domenica 12 luglio 2020

IL REGIME NEL PANICO PER I DATI PROVENIENTI DALLA REGIONE LOMBARDIA / NON SANNO PIU' COSA INVENTARSI PER TENERE IN PIEDI "LO STATO DI EMERGENZA"

I dati della Regione Lombardia sono sorprendenti,   soprattutto quelli delle ultime tre settimane,   perchè fanno crollare miseramente tutta  "la narrazione"  sulla  "emergenza sanitaria Corona Virus"  che al tempo stesso voleva giustificare la proroga dello  "stato di emergenza"  fino al 31 luglio,    "gettando in collo"  la responsabilità alla sciagurata  "gestione lombarda"  della coppia Fontana & Gallera,   continuando a raccontare  "a vita"  la storiella che praticamente la totalità dei dati  (negativi)  nazionali   erano  influenzati in modo decisivo  e  determinante dai dati regionali della Lombardia.    

In Regione Lombardia l'inizio della  "fase 3"  del 3 giugno  (quella della riapertura totale della mobilità interregionale,   dopo le riaperture delle attività produttive del 18 maggio)   ha smentito  e  fatto crollare miseramente tutte le previsioni dei tromboni che compongono comitati tecnici,   "task force"  e  commissioni varie,   un esercito di 400 persone che da sei mesi gode di grande visibilità mediatica  e  che è addirittura in grado di influenzare le decisioni del governo nazionale,    in cui molti di loro  (dopo mesi di interviste su tutti i principali salotti televisivi nazionali  e  su diversi giornali)   non hanno la minima voglia di  "chiudere baracca e burattini"  dichiarando concluso lo  "stato di emergenza nazionale",    perchè sanno benissimo che la fine di questa emergenza sanitaria potrebbe tradursi nella probabile fine di un governo che non è palesemente in grado di gestire la vera catastrofe  (quella economica e sociale)   che sarà pesantissima a partire dal mese di settembre,   quando diverse aziende non saranno più letteralmente in grado di fare fronte alle scadenze fiscali  e  i dati attuali  (nelle principali stime economiche si prevede un tracollo del P.I.L.  italiano del 11 / 12%  e  un rapporto  debito pubblico / P.I.L.  destinato a esplodere oltre il 160%)   saranno dati  "di quasi fallimento economico",    tali da condannare la nostra nazione a un futuro non lontano di  "manovre economiche lacrime e sangue"  per evitare il tracollo e il collasso del bilancio dello Stato.    

Nel momento della riapertura  (fine della settimana dal 1°  al 7 giugno)   in Regione Lombardia erano presenti 19.420 persone  "attualmente positive al virus",    107 pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva  e  2.801 pazienti ricoverati in ospedale con sintomi in reparti diversi dalla terapia intensiva;   il ritmo di crescita medio giornaliero era di 175  "nuovi casi di positività"  con dati che oscillavano in un intervallo compreso tra un valore minimo di 150  "nuovi casi"  e  un valore massimo di poco superiore ai 250  "nuovi casi",    i decessi settimanali erano stati 158,    il rapporto settimanale tra  "nuovi casi di positività"  e  numero dei tamponi processati dai laboratori era del 1,80%,    il numero medio dei tamponi processati dai laboratori era di circa 9.700 tamponi giornalieri.    La Regione Lombardia praticamente tutti i giorni produceva circa i due terzi  (a volte addirittura il 70 / 75%)   dei  "nuovi casi di positività"  che erano riscontrati a livello nazionale,   dove comunque  (in tutta Italia);    si trattava peraltro di una curva matematica / statistica in netta fase discendente rispetto al mese  precedente,   tenuto presente che ancora a metà maggio  (precisamente il 17 maggio,    giorno precedente a quello delle riaperture delle attività produttive  e  della fine delle limitazioni alla libera circolazione su tutto il territorio regionale)   la situazione descriveva 255 pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva,   4.480 pazienti ricoverati in ospedale con sintomi in reparti diversi dalla terapia intensiva,   533 persone decedute durante quella settimana,    un numero medio di  "nuovi casi di positività"  pari a 416 persone giornaliere  (in rapporto percentuale con i tamponi processati dai laboratori il 3,20%)    e   33.561  persone  "attualmente positive al Corona Virus",    in pratica la curva matematica / statistica che rispetto a un mese fa ha registrato un ulteriore calo significativo,   si era già quasi dimezzata nell'arco di tempo compreso tra il 17 maggio  e  il 3 giugno.   

