mercoledì 6 gennaio 2021

COLPO DI SCENA, CON UNA FRASE (INVOLONTARIA) GRILLO DISTRUGGE PER SEMPRE IL M5S E LO TRASFORMA DA "MOVIMENTO RIVOLUZIONARIO" IN "CANE DA GUARDIA DELLE OLIGARCHIE DI PALAZZO" (E DI REGIME)

L'antica Roma Repubblicana degli anni dal 63 a.C.  al  58 a.C.,   anni in cui domina la scena politica l'avvocato Marco Tullio Cicerone  (principe del Foro  e  massimo esponente della oligarchia conservatrice di regime,  al punto che egli stesso era identificato personalmente come  "il regime"),   viveva gli anni di un sistema politico che può essere in qualche modo considerato simile all'attuale  "bipolarismo all'italiana",   anzichè la lotta dei tempi attuali tra la Destra e la Sinistra andavano in scena i grandi duelli della Storia romana  (prima Mario contro Silla,  poi l'avvocato Cicerone contro il  "rivoluzionario"  Lucio Sergio Catilina,   infine Giulio Cesare contro Gneo Pompeo  e  poi il duello finale tra Ottaviano,  il futuro Cesare Augusto  e  Marco Antonio),   conditi ovviamente da una dose non indifferente di cinismo politico  e  di trasformismo  (siamo pur sempre in Italia....)  in cui non era raro assistere a clamorosi  "salti della quaglia";   ad esempio uno che legge con attenzione i libri di storia fa fatica a considerare prima Gneo Pompeo  e  poi Marco Antonio  (soprattutto quest'ultimo,   che è stato l'uomo più avventuriero e spregiudicato dell'antica Roma)   come  "strenui difensori del regime repubblicano e democratico"  nei loro duelli contro gli aspiranti  "dittatori"  Giulio Cesare  e  Ottaviano,   quando era del tutto evidente che in qualunque duello ognuno dei  "duellanti"  non aveva altro scopo se non di conquistare il potere scalzando dalla carica il proprio rivale  e  arrivando a utilizzare qualsiasi mezzo,   anche il più spregiudicato,   pur di vincere la battaglia  (politica).   

