lunedì 5 febbraio 2018

LA SETTIMANA DEL RICORDO / IL GUFO APRE LA SETTIMANA DEDICATA ALLA TRAGEDIA DELLE FOIBE CON LA TRISTE STORIA DELLA STRAGE DI MONRUPINO IN CUI FURONO GIUSTIZIATI TRE FERROVIERI ITALIANI, CONDANNATI A MORTE AL TERMINE DI UN "PROCESSO FARSA"

Nella Settimana del Ricordo,   che si concluderà con le celebrazioni ufficiali di sabato 10 febbraio  (giornata istituita dal secondo Governo Berlusconi come quella nella quale in Italia si commemora ufficialmente la tragedia delle Foibe),   la ricostruzione storica del Gufo non può essere dedicata a un tema diverso da un episodio che si è consumato nei giorni immediatamente successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale nel confine  "incandescente"  con la ex Jugoslavia della zona contesa di Trieste.      L'episodio drammatico raccontato dal Gufo è quello della  "Foiba numero 149",   la Foiba di Monrupino,    un tranquillo paesello situato nelle immediate vicinanze di Trieste.    Si era conclusa da poco la Seconda Guerra Mondiale  e  le truppe comuniste del Maresciallo Tito gettavano in quella foiba una cinquantina di cadaveri di soldati tedeschi  e  italiani,   quasi tutti reduci da quella che fu l'ultima battaglia cruenta combattuta sul territorio nazionale italiano prima della resa definitiva della Germania nazista,   si trattava della battaglia di Opicina del 3 maggio 1945.     Tra gli infoibati furono ritrovati i corpi di tre ferrovieri italiani,   arrestati il 10 maggio 1945,   su ordine del comandante in capo della Difesa Popolare di Opicina,   l'ufficiale slavo Zarko Besednjak   (il quale comandava un gruppetto di  "guardie del popolo"  facenti parte della struttura di polizia organizzata dal Partito Comunista jugoslavo):    si trattava di Vittorio Cima,   Luciano Manzin  e  Mario Mauri.    Erano stati accusati  di furto,   furono condannati al termine di un processo sommario che era stato una vera e propria farsa  (con gli accusati che erano stati condannati senza che fosse formulata un'accusa precisa,   senza interrogatorio  e  senza nemmeno la possibilità di poter prendere la parola  e  difendersi):    i soliti  "processi di piazza"  celebrati dai regimi dittatoriali che sono il marchio di fabbrica di quei regimi.    Dopo la condanna,   furono trascinati di peso davanti alla foiba dove erano stati gettati i cadaveri dei soldati italiani  e  tedeschi caduti nella battaglia di Opacina,   furono giustiziati con un colpo di pistola alla nuca  e  quindi gettati a loro volta nella fossa comune insieme a tutti gli altri.    L'autore di quel processo farsa  e  della giustizia sommaria di Monrupino fu processato  (e condannato)  dalla Corte di Assise di Trieste in un processo che era iniziato in data 8 gennaio 1948  e  che si era concluso con le condanne per omicidio,   sottrazione e distruzione di cadaveri a carico di Besednjak  e  dei suoi gregari che erano stati gli esecutori materiali degli ordini scellerati di quell'ufficiale jugoslavo.

L'episodio di Monrupino rimase per 50 anni nel silenzio della censura,   delle verità negate,   della Storia scritta dai vincitori che infierisce sui vinti anche a guerra abbondantemente finita,   non riconoscendo loro nemmeno la dignità di essere ricordati  e  commemorati pubblicamente;  eppure gli episodi di Monrupino avevano la testimonianza dell'ispettore di Polizia Civile Umberto De Giorgi che negli ultimi mesi del 1945  e  nei primi mesi del 1946,   dopo diverse esplorazioni dei luoghi dei misfatti,   aveva ritrovato diversi corpi di soldati tedeschi sepolti vivi e morti nella Foiba 149.   Solo un decreto presidenziale firmato in data 24 luglio 1993 dall'ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro,   dietro richiesta delle associazioni degli esuli istriani e dalmati,   ha restituito dignità a quell'episodio storico  e  gli ha conferito l'importanza che merita,   riconoscendo formalmente la Foiba di Monrupino come monumento nazionale di interesse storico.      La Foiba di Monrupino adesso è uno dei tanti monumenti nazionali che sarà celebrata solennemente nella  "Giornata del Ricordo"  del 10 febbraio,   che il Gufo auspica che qui a Castelli Calepio possa essere degnamente commemorata,   magari nel ricordo  e  nella preghiera di tre ferrovieri che pagarono con la condanna a morte  e  con una spietata esecuzione quella triste farsa che si consuma sempre nei regimi,   quella dei processi sommari  e  dei processi di piazza celebrati da grotteschi  "tribunali del popolo"  nei quali all'accusato non è nemmeno consentito di prendere la parola  e  di tentare di difendersi dalle colpe che gli sono state  "gettate in collo"  con accuse generiche  


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