Nel mese di luglio,   dei dati della prima settimana di giugno in Regione Lombardia non è restato nulla più che un pallido ricordo.    Il numero delle persone  "attualmente positive al virus"  è sceso da 19.420 alle attuali 8.004  (con un crollo in termini percentuali del 58,78%  rispetto a un mese fa),   il numero dei pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva è sceso da 107 a 31   (il crollo percentuale è stato del 63,55%),    il numero dei pazienti ricoverati in ospedale con sintomi nei reparti diversi dalla terapia intensiva è sceso da 2.801 a 160 unità  (qui il crollo percentuale è stato addirittura del 94,28%),    il numero dei decessi settimanali delle ultime due settimane è stato rispettivamente pari a 58 e poi a 51 persone decedute  (praticamente meno di un terzo rispetto a quelle della prima e della seconda settimana di giugno),    il numero medio di  "nuovi casi di positività"  è stato di 91 e poi di 90   (con un intervallo di oscillazione compreso tra un valore minimo e un valore massimo di 50 e 150  "nuovi casi"),    il rapporto percentuale tra  "nuovi casi di positività"  e  tamponi processati dai laboratori è stato di poco superiore al 1%   (questa settimana appena conclusa,   per la precisione,   è stato del 1,05%).     I  "report giornalieri"  della Regione Lombardia evidenziano dei dati che,   se non fossero riferiti alla tragedia di una pandemia che nella nostra Regione ha provocato un numero molto vicino alle 20 mila vittime  "ufficiali"   (il dato reale probabilmente è più alto di quello  "ufficiale"),    sarebbero una vera e propria presa in giro nei confronti di coloro che continuano a urlare all'emergenza sanitaria:    nel  "report"  del 11 luglio si fa notare che si registra un aumento di due persone in più nei reparti di terapia intensiva,   ma erano state ricoverate per altri motivi  e  sono state conteggiate nel  "report"  solamente perchè risultate positive al tampone,   e  si fa continuamente presente che almeno un terzo dei  "nuovi casi di positività"  sono in realtà  "persone debolmente positive",    che nel momento in cui sono conteggiate non sono da considerare  "ammalati"  ma  che quando riceveranno il tampone con esito negativo  (probabilmente una o due settimane dopo rispetto alla rilevazione della  "positività debole")   saranno considerati  "guariti"  aumentando notevolmente la percentuale dei guariti sul totale complessivo dei  "casi positivi",    nel  "report"  di questa settimana chi lo legge immagina una Provincia di Bergamo in fiamme  e  in piena emergenza con 186  "nuovi casi di positività"  nella settimana compresa dal 6 al 12 luglio  (in pratica nella Provincia di Bergamo si sono formalmente registrati il 30%  circa del totale dei  "nuovi casi di positività"  dell'intera Regione Lombardia),    poi si legge sull'Eco di Bergamo che per tre giorni consecutivi nella Provincia di Bergamo si sono registrati  "zero decessi"  e  che il reparto di terapia intensiva del  "Papa Giovanni XXIII"  si è completamente svuotato dai pazienti Covid19.    

