domenica 21 giugno 2020

IL PUNTO DELLA SITUAZIONE / UN MESE DOPO LE RIAPERTURE DEL 18 MAGGIO, LA SITUAZIONE E' MIGLIORATA (ANCHE IN REGIONE LOMBARDIA)

Il 18 maggio,   il giorno in cui si concludeva definitivamente il  "lockdown totale"  in Regione Lombardia con la riapertura ufficiale delle attività dei bar e dei ristoranti,   delle parrucchiere e delle estetiste,   delle biblioteche  e  dei musei,   dei negozi di vendita al dettaglio  e  dei mercati aperti  (non più limitatamente alla vendita di generi alimentari  e  di prima necessità,   ma estesi ad esempio anche alla vendita di prodotti per la casa,   di merceria,   di abbigliamento ecc...)   e  soprattutto con la liberalizzazione dei movimenti all'interno del territorio regionale,   la situazione epidemiologica indicava 33.561 persone  "attualmente positive al Corona Virus",   252 pazienti ricoverati in ospedale nei reparti di terapia intensiva,   4.482 pazienti ricoverati in ospedale nei reparti diversi dalla terapia intensiva,    un rapporto tra  "nuovi casi di positività"  e  tamponi processati  (riferito alla settimana dal 11 maggio al 17 maggio)  del 3,20%;    il numero dei pazienti deceduti  (sempre nella settimana dal 11 al 17 maggio)  era di 533 persone.      Nel frattempo sono state rimesse in circolazione oltre 4,5 milioni di persone  (con conseguente incremento della mobilità sui mezzi di trasporto pubblici e privati)   e  sono anche riprese sia pure con ingressi e presenze contingentate le funzioni religiose  (ad esempio la celebrazione della Santa Messa  e  delle cerimonie funebri),   il 3 giugno si sono verificate ulteriori aperture  (quelle delle palestre  e  delle piscine  e  la libertà di circolazione anche fuori dal territorio regionale,   senza alcuna limitazione a carico dei residenti nella Regione Lombardia),   si sono svolte diverse manifestazioni di piazza,   è  aumentato notevolmente il traffico sulle strade,   si processa ogni settimana un numero decisamente inferiore di tamponi,    ma  sono più  "mirati"  alla ricerca  "attiva"  di potenziali  "nuovi casi di positività"  in quanto (soprattutto nella Provincia di Bergamo)  è iniziata una vasta operazione di  "screening  e  mappatura"  del territorio con l'esecuzione dei test sierologici;    i dati della settimana che si è appena conclusa indicano un numero di 13.843 persone  "attualmente positive al Corona Virus",   53 pazienti ricoverati in ospedale nei reparti di terapia intensiva,   1.260 pazienti ricoverati in ospedale con sintomi nei reparti diversi dalla terapia intensiva,     il numero dei pazienti deceduti nella settimana che si è appena conclusa è di 104 persone,   un rapporto tra  "nuovi casi di positività"  e  tamponi processati del 2,03%.     Secondo le previsioni  "catastrofiche  e  disfattiste"  con le riaperture generalizzate in una Regione  "infetta"  come la Lombardia doveva letteralmente venire giù il mondo  e  riprendere l'aumento esponenziale dei  "nuovi casi di positività"  e  invece tutti gli indicatori principali sono al ribasso,    anche con percentuali nettamente superiori al 50%.     Non è impossibile ipotizzare,    se la situazione continuerà a evolversi nella direzione dell'ultimo mese,   che già prima della fine del mese di giugno si possa raggiungere  (anche in Regione Lombardia)   un numero di pazienti ricoverati in ospedale inferiore alle 1.000 persone  (e alle 50 persone ricoverate nei reparti di terapia intensiva),    che sarebbe una soglia del tutto  "accettabile"  in una Regione ad altissima mobilità interna  e  internazionale come la Lombardia,   popolata da oltre 10 milioni di abitanti.   