Il duello tra Cicerone  e  Catilina era il classico duello tra il campione dell'oligarchia,   rigido conservatore  e  uomo che dichiaratamente punta a conservare lo  "status quo",   l'avvocato Cicerone  (principe del foro  e  uno degli uomini più ricchi dell'antica Roma,   designato più volte unico erede oppure esecutore testamentario dai suoi clienti più ricchi e famosi,   proprietario di diversi beni immobili),   uomo di Palazzo che manovrava esclusivamente nel Palazzo  e  soprattutto nel Senato  (chiamava i membri del Senato con l'appellativo  "Patres",  i Padri della Patria),   facendosi forza della sua grandissima preparazione giuridica  e  della sua conoscenza di cavilli legali e regolamenti,   e  il suo avversario,  il  "rivoluzionario"  tribuno del popolo Catilina,   uno che Benini e il Gufo non esiterebbero a definire  "un comunista"  a  causa della radicalità dei suoi metodi di lotta politica  e  del suo programma elettorale di estrema sinistra  (avente tra i suoi punti programmatici la cancellazione dei debiti per gli strati più poveri della popolazione),   che si basava innanzitutto su un messaggio di odio di classe verso la Casta oligarchica  e  soprattutto verso i senatori,    che divideva il mondo della Roma antica in  "aristocrazia"  e  "plebe".    I Grandi Duellanti non si erano mai sfidati direttamente:  l'avvocato Cicerone,  consapevole che Catilina godeva di un consenso popolare superiore al suo,   riuscì dal 67 a.C.  al 63 a.C.  a  "menare il can per l'aia"  e  facendo ricorso a tutti gli espedienti  e  i cavilli legali di cui era abile conoscitore,   riusciva sempre a trovare un artifizio tecnico / giuridico per estromettere dalla candidatura a console il rivale,    e  così fece quando egli si era candidato a console per il mandato elettorale del 63 a.C.:  si inventa già dal 66 a.C.  una serie di accuse  (concussione,  abuso di potere,  cospirazione)  contro Catilina  e  lo toglie di mezzo,   perchè anche se alla fine della storia Catilina sarà assolto dalle accuse,   per due anni non ha potuto candidarsi perchè era sotto processo,   dando  "via libera"  al trionfo di Cicerone che diventerà console di Roma per l'anno 63 a.C.    Dietro i due grandi duellanti c'era la solita finzione,  il solito  "teatrino della politica politicante",   in cui due degli uomini più potenti di quei tempi,   affamati di potere  e  di voglia di prendere in mano il comando delle operazioni,    il generale Crasso  (a sua volta ricchissimo,  anche più dello stesso Cicerone)  e  Giulio Cesare,   fecero il solito  "doppio gioco"  della politica romana,   a parole divisi  (Crasso ovviamente schierato con l'oligarchia dominante  e  dalla parte di Cicerone  e  Cesare sostenitore di Catilina);   alla fine del suo mandato del 63 a.C.,   anche se non poteva ricandidarsi direttamente,   con una serie di manovre politiche  e  di intrighi l'avvocato Cicerone riuscì a convincere tutti i personaggi più famosi della scena politica romana che appoggiavano Catilina a togliere il loro appoggio elettorale,  e  nel segreto dell'urna Catilina fu trombato:   vennero eletti consoli per l'anno 62 a.C.  due personaggi insignificanti  (Licinio Murena  e  Silano),   Cicerone nonostante non fosse più formalmente in carica  "da dietro le quinte"  continuava a essere di fatto  "il dominus"  della politica romana,   essendo i due titolari della carica appena eletti due servi del regime;    Crasso e Cesare furono  "campioni di doppio gioco"  perchè Crasso prestava soldi a Catilina,   ma al tempo stesso appoggiava Murena alle elezioni,  mentre Cesare a parole sosteneva  "la rivoluzione"  e  poi nei fatti si defilava,    offrendo un appoggio totalmente irrilevante  e  insignificante alla causa  e  contribuendo in tal modo a fare perdere le elezioni al  "rivoluzionario"  e  per avere favorito  (senza dare nell'occhio)  la vittoria degli avversari di Catilina,  fu premiato con l'assegnazione della carica di pretore con cui diede praticamente inizio alla propria carriera politica.   

