domenica 5 luglio 2020

IL PUNTO DELLA SITUAZIONE SULLA EMERGENZA SANITARIA "CORONA VIRUS" / "LA CURVA STATISTICA" SCENDE POCO PERCHE', DAL PUNTO DI VISTA MATEMATICO, E' GIUNTA VICINISSIMA AL PUNTO MINIMO (SOTTO IL QUALE NON PUO' SCENDERE)

La domanda che scienziati,  politici  e  cittadini si devono porre con onestà prima di aprire la discussione sulla emergenza sanitaria  "Corona Virus"  in Italia è molto semplice:   esiste il  "contagio zero"  in una nazione da 60 milioni di abitanti come l'Italia  (e in una Regione da 10 milioni di abitanti come la Lombardia,  ad altissima mobilità non solo a livello nazionale  ma  anche internazionale)?    La risposta è  "NO",   nessuna persona dotata di un minimo di intelligenza  e  buon senso riuscirà mai a garantire che si arriverà al  "contagio zero",   fino a quando la pandemia sarà in pieno svolgimento a livello mondiale  e  fino a quando non sarà stato prodotto  e  distribuito un vaccino efficace  e  in grado di debellare in modo definitivo la malattia;    ecco che quindi partendo da tale ovvia constatazione l'obiettivo del governo  e  della comunità scientifica deve essere quello di ridurre il più possibile la pressione sugli ospedali  e  il numero dei pazienti che necessitano del ricovero,    di ridurre il più possibile il numero dei decessi da  "Corona Virus",    di tenere sotto controllo  (a un valore medio giornaliero che consenta di gestire la situazione senza rischiare il collasso delle strutture ospedaliere)   il  numero dei  "nuovi casi di positività"  e  di completare l'informazione ai cittadini qualificando con trasparenza anche il  "livello di positività"  che consiste nell'indicare accanto al dato dei  "nuovi casi di positività"  anche il numero dei casi di persone  "debolmente positive al virus"  che non sono da considerare  "ammalati"  e  che hanno scarsa possibilità di contagiare gli altri,    potendo essere facilmente curati con un breve periodo di isolamento domiciliare fiduciario fino alla guarigione ufficiale sancita da successivo tampone con esito negativo.     L'obiettivo è stato fino a oggi raggiunto in modo soddisfacente  e  la situazione dell'Italia  e  della stessa Regione Lombardia è lontanissima dallo scempio  e  dal marasma che si sta consumando in altre nazioni dove addirittura la crescita del numero dei contagi medi giornalieri ammonta a diverse migliaia di  "nuovi casi"  ed è attualmente in fase di aumento esponenziale.      