Emerge nel frattempo il dato  (a dir poco incredibile!!!)   che malgrado la Regione Lombardia ancora oggi conteggia 8.004  persone  "attualmente positive al virus"  su un totale nazionale pari a 13.179  persone  "attualmente positive al virus"  (quindi in termini percentuali il 60,73%  dei  "casi positivi attuali"  sono conteggiati sul territorio della Regione Lombardia),    non solo il numero totale dei  "casi attualmente positivi"  su tutto il territorio nazionale alla data del 12 luglio è inferiore  (e non di poco,   la differenza percentuale è del 32,14%  in poco più di un mese!!!)   al numero totale delle persone  "attualmente positive al virus"  presenti nella sola Regione Lombardia alla data del 7 giugno,     ma che malgrado contribuisce con il 60,73%  dei  "casi nazionali"  la Regione Lombardia è solamente terza in classifica come numero di pazienti totali ricoverati in ospedale   (nella nostra Regione sono ricoverati in totale 191 pazienti,   mentre nella Regione Piemonte sono ricoverati in totale 199 pazienti  e  nella Regione Lazio addirittura 209 pazienti;    un po'  più  "coerente"  ma non troppo il dato della Regione Emilia Romagna con 103 pazienti ricoverati in ospedale),    in pratica si verifica il caso di Regioni che hanno un ottavo  (oppure addirittura un decimo)   dei  "casi attualmente positivi"  rispetto alla Regione Lombardia ma più pazienti attualmente ricoverati in ospedale  e  quindi un dato simile avrebbe bisogno di qualche spiegazione,   perchè è a dir poco sorprendente  (sarebbe la dimostrazione pratica che ormai circa la metà dei  "nuovi casi di positività"  lombardi non producono più nulla se non una  "positività"  che va solamente a incrementare i dati statistici giornalieri,   e  quindi nel medio / lungo periodo di qualche mese a falsare  e  non di poco i dati riepilogativi complessivi,    e  a falsare anche tutte le analisi,   le considerazioni politiche  e  le decisioni che discendono dalla lettura di questi dati  e  che ne sono la diretta conseguenza).      Da due settimane la Regione Lombardia solamente in rari casi supera il 50%  dei  "nuovi casi di positività"  rilevati a livello nazionale nel  "report"  giornaliero,   negli ultimi due giorni addirittura il rapporto percentuale tra i  "nuovi casi"  della Regione Lombardia  e  quello nazionale è stato nettamente inferiore al 40%.     Nel  "report"  delle ultime due settimane in ben quattro Regioni   (Lazio,   Toscana,   Sicilia,  Calabria nella giornata di oggi)   la maggior parte dei  "nuovi casi di positività"  è  "di importazione",    ossia provengono dall'estero  e  quindi crolla miseramente la teoria della  "irresponsabilità"  dei cittadini italiani che non rispettano le regole obbrobriose sul  "distanziamento sociale";    i  "nuovi casi"  della Lombardia  e  dell'Emilia Romagna sono stati concentrati in piccoli e ristretti  "focolai"  individuati  e  prontamente circoscritti dai Sistemi Sanitari di quelle due Regioni,   soprattutto nelle Province di Mantova,   Modena,   Cremona  e  Bologna  e  nei settori dei macelli,   dei salumifici,   dei magazzini della logistica  e  dove si lavora in ambienti chiusi.    Alcune Province lombarde ormai non registrano nulla di più che pochissimi  "nuovi casi"  giornalieri  (si tratta delle Province di Sondrio,   Como,   Lecco,   Lodi,   Varese)   ed è sempre più evidente che gran parte dei  "nuovi casi di positività"  della Provincia di Bergamo non sono niente altro che  "vecchi casi"  oppure  "casi di positività debole"  che emergono in seguito alle attività di  "screening territoriale"  svolte in gran parte con i test sierologici;    il calo del numero dei  "nuovi casi di positività"  registrato tra maggio  /  prima metà di giugno  e  il periodo più recente è giustificato solamente in parte dal calo del numero dei tamponi processati dai laboratori  (nel mese di giugno si processavano circa 70 mila tamponi settimanali,   scesi a circa 60 mila nelle prime due settimane del mese di luglio,   ma malgrado ciò il rapporto percentuale tra  "nuovi casi di positività"  e  tamponi processati era del 1,80%  /  2%  nelle prime due settimane di giugno  e  oscilla tra il 1%  e  il 1,20%  nelle prime due settimane del mese di luglio).     A completamento di questi dati  "regionali"  della Lombardia,   da diverse settimane si registra il fatto che in 14 delle 20 Regioni italiane non vi sono più pazienti ricoverati in terapia intensiva,    che il totale dei pazienti ricoverati in terapia intensiva a livello nazionale è di 68 persone  (il totale dei pazienti ricoverati con sintomi in ospedale,   sia nei reparti di terapia intensiva  che  nei reparti diversi dalla terapia intensiva,   è sceso nettamente sotto le mille unità  e  nell'ultimo  "report"  siamo a quota 802,    quindi la Regione Lombardia esprime  "solamente"  il 23,81%   rispetto al totale nazionale):    siamo abbondantemente sotto ogni livello di allarme,   in quanto la percentuale delle persone  "attualmente positive al virus"  che necessitano di ricovero ospedaliero è del 6,04%   (in Regione Lombardia questa percentuale è nettamente inferiore alla media nazionale,   siamo infatti al 2,39%).      Da almeno cinque settimane del resto il  "report settimanale di monitoraggio"  sulla  "fase due"  e  sulla  "fase tre"  scrive una frase in cui specifica che non si registrano casi significativi  e  nemmeno indizi di sovraccarico dei servizi ospedalieri sia a livello regionale che a livello nazionale,   e  che  "il livello di resilienza"  delle strutture è discreto  e  non certo da condizione  "di emergenza".      

