sabato 13 giugno 2020

CAMBIA LA GEOGRAFIA DEL "CORONA VIRUS" / MILANO E ROMA ULTIMI "FOCOLAI ATTIVI" IN ITALIA, MA IN DIVERSI COMUNI (COMPRESI QUELLI DELLE PROVINCE DI BERGAMO E DI BRESCIA E LE ALTRE PROVINCE DELLA REGIONE LOMBARDIA) L'EPIDEMIA NON ESISTE PRATICAMENTE PIU'

La settimana che è appena andata a concludersi ha registrato un quadro generale di stabilità nei dati dei bollettini ufficiali quotidiani  (comunicati dalle Regioni  e  dal Dipartimento di Protezione Civile)   delle ore 18:00;    sia pure con oscillazioni nei dati giornalieri che dipendono dal numero di tamponi processati  e  anche dal numero di test sierologici che sono eseguiti prevalentemente nelle Province di Bergamo  e  di Brescia  e  in Emilia Romagna  (che fanno emergere nella grande maggioranza dei  "nuovi casi positivi"  una carica virale abbastanza debole,   segnale che quella persona è stata colpita dalla malattia ma per fortuna è in una fase che non richiede più il ricovero ospedaliero)   da due settimane a livello nazionale l'incremento dei nuovi casi giornalieri oscilla quasi sempre tra i 300 e i 500 nuovi casi di  "positività"   (in Regione Lombardia questo valore oscilla quasi sempre tra i 150 e i 300 nuovi casi di  "positività"  ma nelle ultime due settimane l'incremento medio giornaliero tende ad avvicinarsi sempre più frequentemente ai 150 / 200 casi  piuttosto  che ai 300 casi).     In particolare,   in Regione Lombardia nella settimana dal 11 al 17 maggio l'incremento medio giornaliero era di 416 nuovi casi di  "positività"   (il rapporto percentuale con i tamponi processati era del 3,20%,   il numero dei pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva al 17 maggio era di 255 persone,    il numero dei pazienti ricoverati nei reparti diversi dalla terapia intensiva al 17 maggio era di 4.480 persone,    il numero dei pazienti deceduti quella settimana era stato pari a 533,    il numero di nuovi casi di  "positività"  registrato nella Provincia di Bergamo era di 332 persone.     Un mese più tardi  (nella settimana che si va a concludere)   l'incremento medio giornaliero è di  203   nuovi casi di  "positività"  con un rapporto percentuale del 1,98%  sul totale dei tamponi processati   (la settimana scorsa addirittura si era scesi a 175  nuovi casi di  "positività"  e  a un rapporto percentuale con i tamponi processati del 1,80%),   il numero dei pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva è sceso da 255 a 96 persone,    il numero dei pazienti ricoverati in ospedale nei reparti diversi dalla terapia intensiva è sceso da 4.480 a 2.252 persone,    il numero di decessi che si sono registrati questa settimana è sceso da 533 a 158,    il numero dei nuovi casi di  "positività"  registrato nella Provincia di Bergamo è stato di  208 persone,    il numero di persone  "attualmente positive"  è sceso da 33.561  a  16.785.       Tutti gli indicatori statistici  e  matematici principali,    sia su base settimanale che su base mensile  (quella del periodo immediatamente successivo alla fine del  "lockdown"  alla data odierna),     anzichè registrare gli incrementi che il Comitato Tecnico Scientifico nazionale paventava con scenari disfattisti  e  apocalittici,     sono discesi in tutta Italia  e,    sia pure con una maggiore lentezza rispetto al resto del territorio nazionale  (anche in considerazione del fatto che la nostra Regione è la più popolosa d'Italia,   e  quella nettamente a più alto tasso di mobilità delle persone),    anche in Regione Lombardia dove tra i valori assoluti  /  valori medi attuali  e  i valori assoluti  /  valori medi registra una diminuzione percentuale tra il 17 maggio  e  oggi del 50%  circa,    con i numeri che si sono praticamente dimezzati rispetto a quelli di un mese fa  e  malgrado il fatto che dopo la conclusione del  "lockdown"  hanno ripreso a muoversi  e  a spostarsi liberamente  (per motivi personali,   di lavoro,   sanitari  e  anche per recarsi in vacanza in altre località della Regione Lombardia)   diversi milioni di persone che fino al 4 maggio erano praticamente  "blindate"  all'interno della propria abitazione  e  impossibilitate a uscire dal territorio del proprio Comune di residenza.     