Catilina diventa  "rivoluzionario"  in quel momento.    Avendo tentato tre volte in modo democratico di candidarsi alla carica di console  (due volte fu escluso per cavilli giuridici  e  vizi di forma che successivamente si rilevarono del tutto inconsistenti,   la terza volta fu trombato alle elezioni ma con alcuni retroscena che avevano trasformato tali elezioni in una farsa,   formalmente corrette  e  legittime  ma  nella realtà  "pilotate"  con gente che in campagna elettorale prometteva di tutto,   pur di prendersi i consensi popolari),   Catilina si circonda di una marmaglia di avventurieri,   nobili decaduti,  rivoluzionari salottieri di sinistra,    gente  "arruolata alla causa"  nei lupanari  e  nei quartieri più malfamati di Roma e dell'Etruria  (soprattutto falliti  e  persone che non avevano più nulla da perdere)  e  addirittura un senatore,   Marco Porcio Leta  (nella cui abitazione avvennero addirittura incontri e riunioni segrete con cui si organizzava il tentativo di sovvertire le istituzioni della Repubblica!),   e diede fondo alla demagogia più incredibile:   esortava la plebe a ribellarsi contro  "i ricchi"  sfruttatori del popolo,   prometteva una riduzione dei debiti contro l'avarizia dei creditori rapaci,   diceva che se fosse riuscito a salire al potere avrebbe fatto una riforma agraria per togliere i terreni dello Stato dalle mani dei proprietari  (da lui considerati inetti,  rozzi  e  privilegiati)  per consegnarli direttamente nelle mani del popolo,   prometteva qualcosa di simile all'attuale  "reddito di cittadinanza"  a  favore dei ceti meno abbienti della popolazione.    Ormai senza più freni,  dopo la sconfitta elettorale Catilina lanciava slogan minacciosi  (ad esempio quello di  "vendicarsi con il pugnale e con la torcia"  e  di trascinare una Roma in fiamme in piena rivolta popolare)  e,   avendo ormai perso il senso della realtà  e  della misura,   vaneggiava di complotti;    la marmaglia di cui si era circondato lo trascinò definitivamente alla rovina quando arrivarono al punto di organizzare l'assassinio di Cicerone  e  successivamente dei due consoli mediante un tranello  (due congiurati travestiti da semplici pellegrini avrebbero dovuto presentarsi a casa di Cicerone fingendo di consegnare lui una istanza scritta,   e  poi quando l'avvocato si fosse presentato sulla porta per ricevere nelle sue mani il papiro avrebbero dovuto pugnalarlo a morte).    Ahimè una tresca sessuale fu fatale,   una donna di nome Fulvia che era amante di uno dei componenti della  "cricca"  di Catilina  (Quinto Curio)   riferì i particolari della congiura all'avvocato Cicerone il quale,  sospendendo le visite della mattina alla sua abitazione privata  e  immettendo due guardie private,   fece crollare miseramente il tentativo di compiere l'attentato alla sua vita.     Cicerone come al solito si presentò al Senato  e  davanti ai  "Padri della Patria"  pronunciò le famose frasi delle mitiche  "Catilinarie",   il suo più grande capolavoro  (come avvocato era un eccellente oratore,   dotato di grande eloquenza  e  capacità di persuasione)  rilanciato dallo storico Sallustio   "Quo usque,  tandem abutere,  Catilina,  patienta nostra?  Quam diu etiam furor iste tuus nos eludet?  Quem ad finem sese effrenata iactabit audacia?"   ("Fino a quando abuserai,  o Catilina,  della nostra pazienza?   Quanto a lungo ancora codesta tua follia ci schernirà?   Fino a che punto si spingerà questa tua sfrontata audacia?")  e  dopo un discorso passato alla storia  e  durato addirittura tre giorni,   completato dal Senato che in preda all'indignazione  (oppure,  più probabile,  facendo finta di essere indignati,   perchè quei marpioni della politica politicante in vita loro ne avevano viste di tutti i colori)   chiese a gran voce al  "rivoluzionario"  di lasciare Roma,  a causa degli eventi vergognosi che avevano avuto luogo nella Capitale.    Catilina cadde nel tranello dell'avversario,   lasciò Roma  e  arruolò una banda armata di fuorilegge con cui dall'Etruria fece il tentativo di prendere Roma con la forza,   il Senato e i consoli avevano finalmente l'occasione di dichiarare Catilina  "nemico della Patria"  e  di inviare contro di lui alcune legioni armate  mentre  Cicerone  (console ancora in carica per pochi giorni,   fino alla fine del 63 a.C.)  ottenne con lo strumento del  "Senatus consultum ultimum"  il  "via libera"  per fare piazza pulita dei rivoluzionari,   quindi le legioni romane alla guida di Caio Antonio  (uomo inetto ed ex sostenitore di Catilina al punto che aveva partecipato alle prime riunioni della  "congiura"  prima di  "fare il salto della quaglia"  e  di tradire salendo sul carrozzone dei futuri vincitori,  che non avendo il coraggio di affrontare  "faccia a faccia"  sul campo di battaglia il suo ex compagno di avventure la notte prima della battaglia finse di essere ammalato cedendo il comando delle operazioni militari a uno dei suoi ufficiali,   forse perchè temeva che riconoscendolo Catilina avrebbe rivelato dettagli imbarazzanti sui momenti in cui egli era un  "rivoluzionario");   il 5 gennaio 62 a.C.  le legioni romane,   guidate dall'ufficiale Marco Petreio,    nei pressi della città di Pistoia  (precisamente nella località di Campo Tizzoro)  sbaragliarono i rivoluzionari  e  lo stesso Catilina fu ucciso nella battaglia,   nel momento decisivo che pose fine alla sua congiura.    La conseguenza politica della vicenda fu immediata:   Cicerone divenne il  "dominus"  di Roma  e  qualche anno più tardi la restaurazione fu completata con la prima  "spartizione di regime"  del potere,   i tre uomini più potenti di Roma  (Gneo Pompeo,   Crasso  e  Giulio Cesare)  davano inizio con il  "Primo Triumvirato"  alle lotte di potere che mezzo secolo più tardi avrebbero determinato il crollo della Repubblica  e  delle istituzioni democratiche  e  l'inizio dell'Impero Romano,   a  guida del primo Imperatore Ottaviano  (che cambiò il nome in Cesare Augusto),    mentre persino l'inetto  "volta gabbana"  Caio Antonio,   comandante della legione che aveva represso la congiura di Catilina,  fu accolto a Roma non come un trombone,   ma come un eroe.  