Chi osserva i dati ufficiali pubblicati sui  "report"  giornalieri della Regione Lombardia  e  anche su quelli riepilogativi nazionali del Ministero della Sanità  e  chi è dotato di un minimo di onestà intellettuale  e  non è un invasato  "tifoso del lockdown a oltranza"  fino alla scoperta del vaccino,   che peraltro è impossibile da mandare avanti dal punto di vista sociale ed economico a meno che non si voglia arrivare al collasso definitivo della nazione  e  anche dello stesso Sistema Sanitario Nazionale,   ha la percezione immediata che siamo molto vicini al  "livello minimo"  oltre il quale la  "curva statistica"  non può fare altro che consolidarsi  e  appiattirsi,    per la semplice ragione  (matematica  e  statistica)   che oltre un certo livello non si può più scendere.    I dati della prima settimana di giugno in Regione Lombardia  (quella dal 1°  al 7 giugno,    quando oltre alle riaperture delle attività produttive  e  al ripristino della libera circolazione all'interno del territorio regionale si è aperta anche la Regione alla mobilità sia a livello interregionale che a livello internazionale)   evidenziavano aumenti settimanali nei  "casi di positività"  oscillanti tra i 175  e  i 250  "nuovi casi"  giornalieri,   una percentuale oscillante tra 1,80%  e  2,10%  nel rapporto tra  "nuovi casi"  e  tamponi processati dai laboratori,   un numero di 19.420 persone  "attualmente positive al virus",   un numero di 107 pazienti ricoverati in terapia intensiva,   un numero di 2.801 pazienti ricoverati in ospedale nei reparti diversi dalla terapia intensiva,   un numero settimanale di 158 decessi;    questi dati facevano registrare decrementi già molto significativi  (praticamente superiori al 50%  in ognuno degli indicatori descritti)  rispetto ai dati di  "fine lockdown"  della settimana tra il 11 maggio  e  il 18 maggio 2020.       Nelle ultime tre settimane addirittura si è assistito a una discesa  "a rotta di collo"  degli indicatori:   i  "nuovi casi di positività"  hanno iniziato a oscillare da un minimo di 75 a un massimo di 175 nuovi casi nella settimana dal 22 giugno al 28 giugno  e  poi da un minimo di 75 a un massimo di 125 nuovi casi nella settimana successiva   (con un rapporto tra numero di  "nuovi casi di positività"  e  tamponi processati in laboratorio che supera di pochi centesimi la percentuale del 1%),    i decessi settimanali delle ultime due settimane sono scesi prima a 69 persone  e  nella settimana appena conclusa a 58 persone,    il numero delle persone  "attualmente positive al virus"  era sceso a 10.947 alla fine della settimana dal 22 giugno al 28 giugno  e  oggi scende ulteriormente a 9.445 persone,   il numero dei pazienti ricoverati in terapia intensiva alla fine della scorsa settimana era sceso a 43  e  adesso siamo a quota 36,    il numero dei pazienti ricoverati in ospedale con sintomi è sceso alla fine della settimana precedente a quota 323  e  adesso siamo a quota 230.    E'  quindi continuata anche per tutto il mese di giugno  (e con le medesime percentuali al ribasso del mese di maggio)   la discesa dei principali indicatori della Regione Lombardia,   con l'aggiunta dell'elemento decisivo che in questa settimana il numero dei  "nuovi casi di positività"  della nostra Regione  (che di solito era pari ai due terzi  oppure  addirittura ai tre quarti del totale nazionale)   spesso ha rappresentato una percentuale compresa tra il 42%  e  il 52%  rispetto al totale nazionale,   e  il numero dei pazienti ricoverati in ospedale in Regione Lombardia in proporzione rispetto al totale nazionale è addirittura inferiore in termini percentuali   (sono attualmente ricoverati in Lombardia meno di 300 pazienti,   per la precisione 266,   su un totale nazionale che ammonta a 945 persone).

