sabato 18 luglio 2020

L'ESTATE DELLA LOMBARDIA HA UCCISO IL VIRUS

Da inizio luglio,   un andamento oscillante dell'epidemia in Italia con individuazione continua di  "cluster e micro focolai"  sembra avere un paradossale  "punto fermo e fisso",    ossia l'andamento della curva statistica della Regione Lombardia che continua a precipitare  (verso il basso).    Anche questa settimana prosegue il crollo verticale di tutti gli indicatori:   i dati del 28 giugno  (che erano la fotografia di un crollo superiore al 50%  di tutti gli rispetto ai dati di metà maggio)  sono ormai un ricordo lontano.    Le persone  "attualmente positive al virus"  dal 28 giugno al 18 luglio sono scese da 10.947  a  7.255  (la diminuzione percentuale è del 33,72%),    il numero dei pazienti ricoverati in ospedale con sintomi nei reparti diversi dalla terapia intensiva dal 28 giugno a oggi sono scese da 323 a 149  (la diminuzione percentuale è del 53,86%),    il numero dei pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva dal 28 giugno a oggi sono scesi da 43 a 22   (la diminuzione percentuale è del 44,19%),    il numero dei decessi settimanali nelle ultime tre settimane è stato rispettivamente di 58 persone,  51 persone  e  nella settimana attuale siamo a 40 persone,   il numero dei  "nuovi casi di positività"  da nove giorni consecutivi non raggiunge  "quota 100"  e  ha iniziato a oscillare in un intervallo i cui limiti minimo e massimo sono 50 e 100  "nuovi casi"   (nella settimana che si era conclusa il 28 giugno i limiti dell'intervallo di oscillazione erano 75 e 175  "nuovi casi"),    il rapporto percentuale settimanale tra "nuovi casi di positività"  e  numero di tamponi processati dai laboratori per la prima volta dopo il 4 maggio scende sotto la soglia del 1%  e  si attesta precisamente a 0,78%.   Rispetto a dati ufficiali che erano già  "in ribasso costante"  da un mese  e  mezzo anche con diminuzioni percentuali molto superiori al 50%,    nelle ultime tre settimane si è registrato un ulteriore calo di tutti gli indicatori principali con percentuali che superano nettamente il 30%  e  in alcuni casi anche il 50%.    L'incidenza percentuale dei  "nuovi casi di positività"  della Regione Lombardia in rapporto al numero di  "nuovi casi di positività"  a livello nazionale è nettamente diminuita nel mese di luglio:    quel rapporto che nei mesi precedenti superava sempre il 50%  e  in diverse singole rilevazioni giornaliere addirittura il 70 / 75%,    adesso non arriva quasi mai al 50%  e  in diverse rilevazioni giornaliere è nettamente inferiore anche al 40%;   ciò significa che la situazione è migliorata in Regione Lombardia  (e al tempo stesso è peggiorata in altre Regioni in cui l'epidemia sembrava definitivamente debellata  e  ormai inesistente).      Inoltre,   come valore assoluto espresso dal numero delle persone ricoverate in ospedale,   la Regione Lombardia non è al primo posto a livello nazionale:   i suoi 171 pazienti ricoverati in ospedale sono inferiori al dato complessivo della Regione Lazio,   che raggiunge i 183 pazienti ricoverati in ospedale. 

Nella Provincia che a livello meramente formale è quella con il maggior numero giornaliero di  "nuovi casi di positività"  sia a livello regionale che a livello nazionale  (la Provincia di Bergamo)  da diversi giorni non c'è più nulla,   se non qualche  "frammento di virus di debole positività"  che serve solo a correggere i dati statistici del passato  e  del presente.     Non si registrano da circa un mese nuovi ricoveri nell'ospedale  "Papa Giovanni XXIII"  dovuti a sintomi importanti di  "Covid19",    i pochissimi decessi ufficiali riguardano persone che purtroppo si sono ammalate due o tre mesi fa  e  non sono riuscite a guarire,    e  peraltro questo  "non aumento reale"  che è costituito da incrementi   "meramente formali"  nel numero dei  "casi di positività"  tra una o due settimane,   alla prova del tampone che diventerà  "negativa",   contribuirà a fare scendere sotto quota 7.000  (e magari anche sotto quota 6.000)  il numero delle persone  "attualmente positive al virus"  prima della fine del mese di luglio;   non è nemmeno impossibile ipotizzare che prima della fine del mese di luglio,   se si continuerà con l'attuale andamento,   anche lo stesso numero dei pazienti ricoverati in ospedale potrebbe scendere addirittura sotto  "quota 100"  andando praticamente ad azzerare il problema anche in Regione Lombardia;    il Gufo nella sua analisi settimanale non può non rilevare il fatto che malgrado sono contabilizzati in media poco meno di 100  "nuovi casi di positività"  ogni giorno,      il numero delle persone  "attualmente positive al virus"  da circa un mese continua ad avere diminuzioni settimanali vicine alle 1.000 unità.     

Qualcuno continua a sostenere che il virus è rimasto sempre lo stesso  e  che l'aumento delle temperature è elemento determinante per provocare un crollo di tutti gli indicatori,    ma ormai gufi disfattisti  e  menagrami qui in Lombardia  e  anche nella Provincia di Bergamo possono continuare a pontificare  e  a pronunciare la parola  "emergenza"  incoscienti  e  incuranti di una realtà che almeno nella nostra Regione indica un andamento che  (malgrado la ripresa della  "movida dei giovani",    gli assembramenti,   le manifestazioni di piazza,   l'incremento del traffico stradale,   la ripresa delle attività lavorative  e  la riapertura di diverse attività ricreative  e  sportive)   che non è nemmeno  "un lontano parente"  rispetto alla situazione che esisteva fino a metà maggio.     L'estate della Lombardia costringe il popolo a vivere all'aria aperta  e  ai raggi del sole,     e  ha ucciso il virus che per ora è  "rimandato a dopo le ferie estive",    e  malgrado intorno alla Lombardia il mondo è letteralmente in fiamme  (sono in crisi drammatica  e  ancora in piena emergenza nazioni come gli Stati Uniti d'America,   il Brasile,   il Perù,   l'India,   la Repubblica Sudafricana,   l'Iran,   la Spagna nella Regione Autonoma della Catalogna,   e  praticamente l'intero continente dell'America Latina),    per un evento incredibile  e  forse miracoloso la nostra Regione questa volta è fuori dalle fiamme dell'inferno,   protetta dal clima estivo  e  dalla  "storica"  tradizione lombarda secondo cui è più facile gestire un mondo in perenne movimento  che  un  "lockdown"  rigido  e  immobile  
     

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