Oltre ai dati meramente  "numerici"  e  di natura statistica,   abbiamo anche diverse informazioni a completamento di quei dati,   che forniscono una spiegazione credibile in merito a ciò che è accaduto sul territorio della nostra Regione dopo il 18 maggio.    Innanzitutto,   diversi medici che  "lavorano sul campo"  nelle cliniche osservano da diverse settimane che la carica virale registrata nei nuovi tamponi  "positivi"  è crollata di forza  e  di intensità  e  quindi molti  "nuovi positivi"  non sono più nelle condizioni di contagiare nessuno  e  non necessitano di ricovero ospedaliero;   il  "Corriere della Sera"  scriveva che mentre nei primi giorni di maggio in Regione Lombardia erano mediamente ricoverate circa 50 persone al giorno con sintomi,    nei giorni del 11,  12  e  13 giugno il numero di nuovi ricoveri ospedalieri con sintomi era sceso a 11 / 12 persone al giorno su tutto il territorio regionale,    un numero del tutto gestibile se si considera che nei giorni più drammatici della pandemia si superavano abbondantemente  (anche per alcuni giorni consecutivi)   i  1.000 ricoveri medi giornalieri.      Non si fa più distinzione tra  "casi di positività"  e  "pazienti debolmente positivi"  solo nelle discussioni tra medici che lavorano in clinica  e  che hanno osservazione diretta  "sul territorio"  della situazione,    in quanto la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità nelle sue raccomandazioni propone di non aspettare più il doppio tampone negativo per fare uscire una persona dall'isolamento,   e  lo stesso Ministro della Salute  e  della Sanità Pubblica italiano ha proposto al Comitato Tecnico Scientifico di approfondire la fondatezza di questa nuova  "raccomandazione".     Sull'Eco di Bergamo è pubblicato da almeno due settimane che nella Provincia di Bergamo è ripresa al 70%  la  "tradizionale"  attività ambulatoriale degli ospedali bergamaschi,    nel  "Papa Giovanni XXIII"  sono ospitati al momento poco più di 50 pazienti ricoverati nei reparti dedicati al  "Corona Virus"   (nei giorni più drammatici dell'emergenza si era arrivati anche a più di 500 pazienti)   e   l'ospedale realizzato in piena emergenza  (quello della zona della Fiera di Bergamo,   che era arrivato ad accogliere fino a 50 pazienti)   a  sua volta risulta completamente svuotato.     Sarebbe sbagliato,   improprio  e  imprudente dire che tutto è concluso,   anche perchè nel resto del mondo la pandemia continua a devastare alcune nazioni  (soprattutto gli Stati Uniti d'America,  l'India  e  le nazioni dell'America Latina),    e  nel resto d'Italia si accendono improvvisi  "focolai"  che peraltro fino a questo momento sono stati rapidamente identificati  e  circoscritti con  "micro zone rosse"  create nei luoghi  "chiusi"  in cui si erano verificati alcuni casi di contagio   e   che sono messi in isolamento per alcuni giorni in attesa di risolvere la situazione,    ma si può finalmente constatare che su tutto il territorio italiano,   e  lentamente anche nella nostra Regione,    la ripresa delle normali attività della vita non ha prodotto il caos  e  nemmeno la catastrofe che qualcuno aveva ipotizzato.    Nei prossimi giorni riapriranno alcune attività ricreative estive per i bambini  e  a settembre riprenderanno le attività scolastiche,    forse non ha tutti i torti il sindaco di Milano quando suggerisce di uscire dal panico  e  di riprendere a lavorare in ufficio;    dopo un mese dalle riaperture nessun ufficio della Lombardia,    almeno fino a questo momento,    è stato  "focolaio"  e  luogo di contagio,    ad essere  "contagiosa"  semmai deve tornare la voglia di riprendere in mano la nostra esistenza  e,    sia pure con le dovute precauzioni,    a  uscire dal bunker per respirare l'aria dell'estate  

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