la Lombardia, il Veneto, il Piemonte e l'Emilia Romagna), molto difficilmente si potranno mantenere in vita gli attuali provvedimenti restrittivi oltre il 31 luglio, come ha precisato lo stesso Presidente del Consiglio in video conferenza. Esistono due esigenze entrambe urgentissime ma opposte, che a un certo punto entreranno drammaticamente in conflitto tra di loro: da un lato l'emergenza sanitaria impone "misure restrittive di contenimento e limitazioni alla libertà di circolazione e di movimento" che come insegna l'esperienza cinese non possono durare meno di due mesi, e una volta registrati i miglioramenti della situazione, queste misure possono essere disapplicate e allentate una alla volta a partire da quelle più urgenti; dall'altro lato è materialmente impossibile "blindare in casa" le persone per oltre due mesi perchè oltre un certo limite di tempo le conseguenze economiche, psicologiche e sociali di queste misure diventeranno ingestibili e produrranno effetti (anche dal punto di vista sanitario) ben peggiori di quello che sta accadendo in questi giorni. Può accadere, per sessanta giorni, che si possa obbligare tutti i cittadini a "rimanere a casa" garantendo entrate finanziarie con la Cassa Integrazione e altre indennità, sospendendo completamente la riscossione di tasse e contributi, chiedendo alle aziende di non licenziare i dipendenti, immettendo liquidità nel sistema bancario per non provocare il collasso e il crollo innescato dalla "catena dei non pagamenti" e delle reciproche insolvenze tra clienti e fornitori, rinunciando a ogni forma di introito e di entrata da settori "strategici" in cui lavorano milioni di persone come lo Sport, Spettacolo e Tempo Libero con tutto l'indotto, il Turismo, la Cultura, il mondo della Scuola e delle attività di Parrocchie e Oratori, ma siccome l'Italia fa parte dell'Unione Europea e non ha la sovranità monetaria (e quindi non può stampare carta moneta ed emettere titoli di debito all'infinito), a un certo punto, una alla volta e con gradualità, imponendo limitazioni e restrizioni in materia di sicurezza sul lavoro, il sistema sociale, economico e produttivo della nazione dovrà ripartire per forza. E' pura utopia pensare che uno Stato per sei mesi (oppure per un anno) possa rinunciare alle entrate fiscali e contributive senza collassare e dichiarare fallimento: in questo senso va interpretato l'auspicio del Presidente del Consiglio quando dice che auspica che il ritorno alla normalità possa avvenire "prima del 31 luglio", semplicemente perchè lui come tutti gli uomini di buon senso che lavorano nelle istituzioni sanno benissimo che l'attuale situazione di "tutti a casa" può essere sostenibile per qualche settimana, ma non "per più di sei mesi" oppure addirittura "per un anno". Conviene quindi già da oggi lavorare al ripristino delle condizioni di sicurezza per il momento (inevitabile) in cui inizierà a riprendere la vita sociale e in particolare dare vita a opere di sanificazione e pulizia straordinaria di scuole, palestre e locali pubblici (e privati) "chiusi per causa di forza maggiore", a incrementare il "tele lavoro", e a organizzare al meglio la ripresa; purtroppo la favola del "rimanere tutti a casa" per diversi mesi perchè nel frattempo lo Stato vede e provvede per tutti è destinata a spegnersi lentamente dopo le vacanze pasquali, quando inizierà a prendere il sopravvento la realtà che ci dice che da sempre, nella Storia millenaria dell'Umanità, è materialmente impossibile "fermare a vita" la Vita stessa delle persone congelando per anni la situazione. La previsione del Gufo (che non è uno scienziato e nemmeno un oracolo che possiede il Verbo e ha la Verità sempre a portata di mano, ma che tenta di ragionare con un minimo di logica in una situazione comunque totalmente imprevedibile nella sua evoluzione) è che sarà quasi impossibile riprendere la vita sociale nella sua interezza e completezza prima del 31 luglio (molto più facile ipotizzare che si possa avverare lo scenario descritto in video conferenza dal Presidente del Consiglio di limitazioni e restrizioni che cadono "gradualmente, una alla volta" se tutto va bene a inizio maggio, ma quasi sicuramente non prima dell'inizio dell'estate) ma che dopo le vacanze estive, volontariamente oppure "per forza", si dovrà fare riprendere almeno la grande maggioranza delle attività essenziali a livello lavorativo, sociale, economico, perchè in alternativa c'è il collasso definitivo e il fallimento della nazione; quindi accanto alla gestione dell'emergenza sanitaria conviene creare già fin da oggi "una cabina di regia" decisionale che predispone i passi necessari perchè "il ritorno alla vita" possa avvenire nel modo più ordinato possibile, con molta cautela, e abbattendo già da oggi le possibilità che si possa ricadere negli errori più gravi degli anni precedenti che hanno amplificato le conseguenze già gravi di questa imprevedibile emergenza sanitaria.
