Il fallimentare "lockdown all'italiana" ci ha portati a una situazione paradossale. DAL PUNTO DI VISTA ECONOMICO l'effetto del "lockdown" fa prevedere un crollo del 10% circa del P.I.L. italiano nell'anno 2020, con il rapporto tra debito pubblico e P.I.L. che rischia di superare il 150% a fine anno; sono numeri da "situazione quasi fallimentare" e nella malaugurata ipotesi in cui si dovesse ricorrere nuovamente a un "lockdown bis" (di uno o due mesi) in Regione Lombardia questi dati economici già drammatici andrebbero a peggiorare ulteriormente, fino a rendere la situazione finanziaria ed economica italiana totalmente "fuori controllo" e non più gestibile senza interventi pesantissimi come introduzione di tasse patrimoniali, tagli degli importi delle pensioni e degli stipendi pubblici oppure drastica riduzione della quantità e della qualità dei servizi offerti dallo Stato ai cittadini, compresi ovviamente i servizi sanitari. DAL PUNTO DI VISTA MEDICO / TEORICO molti scienziati suggeriscono proprio un "lockdown bis" e proprio in Regione Lombardia, peraltro senza avere la minima garanzia che si possa andare verso l'azzeramento dei nuovi casi di contagio: anche nella forma più rigorosa di "lockdown" che si possa concepire (e che è stata quella in vigore dal 12 marzo fino al 4 maggio) in Regione Lombardia, per garantire il funzionamento dei servizi essenziali minimi per la sopravvivenza delle persone (filiera sanitaria e alimentare, funzionamento dei servizi pubblici essenziali e delle Forze dell'Ordine ecc....) dovrebbero muoversi non meno di un milione di persone, che quindi sarebbero continuamente esposte al rischio (personale e familiare) di alimentare nuovi casi di contagio. DAL PUNTO DI VISTA SOCIALE, a causa degli effetti già adesso drammatici del "lockdown" sulle famiglie e soprattutto sui bambini e sui minorenni, è totalmente impossibile e impensabile pensare che, dopo un anno scolastico (quello 2019 / 2020) praticamente perduto in modo irrimediabile, si possa "fare il bis" e compromettere anche l'anno 2020 / 2021: i bambini devono essere messi nelle condizioni di potere tornare a scuola nel mese di settembre 2020, anche se il virus non sarà ancora stato completamente debellato e anche se la pandemia sarà ancora presente sul territorio italiano, in particolare in quello della sua Regione più popolosa e più importante. DAL PUNTO DI VISTA POLITICO i governatori di alcune Regioni (Toscana, Marche, Puglia, Veneto, Campania e Liguria) pressano per andare a elezioni nel più breve tempo possibile: vogliono "incassare" il dividendo politico della notorietà che hanno acquisito con la gestione dell'emergenza che li ha visti protagonisti, e sulla base di questa "pubblicità mediatica" derivante dalla pandemia tentare di vincere trionfalmente le elezioni regionali e di farsi rieleggere come governatori della propria Regione; inutile dire che in tal caso nella dialettica istituzionale tra governo centrale e Regioni il rapporto di forza si modificherebbe fortemente a favore dei governatori rieletti trionfalmente, che potrebbero agire nella pienezza di un mandato appena riconfermato dagli elettori in contrapposizione a un governo diventato nel frattempo debole e litigioso al suo interno. DAL PUNTO DI VISTA COSTITUZIONALE è del tutto evidente, se non si vuole trasformare uno Stato democratico in una dittatura illiberale e autoritaria, che la compressione e la limitazione di alcuni diritti costituzionali (la libertà di impresa e di circolazione delle persone, il diritto allo studio e all'istruzione, l'esercizio del diritto di culto e altri ancora, il continuo rinvio delle elezioni "per ragioni di sicurezza") non può essere esercitata "a tempo indefinito e indeterminato" e soprattutto non si può protrarre per tutta la vita la proclamazione dello stato di emergenza e di eccezione; arriva un momento, quando una situazione così insidiosa si protrae troppo a lungo, in cui il rischio di disordini e di proteste diventa sempre più elevato, e difficile da mantenere sotto controllo in modo ordinato.