 L'ex comico Beppe Grillo,   fondatore storico del M5S insieme all'ormai deceduto Gianroberto Casaleggio,   pur di difendere  (ormai da vero servo lascivo e guadiano di regime)  il traballante Governo Conte dall'assalto dello scatenato Matteo Renzi evoca sulle pagine del  "Fatto Quotidiano"  la vicenda storica di Cicerone  e  di Catilina,   attribuisce al premier Giuseppe Conte il ruolo storico che fu di Cicerone  (li accomuna il fatto che entrambi sono avvocati),   e  a  Matteo Renzi il ruolo che fu di Catilina,   pur ignorante come una capra in Storia di Roma  (il Gufo dubita caldamente che l'ex comico e i suoi seguaci conoscano a fondo la vicenda storica di Cicerone e Catilina,   il contesto  e  lo scenario generale in cui essa si è svolta,    i retroscena politici  e  gli incredibili trasformismi a cui fecero ricorso entrambi i contendenti,   che aspiravano uno a mantenere  e  l'altro a prendere anche con la forza della rivoluzione popolare la carica di console della Repubblica di Roma),   e  in pratica attribuisce al Governo Conte  e  al M5S  che lo sostiene il ruolo degli oligarchi,   dei conservatori,   della Casta  e  dei difensori del Palazzo del Potere  (e in particolare del Senato)  e  all'ex presidente del Consiglio Renzi il ruolo del  "rivoluzionario"  che vuole prendersi il potere,   e  ordina al  "nuovo Cicerone"  di sbattere il  "rivoluzionario"  fuori dal Palazzo  e  di schiacciare lui  e  tutti i congiurati,   arrivando a definire  "infami"  i fedelissimi di Renzi,   esattamente con le frasi con cui Cicerone aveva definito Catilina e la sua  "cricca"  circa duemila anni fa.    Prendendo definitivamente le distanze con le ricostruzioni storiche dello scrittore solitario Massimo Fini  (profondo conoscitore della Storia di Roma di cui ha scritto due libri,   uno a sostegno della figura di Nerone  e  l'altra a sostegno proprio di Catilina)  che è un simpatizzante del M5S,    Grillo distrugge definitivamente l'ex movimento  "rivoluzionario",   getta la maschera  e  anche la mascherina,   e ordina al nuovo  "partito di regime"  di rimanere al potere a tutti i costi,   e  guarda caso mentre Cicerone nel 63 a.C.  ottenne  "i pieni poteri"  con lo strumento di emergenza del   "senatoconsulto ultimo"  ("Senatus consultum ultimum"),    il  "nuovo Cicerone"  nei prossimi giorni prorogherà  "lo stato di emergenza sanitaria"  per altri sei mesi,   fino al 31 luglio 2021,   facendo in modo di arrivare al  "semestre bianco"  (quello in cui il Presidente della Repubblica non avrà il potere di sciogliere le Camere anticipatamente  e  mandare la nazione alle elezioni)   che ha inizio il 3 agosto  e  si conclude dopo che sarà stato nominato il nuovo Presidente della Repubblica con tutti gli ex  "rivoluzionari"  del M5S inchiavardati alla poltrona  e  al loro stipendio,   e  di conservare i privilegi della Casta  e  delle oligarchie al comando delle operazioni almeno per altri dodici lunghissimi mesi

     


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