 In pratica dopo le riaperture,   quando il  "lockdown totale"  era ormai solamente un lontano ricordo,   in poco meno di due mesi abbiamo registrato un calo percentuale delle persone  "attualmente positive al virus"  del 76,15%   rispetto al 17 maggio,    un calo percentuale dei pazienti ricoverati in terapia intensiva del 87,84%  rispetto al 17 maggio,    un calo percentuale dei pazienti ricoverati in ospedale con sintomi nei reparti diversi dalla terapia intensiva del 96,48%,   un calo del numero dei decessi settimanali del 90%  circa tra le ultime due settimane  e  il dato della settimana del 17 maggio,    un calo percentuale  (sia in termini di numero medio giornaliero  che  di rapporto percentuale tra numero di  "nuovi casi di positività"  e  numero dei tamponi processati dai laboratori)   di circa il 70 / 75%   rispetto alla settimana del 17 maggio,     mentre nessuno di questi indicatori è superiore al 1%  rispetto al  "picco massimo"  raggiunto tra fine marzo  e  inizio aprile,     nel momento più grave dell'epidemia in Regione Lombardia.    E'  bene che i lettori di questo blog siano informati che,   avendo come base questi dati matematici  e  statistici  che  non sono quelli dei  "negazionisti"   ma quelli giornalmente pubblicati sui  "report"  regionali della Lombardia  e  sul  "report"  riepilogativo a livello nazionale,    il governo nazionale sta per prendere una decisione politicamente gravissima come quella di prorogare ufficialmente lo  "stato di emergenza sanitaria"  su tutto il territorio nazionale fino al 31 dicembre,   una misura che gli consente di limitare anche in modo pesante molti diritti  e  libertà individuali costituzionalmente garantite,   tutto ciò mentre in altre nazioni dell'Unione Europea  (ad esempio in Francia,   ma anche nella stessa Ungheria)   lo  "stato di emergenza"  non è stato prorogato,    e  questa volta  (a differenza del 31 gennaio)   diversi esperti hanno espresso e manifestato grandi perplessità in merito a questa decisione

Nessun commento:

Posta un commento