In pratica dovremmo di nuovo fare un "lockdown bis" in Regione Lombardia ma non possiamo farlo, a meno che, in nome del principio astratto della sacralità della salute del cittadino che travolge qualsiasi altro diritto costituzionalmente garantito, non vogliamo (in modo deliberato e consapevole) condannare definitivamente milioni di persone alla miseria economica, a gravissime conseguenze dal punto di vista psicologico e sociale, a una situazione che a quel punto probabilmente diventerebbe "fuori controllo e ingovernabile" e quindi fonte di caos e di disordine al punto tale che, per diretta conseguenza, tutto sarebbe travolto (compreso quei servizi sanitari che si vogliono teoricamente tutelare ogni volta che si prende quel tipo di decisione, e che dopo un secondo "lockdown" andrebbero anche essi rapidamente a collassare); allo stesso tempo quel "lockdown" che avrebbe una sua giustificazione reale nell'opera di contenimento dell'espansione della pandemia è impossibile da replicare non solo "su scala nazionale" ma probabilmente anche su tutto il territorio della Regione Lombardia perchè ciò avrebbe come inevitabile conseguenza il fallimento economico della nazione e una miseria ancora più spaventosa di quella già devastante a cui andremo incontro tra alcuni mesi, quando il precipitare della situazione economica metterà a rischio diverse migliaia di posti di lavoro. Alcuni scienziati di altissimo livello come il professor Zangrillo (medico dell'ospedale "San Raffaele" di Milano) oppure come il dottor Silvestri (e insieme a lui diversi firmatari del famoso appello con cui egli afferma che "E' UN DOVERE" tornare a una vita normale e che abbiamo questo preciso dovere nei confronti dei nostri figli e dei nostri nipoti, ai quali non possiamo chiedere sacrifici enormi e soprattutto a tempo indefinito e indeterminato) in perfetta scienza e conoscenza hanno iniziato a prendere atto della situazione e a fare con decisione (sui social network, sulle reti televisive nazionali, con interviste ai giornali) "contro informazione" rispetto al "pensiero unico" che fino a oggi era dominante quasi in modo incontrastato, e lo stesso Presidente del Consiglio ne è talmente consapevole da avere dichiarato addirittura in un'aula parlamentare (e ribadito il concetto in conferenza stampa televisiva) che l'Italia come nazione non può permettersi di bloccare tutte le proprie attività produttive in attesa della scoperta del vaccino salvifico oppure della individuazione di una cura efficace e praticamente risolutiva contro il "Corona Virus". Si deve non solo riprendere a vivere per evitare il definitivo crollo finanziario della nazione e il collasso psicologico delle persone, ma è diventato urgente anche riprendere le attività sanitarie di prevenzione, ricerca e cura su tutte le altre malattie che in questo periodo sono state trascurate (in primo luogo le patologie cardiovascolari e la lotta contro i tumori) e tutte quelle attività di "medicina di base e di territorio" senza le quali anche una banale influenza oppure una polmonite che in altre situazioni sarebbe perfettamente curabile, se trascurata (e soprattutto se arriva "in collo" a persone fragili che soffrono già di altre patologie pregresse), rischia di avere effetti catastrofici sulla salute e di portare diverse persone alla morte. Siamo quindi arrivati, dopo due mesi di tempo, al medesimo "punto di partenza" in cui eravamo nei primi giorni del mese di marzo, cioè quello di andare avanti "alla svedese" in una situazione di "convivenza forzata" con il virus ("convivenza" che dovrà durare fino alla scoperta, alla produzione e alla distribuzione su scala mondiale del vaccino in grado di debellare definitivamente la pandemia, oppure alla individuazione di una efficace cura farmaceutica in grado di "trasformare" la malattia da un evento potenzialmente mortale in una patologia meno grave e comunque gestibile nella stragrande maggioranza dei casi) oppure di avviarci verso il "lockdown bis" e quindi di scegliere deliberatamente e consapevolmente il probabile fallimento economico della nazione Italia, con il brillante risultato che le conseguenze catastrofiche di quel fallimento probabilmente andrebbero a produrre un numero maggiore di vittime rispetto al decorso "naturale" della pandemia. Abbiamo quindi perso due mesi di tempo nella illusione che il "lockdown all'italiana" fosse la soluzione del male e non il semplice rinvio temporale del problema da metà marzo alla fine di maggio: e tra "vivere oggi rischiando di morire domani" e "sopravvivere in modo agonizzante per qualche giorno rischiando in ogni caso di morire tra qualche giorno", forse alla fine saremo costretti a scegliere l'azzardo e il rischio (come hanno fatto gli svedesi), consapevoli che la vita stessa non è mai senza rischi, e che lo svolgimento di qualsiasi lavoro (non solamente le professioni mediche e sanitarie e le professioni militari) non garantisce a nessuno per definizione "il rischio zero" e lo espone alle insidie della vita, senza le quali non si può nemmeno parlare di "vita"
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