Per quanto riguarda l'indicatore statistico dinamico  "RT"  che identifica il  "tasso di riproduzione dell'epidemia",    come ha più volte spiegato in modo chiarissimo ed esaustivo il dottor Brusaferro dell'Istituto Superiore di Sanità,    può fare registrare percentuali alte anche in presenza di numeri che in valore assoluto sono bassi oppure in diminuzione perchè serve proprio a identificare l'improvvisa insorgenza,   in quella Regione,   di un nuovo  "focolaio"  localizzato nel quale si registra un incremento improvviso dei  "nuovi casi di positività"   (per questa ragione il tasso di riproduzione  "RT"  della Regione Lazio nella settimana che si è appena conclusa è peggiore rispetto a quello della Regione Lombardia,    ed è prevedibile che l'incremento di alcuni  "nuovi casi"  che si registra oggi in Regione Veneto  e  in Regione Piemonte,    se dovessero ripetersi per due o tre giorni nell'arco della settimana che va ad iniziare,    potrebbe avere come conseguenza il peggioramento dell'indicatore nella prossima settimana,    proprio perchè si tratta di un incremento contenuto in termini assoluti ma che si verifica dopo diversi giorni di valori assoluti vicini allo zero;   era accaduta la stessa cosa due settimane fa in Regione Molise dopo l'insorgenza di un piccolo  "focolaio"  occasionale,    per fortuna rapidamente identificato  e  circoscritto,   nella città di Campobasso)   ma  non è preoccupante nella sua variazione giornaliera  e  settimanale;    diventa insidioso se quel  "nuovo focolaio"  non viene rapidamente identificato  e  circoscritto  e  degenera in aumento esponenziale dei  "nuovi casi di positività"  come era accaduto a fine febbraio nelle Province di Lodi,  di Piacenza  e  di Bergamo  e  nella  "zona rossa"  di confine tra la Provincia di Rimini in Emilia Romagna  e  la Provincia di Pesaro e Urbino nelle Marche.  

Peraltro da diversi giorni  "il caso Lombardia"  non esiste praticamente più.    La maggior parte delle Province della Regione Lombardia  (in particolare quelle di Sondrio,   di Como,   di Mantova,   di Lodi,   di Varese,   di Cremona,   di Pavia  e  di Lecco)   sommando tutti i propri numeri non raggiunge nemmeno un terzo del valore dei  "nuovi casi"  totali,    e  a sua volta la Provincia di Bergamo  "contribuisce"  al valore totale regionale dei  "nuovi casi di positività"  con percentuali oscillanti tra il 15%  e  il 20%   (un valore percentuale ancora alto,    ma in grande diminuzione rispetto alla situazione catastrofica di marzo  e  di aprile).     L'epidemia questa settimana si è concentrata praticamente nelle due grandi città italiane  (Milano,   compresa la zona metropolitana  e  la Provincia immediatamente confinante di Monza  e  Brianza,  e Roma)  che con i loro  "focolai"  hanno contribuito quasi per un terzo al valore complessivo dei  "nuovi casi di positività".     Nel resto della nazione,    fatta eccezione per le due grandi città  e  per alcune situazioni che si verificano occasionalmente nella Regione Piemonte,   in Emilia Romagna  e  questa settimana anche in Veneto,    l'epidemia praticamente non esiste più;    in diversi Comuni di medio / piccole dimensioni delle stesse Province di Bergamo  e  di Brescia i  "nuovi casi di positività"  settimanali si contano praticamente sulle dita di una mano,   e  raramente danno vita a eventi catastrofici come il ricovero ospedaliero in gravi condizioni.      