Lo stesso Conte è consapevole che, una volta finita l'emergenza, sarà inevitabile che dovranno cadere molte teste (probabilmente anche la sua) e che nel giro di pochi mesi dovranno essere scritte una marea di lettere di dimissioni, sia da parte di politici che di dirigenti, sia a livello "nazionale" che a livello "regionale", perchè non è minimamente pensabile che dopo una simile situazione tutti possano continuare ad auto incensarsi e nessuno possa essere ritenuto responsabile di nulla; le stesse Regioni per un po' di anni dovranno abbandonare per forza volontà "autonomiste" perchè il deplorevole spettacolo di venti Governatori che procedevano ognuno per conto proprio, senza essere in grado nemmeno di coordinarsi tra di loro prima di interloquire con il governo centrale, ha disgustato i cittadini. L'attuale governo, fragile e incerto nella sua base parlamentare, rischia di essere travolto dalla immensità del compito che lo attende, quello della ricostruzione economica, sociale, delle relazioni internazionali, dei rapporti tra Stato e Regione; la forza degli eventi spingerà verso l'indicazione di un nominativo "fortissimo" e di indiscussa autorevolezza a livello internazionale, con maggioranza parlamentare molto ampia e mandato illimitato a negoziare a tutti i livelli le aperture delle linee di credito indispensabili per avere la liquidità necessaria per sostenere la ripresa e per impedire che l'emergenza sanitaria possa precipitare verso il collasso finanziario della nazione, quindi avremo come unica scelta quella di un Conte disposto a "tirare a campare" fino a fine legislatura ma "commissariato di fatto" dalle Istituzioni Europee oppure dalla nomina di un nuovo Presidente della Repubblica "fortissimo" e autorevole, oppure le sue dimissioni per consentire un governo di legislatura come quello descritto dal Gufo in queste righe. Le accuse al Governo Conte di essersi "blindato" fino a fine legislatura con la proclamazione dello "stato di emergenza sanitaria" sono quindi ridicole e risibili; nessun uomo politico, nemmeno il più ambizioso e il più incosciente, avrebbe mai desiderato trovarsi a gestire una situazione così drammatica e catastrofica, con l'aggravante di essere stato abbandonato da mezza Unione Europea che anzichè aiutare l'Italia ha tentato di approfittare della nostra crisi per affossare dal punto di vista economico una nazione "rivale". Conte, Salvini e tutti gli altri protagonisti di "OGGI" non se ne sono ancora resi pienamente conto, ma "DOMANI" sarà una tale incognita che qualsiasi manovra di Palazzo e manovrina politica di questi giorni, compreso il tentativo dei singoli parlamentari di rimanere inchiavardati alle poltrone oppure di riciclarsi in altri partiti, è destinata a essere spazzata via (anche in modo drastico) quando, una volta conclusa l'emergenza sanitaria, prenderemo definitivamente coscienza e conoscenza delle conseguenze tragiche di ciò che è accaduto e soprattutto del compito immenso e imponente a cui ognuno di noi (dal livello "politico" più alto all'ultimo dei Comuni e dei cittadini) sarà chiamato per evitare che il crollo economico possa portare a ulteriori perdite di vite umane che farebbero molto più danno della stessa epidemia "Corona Virus", e alle prossime elezioni a tutti i livelli politici e amministrativi non è da escludere che molti degli attuali protagonisti dovranno scegliere tra non ripresentarsi più oppure accettare il rischio di essere spazzati via e travolti dal "nuovo" che inevitabilmente emerge dopo ogni catastrofe
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