Se la risposta alla domanda di partenza è  "NO"  (ossia che è impossibile arrivare all'azzeramento assoluto dei  "nuovi casi di positività")   allora non possiamo attenderci nulla di meglio rispetto alla attuale situazione media giornaliera di circa 200 / 250   "nuovi casi"  a  livello nazionale concentrata praticamente in sole sei Regioni  (Lombardia,   Emilia Romagna,   Piemonte,   Veneto,   Lazio  e  Toscana,    spesso incrementata dall'accendersi di  "cluster e micro focolai"  che sono rapidamente circoscritti  e  limitati nello spazio e nel tempo)   e  una media giornaliera di circa 100  "nuovi casi di positività"  in Regione Lombardia,    e  l'attuale situazione non può essere tecnicamente definita  "di emergenza",    soprattutto se è stata accompagnata da un crollo del 51%  circa del numero delle persone  "attualmente positive"  dal 7 giugno al 5 luglio   (e peraltro in  questo numero,   essendo rappresentato quasi nella sua totalità da persone in isolamento fiduciario domiciliare,   nella grande maggioranza dei casi si tratta di persone senza alcuna complicazione grave di salute che attendono solamente l'ufficialità della guarigione che deve arrivare da due tamponi consecutivi  e  quindi di solito questo numero vive una settimana di consolidamento con leggera tendenza al ribasso e una settimana successiva con un ribasso un po'  più forte di quella precedente),   da un crollo del 66%  del numero di pazienti ricoverati in terapia intensiva nel periodo compreso da 7 giugno al 5 luglio,    da un crollo del 91%  del numero dei pazienti ricoverati in ospedale con sintomi nel periodo compreso tra il 7 giugno e il 5 luglio,    da un numero di  "nuovi casi"  che si è praticamente dimezzato  (sia in valori assoluti  che  in valori medi settimanali  che  in termini percentuali nel rapporto tra  "nuovi casi di positività"  e  numero dei tamponi processati dai laboratori)   nel periodo compreso tra il 7 giugno e il 5 luglio,    da un numero di decessi ufficiali che si è ridotto nella settimana che si è appena conclusa a circa un terzo del numero che si verificava nella prima settimana del mese di giugno,   con tendenza al ribasso che dura ormai da tre settimane.     Se nelle ultime due settimane prese in considerazione non fossero stati ufficialmente conteggiati tra i  "nuovi casi di positività"  quelli  "debolmente positivi",    che ormai in Regione Lombardia rappresentano in termini percentuali quasi un terzo dei  "nuovi casi di positività",    la media giornaliera anche nella nostra Regione avrebbe iniziato a stabilizzarsi sistematicamente sotto i 100  "nuovi casi"  avvicinandosi di più a  "quota 50"  piuttosto che a  "quota 100",    e  peraltro il calo degli indicatori è proseguito  (sia pure con una ovvia riduzione nell'ultima settimana a causa del verificarsi di un  "cluster / micro focolaio"  in alcune aziende della Provincia di Mantova in cui fino a oggi sono stati riscontrati circa 60  "nuovi casi di positività"  durante la settimana,   ma  solamente due nuovi casi di ricoveri ospedalieri);    quindi a fronte di un crollo di tutti gli indicatori che dal 18 maggio al 5 luglio ha superato in qualsiasi indicatore la percentuale dell'80%  (e in alcuni indicatori addirittura la percentuale del 90%),    che registra una situazione di  "svuotamento dei reparti ospedalieri"   (se si mantiene la tendenza settimanale attualmente in corso di svolgimento si potrebbe addirittura scendere sotto i 200 pazienti ricoverati in ospedale già nel mese di luglio),    in cui il totale delle persone  "attualmente positive al virus"  è sceso nettamente sotto quota 10 mila  (due mesi fa superava quota 40 mila)   con ulteriore tendenza verso un lento continuo declino anche di questo indicatore,     non esiste più fisicamente spazio per ulteriori forti riduzioni della entità che si è osservata negli ultimi due mesi proprio perchè nella  "fase tre"  di convivenza con il virus non solo non si sono manifestati gli aumenti che qualcuno aveva pronosticato,    ma addirittura la discesa iniziata nel mese di maggio è proseguita  e  peraltro lo ha fatto in modo assai consistente dal punto di vista numerico  e  percentuale anche in Regione Lombardia.    Si deve dare sempre corretta informazione di ciò che sta accadendo,    e  se i numeri non descrivono una situazione di  "emergenza"  ma una situazione di  "miglioramento"  ciò non significa essere considerati  "negazionisti"  oppure persone che irresponsabilmente minimizzano ciò che è accaduto  e  che sta accadendo,    ma significa solamente limitarsi a descrivere la tendenza matematica / statistica che non deriva dalla consultazione dei  "numeri del lotto"  ma dei dati stessi che Regioni  e  Ministeri forniscono  e  pubblicano  "on line"  su siti ufficiali che,   fino a prova contraria,   devono essere considerati attendibili in quanto fonti ufficiali di informazione ai cittadini;    ma la correttezza dell'informazione deve anche precisare che,   se non si verificano ulteriori riduzioni con percentuali  "a due cifre"  superiori al 10%  settimanale,    ciò semplicemente accade perchè le riduzioni che sono avvenute nei mesi di maggio  e  di giugno sono state talmente forti  e  significative da avere quasi  "raso al suolo"  il problema,    passando da numeri importanti  a  poche centinaia di casi di pazienti ricoverati a livello nazionale che non possono rappresentare un problema irrisolvibile in una nazione di oltre 60 milioni di abitanti       

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