Siamo quindi entrati nella fase in cui certamente il virus continua a circolare,     sia pure con numeri nettamente in riduzione rispetto alle prime due settimane del mese di maggio  e  ormai in aree geografiche ristrette  e  ben identificate  (e quindi con una maggiore agilità per individuare  e  circoscrivere rapidamente quei  "focolai",    anche con la costituzione di  "micro zone rosse localizzate  e  chirurgiche"  come quella della clinica  "San Raffaele Pisana"  e  del condominio della Garbanella messi in isolamento a Roma per le due settimane necessarie a limitare la diffusione sul resto del territorio della città),     ma in cui malgrado incrementi medi giornalieri di circa 200  "nuovi casi di positività"  in Regione Lombardia  e  di circa 300 / 350  "nuovi casi di positività"  su tutto il territorio nazionale essi innanzitutto sono molto contenuti  e  gestibili senza correre il rischio di intasare le strutture ospedaliere perchè rappresentano  (in termini percentuali)   valori infinitesimali su una popolazione regionale lombarda di oltre 10 milioni di abitanti  e  su una popolazione nazionale italiana di circa 60 milioni di abitanti,    e  oltretutto le strutture ospedaliere stesse registrano nuovi ricoveri in quantità e in numero nettamente inferiore alle persone che sono dimesse ogni giorno perchè non necessitano più delle cure mediche ospedaliere oppure,   purtroppo,   perchè in alcuni casi sono venute a mancare.      Testimonianze di grande attendibilità  e  credibilità come quelle del dottor Bassetti di Genova,   del dottor Remuzzi di Bergamo,    del dottor Caruso degli Spedali Civili di Brescia  e  di altri medici di indubbia esperienza  e  competenza che hanno  "lavorato sul territorio"  e  hanno quindi una osservazione clinica  "diretta"  e  in prima persona di ciò che accade,    descrivono tamponi con carica virale infinitamente meno forte e violenta rispetto a quella che era registrata nei mesi di marzo e aprile,      un crollo negli accessi al Pronto Soccorso  e  alle chiamate al numero di emergenza  "118",    parlano addirittura di  "pazienti diversi"  rispetto a quelli che arrivavano in ospedale  (in gravissime condizioni  e  a volte addirittura senza alcuna speranza di sopravvivenza)  nel periodo di marzo  e  di aprile,    e  addirittura il dottor Locatelli dell'Istituto Superiore di Sanità ha dichiarato che  "la seconda ondata"  del virus non è affatto da escludere  e  probabilmente si verificherà nei mesi autunnali quando la mutazione delle temperature atmosferiche  e  delle condizioni stagionali / climatiche andrà a riprodurre e a riproporre quelle in cui il virus aveva cominciato a dilagare in Italia  e  in Europa,     ma al tempo stesso a prevedere che probabilmente  "la seconda ondata"  non sarà devastante e catastrofica nelle sue conseguenze come quella che ci siamo da poco lasciati alle spalle;     a completamento di questo ragionamento,   i nuovi  "focolai"  di maggio / giugno  (in particolare quello romano della clinica  "San Raffaele Pisana")   si sono verificati con il contagio che ha iniziato a diffondersi in ambienti chiusi,   e quindi al momento non esiste alcuna prova che la riattivazione  (quasi  "a pieno regime")   delle attività lavorative e produttive,    della libera circolazione  (anche su mezzi pubblici),    della possibilità di accedere a parchi  e  celebrare funzioni religiose sia in sè stessa occasione di nuovi contagi  oppure  ulteriore elemento di rischio rispetto a quelli già esistenti.    La cautela  e  la prudenza devono continuare almeno per tutta la stagione estiva,    ma devono fare spazio  (lentamente,   con gradualità  ma  anche sempre con maggiore forza)    alla stagione dell'ottimismo,   della positività  e  della grande voglia di rimettere in piedi la nostra Regione,   la nostra Provincia  e  la stessa economia nazionale che è stata devastata da due mesi di  "lockdown",    e  oggi possiamo finalmente dire che stanno diventando sempre più ingiustificate  e  irrazionali le paure e le discriminazioni verso il cittadino bergamasco  "potenziale untore",     che non merita affatto questo trattamento perchè nella sua vita ha sempre fatto valere,   in qualsiasi circostanza,   i valori profondi della solidarietà,    della grande voglia di lavorare  e  di  "dare una mano"  a  chi gli ha chiesto aiuto,    senza mai chiedere nulla in cambio  e  senza mai risparmiarsi quando il resto della nazione ha avuto bisogno della sua opera per superare catastrofi naturali non meno devastanti della pandemia  e  della emergenza sanitaria  "Corona Virus"    

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